Le notizie vecchie sono spesso più istruttive delle nuove. Se si vuole capire il motivo dell’incantesimo che circonda Israele, e di tutte le timidezze e i distinguo con i quali viene affrontato il genocidio a Gaza, allora risulterà utile sapere che in Israele sono presenti quasi tutte le grandi aziende del mondo, non solo per fare accordi di investimento con le industrie e le autorità locali, ma anche per alimentare un giro di “startup”, cioè di nuove aziende che nascono e muoiono in breve tempo con la scusa di seguire l’onda del mercato. Non per niente le effimere startup sono uno degli strumenti preferiti per l’evasione fiscale e il riciclaggio. Quando uno sente le parole evasione fiscale e riciclaggio non sarà difficile associarle a
Stellantis, che infatti ha il suo giro di startup in Israele.
Ma non deve neanche sorprendere che in Israele ci sia
una ex azienda pubblica come l’ENEL. Il fatto che oggi l’ENEL sia una multinazionale non spiega il motivo per cui essa vada ad investire in un paese costantemente in guerra. Un paese in cui chi se lo può permettere, come appunto i tecnici qualificati, coglie l’offerta al volo se si tratta di svignarsela e cambiare aria in cerca di quieto vivere. Ovviamente la comunicazione ufficiale cerca di ridurre il fenomeno al cosiddetto
trauma del 7 ottobre. La realtà è che la labilità demografica di Israele era già evidente da tempo, dato che persino l’attività agricola delle colonie israeliane in Cisgiordania dipende non solo dai
finanziamenti degli evangelici americani, ma anche dal loro lavoro al momento del raccolto.
Oltre al riconoscere l’utilità delle notizie stagionate, un’altra accortezza nell’orientarsi nella comunicazione ufficiale, è quella di considerare che il mentire troppo porta a dire la verità. Per sostenere una menzogna palese si mette a supporto una notizia vera, che risulta però istruttiva in un modo imprevedibile per chi legge. L’urgenza di mentire ha fatto un brutto scherzo anche a Federico Rampini, che l’anno scorso, per avallare la balla sui successi del sistema antiaereo israeliano, diede al lettore una dritta utile, cioè la pioggia di denaro che fu riservata da Ronald Reagan ad Israele nell’ambito del progetto delle “Guerre Stellari”. Rampini si dimenticava di sottolineare che l’attacco iraniano dell’aprile del 2024 era stato annunciato con ore di anticipo, che non era stato preso di mira nessun obbiettivo civile, che a difesa di Israele c’erano schierati intercettori americani, britannici e francesi; e che, nonostante ciò, vari missili iraniani avevano raggiunto ugualmente le basi militari israeliane. Ma in fondo aveva ragione Rampini, cioè la notizia più importante era il
pretestuoso giro di denaro messo in piedi tra Israele e USA dall’amministrazione Reagan in nome del business di una illusoria sicurezza.
Gli Houthi in questo momento sono i soli a fare qualcosa di veramente concreto contro il genocidio perpetrato a Gaza dall’IDF; inoltre i loro lanci di missili su Israele mettono in evidenza la gigantesca frode che è stata confezionata negli anni ’80 sul falso mito di uno scudo antiaereo. Se Israele non fosse Israele, l’aeroporto Ben Gurion sarebbe stato già considerato zona morta per tutte le compagnie aeree del mondo, che invece devono andare avanti a colpi di
sospensioni “temporanee” dei voli, che peraltro durano da mesi.
Secondo dati riportati nell’ottobre del 2024 dalla rivista “Politico”, nell’ultimo decennio ci sono stati con destinazione Israele più di diciassettemila viaggi di parlamentari statunitensi, o membri del loro staff; quindi i viaggi in Israele hanno superato di gran lunga per numero tutti quelli che hanno riguardato l’emisfero occidentale e l’Africa messi insieme. Il fatto che i parlamentari viaggiano a carico di organizzazioni considerate caritatevoli, e che quindi non pagano tasse, per poi essere ospitati in hotel di lusso, spesso insieme alla famiglia, già di per sé configurerebbe il reato di corruzione. In realtà la questione è ancora più sconcertante, dato che questi congressmen viaggiatori non si limitano a fare standing ovation ai discorsi di Netanyahu, ma stanziano decine di miliardi di dollari ogni anno a favore di Israele. Non ci vuole una mente superiore per capire che in questi viaggi i congressmen vanno in Israele a riscuotere la loro parte del bottino al riparo da qualsiasi controllo. Si spiega così l’impunità israeliana, in quanto Israele stesso è una costruzione in funzione dell’impunità delle cleptocrazie. In definitiva
sono proprio i conflitti di interesse, la corruzione e l’illegalità a produrre le gerarchie sociali e internazionali.