"
"La condanna morale della violenza è sempre imposta in modo ambiguo, tale da suggerire che l'immoralità della violenza costituisca una garanzia della sua assoluta necessità pratica."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Articolo
SONO GLI ISRAELIANI A SPIEGARCI COME MANIPOLANO TRUMP
Di comidad (del 17/07/2025 @ 00:04:57, in Commentario 2025, linkato 1518 volte)
Ci sono luoghi comuni che resistono a qualsiasi smentita da parte dell’esperienza. In particolare sopravvive la falsa convinzione che gli Stati regolino la loro politica per mezzo di processi decisionali, che potranno essere trasparenti oppure oscuri a seconda dei casi. Fortunatamente però ogni tanto qualcuno ci viene a raccontare come funzionano veramente le cose. Sul quotidiano “Times of Israel” del 18 maggio scorso un tale Lazar Berman intratteneva i lettori sulla questione della apparente impasse determinatasi per Israele a causa di alcuni comportamenti di Trump, che sembrava intenzionato a privilegiare gli affari multimiliardari con le monarchie del Golfo invece che i desiderata di Netanyahu, che per gli USA rappresenta un costo pesante. L’articolo perveniva però ad una conclusione rassicurante per il lettore sionista; in quanto, al di là dei personali desideri di Trump, alla fine Israele potrebbe far valere ugualmente il suo punto di vista semplicemente tenendo in mano l’iniziativa, ovvero mettendo tutti davanti al fatto compiuto. Come a dire che gli Stati non sono veri soggetti politici, e tutto funziona come in un gruppazzo di adolescenti, nel quale comanda il più bullo e tutti gli altri cercano di salire nella gerarchia facendo a gara a compiacerlo.
L’articolo di Berman infatti si è rivelato fondato e persino preveggente, nel senso che meno di un mese dopo Israele ha potuto far saltare il tavolo negoziale tra USA e Iran procedendo ad un attacco ed ad un tentativo di decapitazione del regime di Teheran. Come previsto dall’autore dell’articolo, Trump non è stato capace di opporsi al fatto compiuto, ed è persino corso a mettere il suo cappello su un’iniziativa che gli veniva spacciata come trionfale. In definitiva, Trump non poteva rischiare di non salire sul carro del vincitore, tantomeno rischiare di trovarsi contro l’AIPAC, che lo ha fatto eleggere; e neppure poteva trovarsi contro i media, che sono controllati dai neoconservatori. In effetti Netanyahu sembra essersi stabilito alla Casa Bianca e probabilmente è Trump a dover dormire sul divano. Secondo l’articolo di Berman, in Israele ci si lamenta del fatto che Netanyahu abbia allestito negli USA un “one man show” senza lasciare un po’ di protagonismo anche ad altri esponenti del regime; quindi Trump rischia addirittura di finire a fare il campeggiatore sui prati della Casa Bianca.
Secondo un articolo su “Le Monde” del 23 giugno scorso, le monarchie del Golfo avrebbero scoperto che il ruolo di destabilizzatore dell’area non è dell’Iran ma di Israele. In realtà l’Arabia Saudita e gli Emirati avevano fatto da tempo questa scoperta dell’acqua calda; il punto semmai è che le petro-monarchie si erano illuse che Trump potesse far valere il suo sogno pornografico di mega-contratti d’affari con loro; invece ha rischiato addirittura la catastrofe commerciale della chiusura dello Stretto di Ormuz pur di compiacere Israele.

I ricchi non sono tali per virtù propria, bensì per l’ingranaggio relazionale di cui fanno parte; ciò spiega come mai Trump sia in grado soltanto di desiderare e non di volere. Del resto, se Trump non fosse così inconsistente non sarebbe stato messo alla presidenza. La stessa istituzione presidenziale non ha più un ruolo preminente nella politica estera statunitense, che viene egemonizzata dal più bullo, secondo lo schema emergenzialista di mettere tutti davanti al fatto compiuto; cioè rilanciare scavalcando ogni volta tutti gli altri col pretesto della minaccia del malvagio di turno. Il potere non funziona legalmente ma per abusi di potere. Il bullo alfa a cui gli altri si conformano è oggi il senatore Lindsey Grahame, che ha preso il posto del deceduto John McCain (quello che arringava le folle a Piazza Maidan durante il colpo di Stato del 2014 a Kiev). Grahame, come già McCaine, fa la sua politica estera; viaggia, incontra capi di Stato e di governo, rilascia dichiarazioni iperboliche e impegni irrealistici a nome degli USA, sia sull’Ucraina, sia su Israele, la cui “sicurezza” è identificata tout court con quella statunitense, per cui il patriottismo americano si misura in base alla fedeltà ad uno Stato straniero. Invece di reagire a queste invasioni di campo, Trump ne viene imbarazzato e costretto continuamente a inseguire.
Non sono quindi gli affari in generale a guidare la politica, ma sono quegli affari compatibili col bullismo e con la prassi dei fatti compiuti. Israele è un business che non crea nuovi commerci e nuovo valore, ma pesa esclusivamente sul denaro pubblico statunitense, che è quello che paga gli appalti per le forniture di armi all’IDF. Se a questo si aggiunge tutto il giro di fondazioni non profit che convogliano denaro esentasse verso Israele, ci si rende conto che attorno al sionismo si è consolidato un giro di evasione fiscale legalizzata e di riciclaggio. I neocon come Grahame non rappresentano un’ideologia; in realtà fanno lobbying militare e finanziario con tanto di imbonimento pubblicitario. Visto che si tratta di armi scadenti e di prodotti finanziari che non creano nuova ricchezza ma solo concentrazione di ricchezza, anche la pubblicità dovrà essere ingannevole.
Si tratta perciò di una cleptocrazia del tutto parassitaria che pesa completamente sui contribuenti, quelli che pagano le armi e gli interessi sul debito pubblico. La nozione di “contribuente” è sempre meno interclassista, tende infatti a identificarsi con i ceti più poveri. Trump ha confermato ed ampliato i tagli fiscali agli “investitori”, cioè ai ricchi, già da lui varati nel 2017; ovviamente ci sono stati anche tagli sulla copertura sanitaria per i più poveri. Il bello è che nel maggio scorso si era diffusa sui media la “notizia” secondo cui Trump aveva in programma di aumentare le tasse per i più ricchi; ma questa tecnica di intossicazione mediatica ormai è consolidata.
Nonostante il fiume di armi e denaro che lo inonda, Israele non può far valere i suoi obbiettivi, poiché questi obbiettivi non sono per niente precisi. Lo stesso articolo di Lazar Berman cita alcune fonti che affermano che per Israele la partita in Siria non è affatto chiusa e che l’attuale regime non durerà, poiché la storia insegna che prima del regime degli Assad in Siria era tutto un susseguirsi di colpi di Stato. Quindi, ai tempi di Assad la minaccia per Israele era la stabilità della Siria; adesso che non c’è più Assad, la minaccia è l'instabilità della Siria. Infatti, dopo la caduta di Assad i bombardamenti israeliani sulla Siria non sono diminuiti bensì aumentati. Un reportage della BBC, sebbene tutto favorevole a Israele, riconosce non solo che dalla caduta di Assad i bombardamenti sono stati centinaia, ma anche che quando Trump chiede a Netanyahu di smettere gli attacchi, questi dice sì e poi ricomincia a bombardare. Come dice il proverbio, se sei un martello per te tutto il mondo sarà un chiodo; se sei un bullo tutto sarà pretesto per aggredire.
Articolo Articolo  Storico Archivio Stampa Stampa

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (51)
Commentario 2025 (29)
Commenti Flash (62)
Documenti (31)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (34)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


17/07/2025 @ 12:17:55
script eseguito in 31 ms