Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
I recenti scontri nelle periferie francesi hanno riportato all'attenzione dei media televisivi italiani anche il caso di quella che è considerata la periferia degradata per eccellenza, cioè Scampia a Napoli. Proprio dal caso di Scampia possono risultare però dei dati curiosi, che inducono ad una riflessione.
Qualche settimana fa il quartiere napoletano del Vomero è stato tappezzato da manifesti dei consiglieri circoscrizionali di Alleanza Nazionale. In questi manifesti si "denunciava" il pericolo delle bande di teppisti provenienti da Scampia tramite la metropolitana collinare, e si concludeva invocando l'istituzione di una sorta di blocco, per impedire agli abitanti di Scampia. l'accesso al Vomero.
Pochi giorni dopo la "profezia" dei consiglieri circoscrizionali di Alleanza Nazionale si avverava puntualmente: una banda di teppisti provenienti dalla periferia invadeva effettivamente il Quartiere Vomero, terrorizzandolo per alcune ore.
Nei giorni successivi altri manifesti di Alleanza Nazionale tappezzavano nuovamente il Vomero. Stavolta i consiglieri circoscrizionali di AN non solo rivendicavano di aver previsto tutto quello che sarebbe accaduto, ma si lamentavano anche per le accuse di "razzismo" che la loro denuncia gli era costata.
Questi fatti sono stati riportati dalla stampa, ma nessun giornalista ha pensato di rivolgere la più ovvia delle domande. Come mai una banda di teppisti ha potuto imperversare per una linea di metropolitana e per un quartiere, senza mai incontrare una pattuglia di polizia?
Il punto è che la profezia dei consiglieri circoscrizionali di Alleanza nazionale sa molto di profezia che si autodetermina, quindi, più che di profezia, qui si tratta di provocazione.
Chi poteva mai dare ai teppisti la certezza di non incontrare poliziotti?
La risposta è ovvia. Soltanto la polizia poteva dargli questa certezza.
C'è di più. Alleanza nazionale è il partito della polizia e delle polizie. Non si tratta soltanto di una identificazione ideologica, ma di una identificazione fisica e parentale. Poliziotti ed esponenti di Alleanza Nazionale provengono dagli stessi gruppi familiari, e si sa che nelle famiglie le informazioni e le "dritte" possono circolare più facilmente.
Da parte della sinistra di opposizione, i commenti sui fatti francesi si sono appuntati sulla funzione di repressione svolta dalla polizia, dimenticando il fondamentale ruolo di provocazione che la polizia svolge. È un tema che ai marxisti non dovrebbe essere estraneo, che dato che persino Marx, ne "Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte", ha trattato di questo intreccio tra repressione e provocazione nell'azione poliziesca.
I nostri poliziotti possono sentirsi legittimamente orgogliosi per le sperimentazioni di provocazione che hanno svolto. Le rivolte di quartiere di Scampia, anche se in scala molto ridotta, hanno infatti preceduto di un anno le rivolte delle periferie francesi, come la stampa, a suo tempo, ha ampiamente narrato.
Oggi che la consueta megalomania delle realizzazioni francesi, ha occupato totalmente l'attenzione dei media, non sarebbe però giusto dimenticare il ruolo creativo svolto dai poliziotti nostri connazionali.
Comidad, Napoli 17 novembre 2005
La guerriglia che agita in questi giorni le periferie urbane francesi ha un interessante precedente che, sinora, nessuno ha richiamato alla memoria. Nel 1986 vi fu in Francia un esteso movimento studentesco contro la riforma universitaria proposta dal governo. Durante una grande manifestazione studentesca vi furono anche furiosi scontri, soprattutto nel Quartiere Latino di sessantottina memoria. Pochi giorni dopo, però, ecco la sorpresa: riprese televisive mostrarono gli autori degli scontri, individuati come poliziotti camuffati, mentre uscivano nientemeno che dal Municipio di Parigi, dove avevano la loro base. Lo scandalo coinvolse direttamente Chirac, che era stato sindaco di Parigi sino a poco prima e che allora si trovava in coabitazione conflittuale, da primo ministro, con il presidente della repubblica Mitterrand. Lo scontro istituzionale fra Chirac e Mitterrand aveva consentito, per qualche momento, alla verità di uscire fuori.
È possibile che anche oggi Chirac applichi agli immigrati le stesse tecniche di provocazione poliziesca?
Non solo è possibile, ma è addirittura probabile, poiché l'emergenza costituisce un essenziale fattore di legittimazione per il potere politico. In questo caso risulta anche evidente che il vero obiettivo di questa operazione di provocazione poliziesca e mediatica non è di tipo interno, ma europeo. Non a caso Romano Prodi ha immediatamente paventato (o auspicato?) la possibilità di rivolte analoghe anche in Italia. Ovviamente il futuro governo di centrosinistra si sta già candidando a gestire con "fermezza" l'emergenza sociale, come ha già dimostrato il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati.
Non molto tempo fa anche il primo ministro spagnolo, il socialista Zapatero, ha fatto sparare sugli immigrati, impugnando anche lui la bandiera dell'ordine pubblico come pretesto per liquidare lo Stato di Diritto e la convivenza civile.
Altri piccoli dettagli completano il quadro, come, ad esempio, i finti pacchi bomba indirizzati qualche giorno fa a Cofferati e l'anno scorso a Prodi. Si sa che ogni pacco bomba costituisce una pubblica onorificenza per chi lo riceve. Anche in questo caso la memoria dei mass media è corta, infatti è già stato dimenticato l'episodio del carabiniere saltato in aria nella sua caserma mentre confezionava una bomba.
Il modello europeo si presenta quindi parzialmente diverso da quello americano: non è il finto il terrorismo esterno a legittimare l'abuso istituzionalizzato, ma è una finta guerriglia sociale interna.
Da parte della sinistra di opposizione non vi è la capacità di demistificare tutto questo, poiché si rimane vittima del consueto sofisma: dato che il disagio delle periferie è autentico, allora saranno autentiche anche le rivolte che si richiamano a questo disagio. Lo stesso falso ragionamento lo si fa con il terrorismo sedicente islamico: visto che gli islamici sono realmente scontenti del modello occidentale, allora non c'è dubbio che siano tutti potenziali kamikaze.
Il nesso consequenziale tra disagio e rivolta è assolutamente inconsistente, poiché tale nesso salta del tutto un passaggio essenziale dell'equazione, cioè l'organizzazione. Anche la spontaneità e l'imitazione necessitano di un contesto organizzativo.
Quando si ignora questo problema, allora si lascia il campo all'organizzazione del dominio ed alle sue mistificazioni.
Comidad, Napoli 9 novembre 2005
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