"
"Per la propaganda del Dominio, nulla può giustificare il terrorismo; in compenso la lotta al terrorismo può giustificare tutto."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 06/06/2024 @ 00:05:32, in Commentario 2024, linkato 7290 volte)
Purtroppo noi italiani ci facciamo sempre riconoscere. Tutte le altre democrazie occidentali vibrano di ardori guerrieri, concedono a Kiev di usare le armi atlantiche per colpire il suolo russo, parlano persino di inviare truppe sul terreno; qui da noi invece la Meloni invita alla prudenza, Tajani dice che non siamo in guerra con la Russia, Salvini canta “Blowin’ in the wind” e si mette addirittura a insultare Macron e Stoltenberg. Insomma, una sguaiata esibizione della propria strizza, e giustamente il professor Parsi se ne indigna sulle colonne del “Foglio”. Comunque Parsi non deve disperare: dopo le elezioni europee, una volta passato il rischio di regalare voti alle opposizioni, vedrà che i leader del governo di destra torneranno alla piena disciplina atlantica; anche perché nelle cose importanti il governo conta poco ed il Consiglio Supremo di Difesa è presieduto da Mattarella, al quale Crosetto deve rispondere.
A smentire le volgarità di Salvini c’è nientemeno la parola di Putin in persona, che in una conferenza stampa ha dichiarato di aver incontrato Stoltenberg quando questi era nel governo norvegese, per risolvere con lui questioni inerenti al Mare di Barents; ebbene, a detta di Putin, in quegli incontri Stoltenberg non gli aveva mai dato l’impressione di soffrire di demenza. Se non è un demente Stoltenberg, si potrebbe legittimamente arguire che a dispetto dell'evidenza non lo sia neppure Macron; perciò possiamo dormire sonni tranquilli.
Bisogna quindi smetterla una buona volta con questo malvezzo di mettere in dubbio la sanità mentale dei nostri leader. Anche nei confronti del presidente argentino Javier Milei sono circolate calunnie del genere, tanto che si è arrivati a chiamarlo “el loco”, il pazzo. Fortunatamente il Fondo Monetario Internazionale si è incaricato di rimediare a questa pioggia di sospettosa malevolenza, pubblicando un rapporto molto lusinghiero nei confronti dei risultati dei suoi primi mesi di governo. Il rapporto FMI ha avuto molta risonanza sui media ed ha avallato le ricette economiche liberiste. Ovviamente non potevano mancare i soliti incontentabili “precisini” che hanno osservato che nel rapporto FMI non c’è una sola affermazione circostanziata, che si tratta esclusivamente di generiche sviolinate senza pezze d’appoggio. In particolare risulta fumoso il paragrafo sulla politica fiscale, in cui si cantano lodi, ma non ci si dice mai dove Milei sta prendendo i soldi.

Il liberalismo non è una dottrina che brilla per concretezza; anzi pare un po’ ingenua l’idea di una separazione tra i poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario); il potere infatti se ne frega di tutte le separazioni e distinzioni giuridiche, e tende ad essere trasversale alle istituzioni, al pubblico ed al privato, e persino al legale ed all’illegale. Il conflitto di interessi (ma sarebbe meglio dire l’intreccio di interessi pubblici e privati) è ciò che conferisce incisività, sostanza e vischiosità al potere, dandogli le occasioni per fare cordate d’affari. Negli USA le commistioni e le porte girevoli tra il congresso, le agenzie federali e le multinazionali sono ad un livello irraggiungibile per qualsiasi altro paese; però anche nella nostra umile Italietta ci diamo da fare. A Leonardo ex Finmeccanica si sono succeduti due presidenti provenienti dalla direzione dei servizi segreti; ora invece alla presidenza di Leonardo c’è un ex ambasciatore. Lo Stato è una finzione giuridica ed un’etichetta solenne con cui indicare regimi o sordidi sistemi di potere; ma oggi la statualità non c’è più nemmeno come narrazione, perciò la porta girevole tra carriere pubbliche e private non soltanto non delegittima un funzionario dello Stato, ma addirittura gli conferisce prestigio personale ed un alone di competenza.
A differenza del vaniloquente neoliberalismo attuale, il liberalismo classico di Montesquieu e di Locke riusciva almeno ad esprimere un concetto concreto, e cioè che politica e fisco sono due nomi diversi per la stessa cosa; infatti i parlamenti dovevano servire appunto a questo, a limitare il potere del re di tassare i proprietari.
Nessuno oserebbe tassare le multinazionali, tantomeno Milei, che va a scodinzolare da Zuckerberg e dagli altri potenti; perciò puoi tassare solo i poveri, con lo strumento più rapido e sicuro, quello delle imposte indirette. Milei ha aumentato le tasse sui carburanti, tanto che in pochi mesi il prezzo è più che raddoppiato, siamo già al 115%. Quando i poveri devono comprare benzina o nafta non hanno la possibilità di scaricare su nessuno il maggior costo, perciò alla fine è il prelievo sul reddito dei poveri a reggere il sistema. Il bello è che, in base alla narrativa mediatica, la destra sarebbe anti-tasse mentre la sinistra è pro tasse; ma è tutto giocato sull’equivoco di indicare come “tasse” solo quelle dirette, dimenticandosi dell’IVA e delle accise, cioè le tasse che pagano solo i poveri, visto che sono l’ultimo anello della catena e non possono rivalersi scaricando il costo su altri.
Tutta la fiaba liberista a questo si riduce: spostare il carico fiscale dai ricchi ai poveri tramite le imposte indirette. La stessa cosa che ha fatto la Thatcher in Gran Bretagna, come risulta dalla documentazione reperibile sul sito della Fondazione Thatcher.
Ovviamente la sedicente “sinistra” si presta all’equivoco e partecipa alla pantomima. C’era pure il ministro Padoa Schioppa (lo stesso che voleva rieducarci alla “durezza del vivere”), il quale diceva che le tasse sono bellissime e bisogna pagarle con gioia. Certo, perché si può tagliare all’infinito sulla sanità pubblica, ma ci deve pur essere qualcuno che paga per le armi da inviare in Ucraina. C’è un nucleo arcano e misterico della scienza economica, quel segreto innominabile che viene rivelato solo a pochi iniziati, ed è appunto lo sfruttamento fiscale dei poveri; il che, detto in linguaggio ancora più tecnico e criptico, significa che alla fine ci sono sempre i fessi che pagano. Ed è giusto così, altrimenti i potenti non potrebbero permettersi il lusso della propria demenza.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 13/06/2024 @ 00:10:10, in Commentario 2024, linkato 7151 volte)
Ad una prima e superficiale impressione potrebbe sembrare che il senatore leghista Claudio Borghi abbia ragione a recriminare su certe reazioni ad un suo commento sul discorso di Mattarella in occasione della festa della Repubblica. La comunicazione mediatica conosce solo il lessico, procede per vocaboli slegati ed ignora la sintassi; perciò, al cospetto di un periodo ipotetico, la mente del giornalista vacilla e si aggrappa alla singola parola dal senso più forte. In questo caso la parola era “dimettersi”. Ma non era giusto correre a scandalizzarsi, poiché c’era un “se”, una condizionalità: se fosse vero ciò che ha detto Mattarella sulle elezioni dell’8 e 9 giugno, che secondo lui consacrerebbero la sovranità europea, allora non avrebbe senso tenersi un nostro Presidente della Repubblica.
In realtà, più che irriguardosa o eversiva, l’osservazione di Borghi risulta incongruente; poiché, in base al discorso di Mattarella del 2 giugno, la domanda logica avrebbe dovuto invece riguardare l’utilità delle elezioni, per le quali non si finge nemmeno più che servano a qualcosa; infatti non si capisce per che cosa si vada a votare visto che ha già deciso tutto Mattarella. Insomma, dove sarebbe questa paventata “cessione di sovranità”? Persino sulla guerra in Ucraina, la linea la impone lui: niente “baratti”, perciò alla Russia non rimarrebbe che ritirarsi con la coda tra le gambe di fronte all’incrollabile fermezza della NATO. Probabilmente Mattarella è il primo a sapere che sono soltanto chiacchiere, ma il senso è che i limiti del recinto li stabilisce lui. Del resto è il Presidente della Repubblica a presiedere il Consiglio Supremo di Difesa; un superpotere che neppure le attuali ipotesi riformatrici nel senso del cosiddetto ”premierato” (definite da alcuni un “oltraggio” a Mattarella) si sognano di contestare. Durante la riunione del Consiglio Supremo di Difesa del maggio scorso il ministro Crosetto è rimasto addirittura sopraffatto dallo stress e ricoverato per problemi cardiaci.
Pur nella sua apparente spregiudicatezza, la posizione di Borghi non prende atto che, senza più il contrappeso di partiti di massa, era inevitabile che diventasse monarca un Presidente a capo delle Forze Armate (e quindi dei servizi segreti), che presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, che ha i poteri di nomina dei ministri e di scioglimento delle Camere, che sceglie cinque membri della Consulta, che firma le leggi, eccetera. Persino il Governatore della Banca d’Italia è nominato per decreto del Presidente della Repubblica; sembra solo una formalità ma non lo è affatto. A questo punto fanno ridere quelli che dicono che saremmo una democrazia liberale basata sulla separazione dei poteri. Ancora più ridicola è l’illusione di limitare l'invadenza della magistratura ostacolando i poteri di indagine delle Procure; come se all’occorrenza i dossier già pronti non arrivassero dai servizi segreti. La nostra Costituzione “più bella del mondo” era stata formulata sul presupposto erroneo che i grandi partiti di massa fossero una componente ineliminabile della politica. Negli anni ’70 chi avesse detto che il PCI poteva svanire da un giorno all’altro, sarebbe stato preso per scemo; eppure è accaduto.

Secondo alcuni nel super-presidenzialismo all’italiana il Capo dello Stato non è più il garante della Costituzione, bensì il garante dei “vincoli esterni” derivanti dai Trattati internazionali. Certamente è così, ma è anche vero che il vincolo esterno non nasce per imposizione dall’estero ma per dinamiche interne alle oligarchie italiane; è un’invenzione nostrana in funzione della spremitura delle classi subalterne. Quale sarebbe infatti il potere coercitivo degli altri paesi europei nei nostri confronti? Minacciare di farci il favore di cacciarci dall’euro o dall’UE? In una recente intervista al “Sole-24 ore” l’ex Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha dichiarato che i suoi veri referenti in Italia sono stati i Presidenti della Repubblica, mentre ha sempre scavalcato i Presidenti del Consiglio. Nell’intervista c’è anche un altro dettaglio importante, che riguarda le informazioni sulla situazione interna alla politica italiana che Juncker aveva potuto acquisire tramite i Presidenti della Repubblica. In altri termini, ogni volta che a Bruxelles i nostri governi pretendono di debordare dal proprio ruolo di addetti alle pubbliche relazioni, possono essere ridimensionati grazie a ciò che si viene a sapere su di loro. I nostri media hanno cercato di mettere in ombra le dichiarazioni più gravi di Juncker enfatizzando i suoi aneddoti su Conte, ma comunque si tratta di un gossip che riconferma il fatto che ai nostri Presidenti del Consiglio non si deve alcun riguardo, mentre al Presidente della Repubblica se ne deve di rispetto, eccome.
In un’altra dichiarazione Borghi ha ipotizzato che l’intoccabilità dei Presidenti della Repubblica derivi dalla loro provenienza dal PD. In tal caso sarebbe strano che un partito in grado di conferire la virtù dell’intoccabilità agli altri, poi non riesca a trattenerne un pochino anche per sé, visto che il PD è un partito universalmente disprezzato, deriso e vilipeso, ed è certamente il più ricattabile da parte dei media a causa di questa sua immagine così fragile. Per quanto riguarda invece Mattarella, siamo al culto della personalità ormai conclamato e plateale, dato che non c’è occasione pubblica che non si risolva in una “standing ovation” nei suoi confronti; roba che altrove non potrebbero permettersi neppure Putin o Xi Jinping.
In questo senso l’attuale governo Meloni rappresenta la fase più matura e compiuta della fintocrazia, in quanto la “premier” non solo finge di governare, ma esplicitamente fa intrattenimento, proponendo se stessa come personaggio di una fiction o di un reality show: una Cenerentola popolana che ha scalato l’alta società ed è ascesa ai fasti della reggia, a dispetto dell’invidiosa sorellastra Elly Schlein. Non si fa più appello ad aspettative sociali o economiche dell’elettorato; bensì ad un meccanismo psicologico analogo a quello del tifo sportivo, del following o delle “soap opera”. Si parla tanto dell’astensionismo oppure del voto controllato illegalmente; ma c’è anche un nucleo irriducibile di elettori a cui votare piace moltissimo, così come non riesce a fare a meno dello psicodramma della sfida tra destra e sinistra, e della partecipazione al talk-show collettivo che consiste nel giustificare il malgoverno dei propri amici con l’alibi del precedente malgoverno dei propri nemici. All’atto pratico però i due schieramenti, pur divisi dall’astio reciproco, si somigliano. Il revisionismo costituzionale della Meloni ha infatti la stessa “fissa” dei suoi predecessori, fin dai tempi di Craxi, cioè assicurare la decisionalità e la durata dei governi contro le imboscate parlamentari; mentre invece il vero potere di interdizione e ricatto ce l’ha quella “melma” che risulta dall’intreccio degli apparati del cosiddetto "Stato" con gli interessi privati.
La fiaba però funziona meglio se si racconta che le buone intenzioni della Meloni sono sabotate dalle perfide opposizioni parlamentari. In una recente dichiarazione ad “Open”, Bruno Vespa ha respinto l’accusa di essere il consulente d’immagine della Meloni, ha professato umiltà e distanza dai giri del potere, infatti parlava a tu per tu con Andreotti. Ha anche smentito di essere figlio di Mussolini; ed in effetti, al confronto di Vespa, il Duce era un povero dilettante. Poi il conduttore di “Porta a Porta” si è atteggiato anche lui a vittima della “sinistra”, che gli ha tarpato le ali al punto da concedergli soltanto sessant’anni di costante onnipresenza sugli schermi televisivi. In effetti c’è di vero che il rapporto con la Meloni non è di “consulenza”, bensì di vera e propria costruzione e accreditamento del personaggio; insomma il creatore e la creatura. Le vere gerarchie sono quindi capovolte, poiché è la precaria Meloni a dipendere da quell’autentico oligarca che è Vespa.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (43)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


02/11/2024 @ 10:22:16
script eseguito in 46 ms