"
""Napoli" è una di quelle parole chiave della comunicazione, in grado di attivare nel pubblico un'attenzione talmente malevola da congedare ogni senso critico, per cui tutto risulta credibile."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 10/02/2022 @ 00:01:48, in Commentario 2022, linkato 6536 volte)
Un paio d’anni fa il giornalista Vittorio Feltri dichiarò che i meridionali sono inferiori. Certo, se la razza superiore è rappresentata da Feltri, allora siamo proprio rovinati. Feltri non è neppure contento della rielezione di Mattarella al Colle, dato che adesso deve subire la monarchia di un siciliano per altri sette anni (se saranno solo sette: alla fine di un terzo mandato Mattarella avrebbe appena novantaquattro anni). Il caso di Mattarella dimostra che oligarchie locali, che dominano in aree colonizzate, possono sviluppare tecniche di potere che consentono di rilanciarsi ad alti livelli. Il colonialismo è una strada a due sensi. Si parla tanto di potere dei “competenti”, dimenticando che il potere in se stesso è una competenza, un complesso di tecniche da apprendere ed applicare.
Bisogna ammettere però che la rielezione di Mattarella è stata agevolata da un lombardo come Feltri, cioè il Buffone di Arcore. Con la sua finta candidatura al Quirinale il Buffone ha “addestrato” la pubblica opinione a considerare la riconferma di Mattarella come un argine al caos, come la presenza della figura paterna che può proteggere il popolo dalle pulsioni irrazionali che allignano nel popolo, poiché senza un tutore qualsiasi demagogo potrebbe approfittarsi di noi. Si può però osservare che sia il Buffone, sia chi ci protegge dal Buffone, sono sportelli diversi di una stessa agenzia.
A proposito dello speciale dedicato da “Report” alla figura del Buffone, il suo quotidiano, “Il Giornale”, ha parlato di fango fuori tempo massimo, dato che quella sua candidatura era tramontata da tempo. In realtà non si tratta di ritardo ma, come si dice oggi, di “ottimizzazione”, cioè si è sfruttata la figura del Buffone per veicolare anche altri messaggi. Il compianto Oliviero Beha diceva che il Buffone è il grande alibi della politica e degli affari in Italia, in quanto la sua impresentabilità consente di coprire e offuscare fenomeni altrettanto impresentabili.
A proposito di impresentabili riaccreditati grazie al Buffone, nella puntata di Report si è avuta la faccia tosta di intervistare, come fosse un oracolo, Elsa Fornero (più nota come Cuornero). L’ex ministra del governo Monti ci ha spiegato che il Buffone è un “piacione”, quindi per piacere alle masse si è sempre negato a scelte impopolari, gonfiando il debito pubblico. Sarà stato allora per cercare popolarità che il Buffone nel 2005 ha fondato Equitalia, l’istituzione che per anni è stata la più amata dagli Italiani. Nello stesso 2005 il governo del Buffone impose l’aumento dell’età pensionabile, nel 2003 aveva imposto una durissima legge sulla precarizzazione del lavoro, e nel 2010 l’ultimo suo governo congelò gli stipendi dei lavoratori statali. Dire che il Buffone non abbia avuto a che fare con la cosiddetta austerità, è pura disinformazione.

Si può facilmente accertare che la Fornero, come al suo solito, ha mentito su tutta la linea. Secondo i dati Istat/Banca d’Italia, il debito pubblico nell’anno della caduta del Buffone, il 2011, era al 116% del Pil, mentre alla fine del 2012, dopo oltre un anno di governo del “Salvatore” Mario Monti, era al 123% del PIL, perciò aumentato; e non solo in rapporto al PIL ma anche in assoluto. Si dirà che l’incremento del debito è stato dovuto allo spread, ai maggiori interessi sul debito. Appunto, i mitici mercati non si erano fatti commuovere dai drastici tagli di Monti e, per abbassare i tassi, c’è voluto poi l’intervento della BCE. Comunque, anche quando l’euro non c’era ancora, nel 1993, l’anno dei rigorosissimi governi di Amato e Ciampi, l’anno dell’istituzione della tassa sulla prima casa, il debito pubblico aumentò di oltre dieci punti rispetto all’anno precedente. Il nesso tra le politiche di austerità e la riduzione del debito non ha nessun riscontro nei dati. Si tassa e si taglia per trasferire reddito e ricchezza a favore delle oligarchie, non per ridurre le spese.
Sigfrido Ranucci (reporter eroico anche nel nome) ha quindi preso a calci il Buffone per le sole “colpe” che questi non ha commesso, confermando la tesi manzoniana secondo cui, ignorando i fatti, si riesce a volte a far torto persino ai mascalzoni. Il paradosso è che se il Buffone avesse davvero sulla coscienza quelle “colpe” che gli vengono falsamente attribuite, sarebbe da considerare un po’ meno mascalzone. Ranucci ha “disinformato” però a fin di bene, per educare il suo pubblico “progressista” a desiderare le “scelte impopolari”, spacciate come garanzia di protezione da pericolose avventure.
Tagliare i redditi da lavoro e tassare la piccola proprietà immobiliare sono quindi diventati garanzia di serietà, di buongoverno e di progresso. Dato che di redistribuire il reddito non se ne può più nemmeno parlare, sarà la libertà il nuovo oggetto di una redistribuzione controllata e razionata. Ed ecco allora il Green Pass, cioè la versione all’italiana del credito sociale cinese. Mentre nella retrograda Cina la disciplina sociale viene ancora estorta con la possibilità di accedere ad un maggiore reddito, nella progredita Italia il “premio” consisterebbe nel riavere, dietro condizione, una parte di quelle libertà che prima venivano date per scontate. L’oligarchia italica, la più avara del mondo, ha così trovato la sua dimensione ideale.
Il governo rifiuta un nuovo scostamento di bilancio per ridurre le bollette e, solo dopo molte pressioni, promette un interventicchio a riguardo; quindi migliaia di famiglie e di imprese finiranno sul lastrico. Si torna al rigore finanziario? Sì, ma solo per ciò che riguarda i bisogni della popolazione, mentre ci sono altri settori dove si può essere spendaccioni. Per le spese militari il 2022 annuncia infatti un nuovo record: siamo a 25 miliardi, il massimo storico. Gli oligarchi nostrani affamano la popolazione ma non rinunciano ai loro sogni di grandeur e di status internazionale. Se non hanno pane, che mangino portaerei.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 03/02/2022 @ 00:02:43, in Commentario 2022, linkato 6691 volte)
Poche idee sono più radicate, e più infondate, della rappresentanza politica degli interessi sociali. La Lega è senza dubbio il caso più manifesto di questa infondatezza, dato che nei suoi comportamenti politici si può riscontrare un totale scollamento dagli interessi della sua base elettorale, cioè il ceto medio delle piccole e medie imprese e dei piccoli proprietari fondiari. Un anno fa l’ingresso della Lega nel governo Draghi ha offerto copertura ad una serie di iniziative come l’indebitamento col Recovery Fund, l’istituzione del Green Pass e la revisione delle stime catastali, misure che nel loro complesso comportano una limitazione della libertà economica della piccola impresa ed, in prospettiva, un aumento dei carichi fiscali. Nei giorni scorsi la Lega ha partecipato, con Forza Italia, alla rielezione del presidente Mattarella, cioè proprio di colui che un anno fa aveva impedito col pretesto Covid quelle elezioni anticipate che avrebbero consentito al centro-destra di andare al governo. In effetti l’ingerenza di Mattarella si era esercitata già prima, poiché sarebbe bastato appena ventilare l’ipotesi costituzionale dello scioglimento delle Camere per far sì che la crisi del governo Conte bis rientrasse, dato che la maggioranza dei parlamentari sa che con questa legislatura la sua carriera si chiude.
La merce di scambio per questi altrimenti inspiegabili suicidi elettorali della Lega, era, ed è, la cosiddetta autonomia differenziata, cioè la possibilità per le Regioni di trattenere per sé i proventi del fisco. Per le Regioni che producono la maggior parte del PIL (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna), sarebbe un discreto affare. L’Emilia Romagna è amministrata dal PD, a riprova del fatto che l’obbiettivo dell’autonomia differenziata è trasversale agli schieramenti politico-parlamentari. Agli inizi di gennaio il ministro Gelmini ha rassicurato queste tre Regioni, promettendo una legge-quadro sull’autonomia differenziata.
Per le regioni del Sud non è che cambi molto, dato che il Sud è storicamente e strutturalmente sotto-finanziato, perciò anche i fondi ufficialmente stanziati vengono tenuti congelati. Il punto è che non cambierebbe molto neppure per i contribuenti del Nord, che dall’autonomia differenziata non otterrebbero una diminuzione dei carichi fiscali, ma solo un aumento della disponibilità finanziaria dei loro amministratori. In altri termini, i contribuenti del Nord vedrebbero sacrificati i propri interessi per consentire che le cosche di affari di Fontana, Zaia e Bonaccini possano gestire più soldi. E chi assicura ai contribuenti che quei soldi vengano davvero investiti sul territorio?
In base a questi elementi l’autonomia differenziata sembrerebbe cosa fatta. Sennonché la rielezione di Mattarella ha comportato un’alterazione senza precedenti di un quadro istituzionale pur già ampiamente sovvertito, per cui oggi ci si sta inoltrando in un territorio istituzionale del tutto inesplorato. Chi dice che la rielezione di Mattarella è stata un ripiego, evidentemente non ne considera le conseguenze, e neppure le premesse.

Gli attuali poteri di Mattarella infatti non trovano precedenti nella storia dell’Italia unitaria. Persino durante il fascismo c’era di fatto una diarchia tra il duce ed il re. Oggi il Presidente della Repubblica può scegliersi il governo, ricattare il Parlamento, sciogliere o meno le Camere a piacimento, presiede il Consiglio Superiore della Magistratura ed il Consiglio Superiore di Difesa. Tutto ciò per un settennato, cioè un tempo che non ha riscontro in altri ordinamenti. Non si comprende a questo punto perché Mattarella dovrebbe rispettare i patti che lo hanno condotto alla rielezione, non solo l’accordo sull’autonomia differenziata, ma anche il tacito impegno a non sciogliere anticipatamente le Camere. Si tratta infatti dei patti leonini della favola di Esopo.
Il nostro attuale superpresidente ha saputo allestire nei decenni la sua rete di potere. Quando si è occupato di servizi segreti ha “regalato” agli agenti una legislazione che gli assicurasse l’impunità legale. Nel suo primo settennato ha anche stabilito un precedente sul suo personale “gradimento” politico dei candidati alla carica di ministro, come si è visto nel caso di Paolo Savona. Come a dire che è il Presidente della Repubblica a stabilire la politica del governo.
I giornalisti, che non avevano capito nulla e che si attardavano a celebrare l’ascesa di Draghi al Colle, hanno dovuto in ventiquattro ore aggiustare il tiro delle loro lingue. Paolo Mieli è apparso il più spiazzato e patetico di tutti, eppure il padre era agente della CIA, a riprova che la famigerata agenzia in fatto di “intelligence” ne ha sempre masticato poco. Gli sarebbe bastato riflettere un attimo sulla contraddittorietà del suo “ragionamento”, secondo cui i superpoteri del Colle erano i più consoni alla statura di Draghi. Ma se il Colle ha i superpoteri, perché mai chi quei superpoteri li gestisce già, dovrebbe poi cederli a qualcun altro? Sarà più ovvio che li usi per mantenerseli indefinitamente. Per questo motivo appare poco realistica l’ipotesi che Mattarella stia preparando le condizioni per dimettersi e far subentrare Draghi. Una voce del genere sembra fatta apposta per tenere buono Draghi prima di liquidarlo definitivamente.

La mancata elezione di Draghi ha deluso anche coloro che credono che siano i mitici “Mercati” a comandare in Italia. Certo, l’Italia è una colonia ed il Presidente della Repubblica è il principale agente coloniale, ma l’imperialismo non è affatto una strada a senso unico, per cui le oligarchie locali sanno farsi i propri affari e sanno ritagliarsi i propri sogni di scalata ad un superiore rango internazionale.
Ironia della sorte, i soli che sembrano pronti a protestare per la rielezione di Mattarella sono i seguaci della Sorella d’Italia, che, da bravi nostalgici, dovrebbero essere a favore della dittatura. In realtà anche la Meloni ha partecipato alla pantomima. Dato che è una ragazza sveglia, doveva sapere dell’accordo sull’autonomia differenziata, perciò ha recitato la parte della “tradita dagli alleati” per ereditare i voti della Lega, pur sapendo che quei voti le frutteranno notevoli rimborsi elettorali ma non la possibilità di diventare Presidente del Consiglio.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 04:21:35
script eseguito in 143 ms