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LA MINACCIA PER LA NATO VIENE DA OVEST
Di comidad (del 14/07/2016 @ 00:35:00, in Commentario 2016, linkato 1888 volte)
La nuova ondata di omicidi commessi dalle polizie locali negli USA e la recente strage di poliziotti a Dallas hanno dato il via alla consueta serie di dotte dissertazioni, tra le quali si è distinta quella di Gianni Riotta a Rainews24. Riotta, da noto esperto (?) di cose americane, ci ha spiegato che la maggior parte dei reati è commessa da persone di colore ed è quindi ovvio che sia di colore anche la maggioranza degli uccisi dalla polizia. Ma il quotidiano britannico “The Guardian” ci fa sapere che negli USA la media dei caduti per mano della polizia è di circa mille all’anno, ed il numero di uccisi nel 2016 è già di circa seicento (cifre da far impallidire il Daesh). La maggioranza degli uccisi è certamente di colore, ma la questione riguarda ogni etnia, e potrebbe anche darsi che l’omicidio di bianchi faccia meno notizia perché i casi non potrebbero essere catalogati e banalizzati nella categoria del tradizionale razzismo americano.
La realtà sotto gli occhi di tutti è che negli USA bande di criminali stanno usando la divisa come copertura e si disputano il territorio con le altre gang. Gli omicidi non servono solo ad eliminare e terrorizzare i concorrenti nei traffici illeciti, ma costituiscono anche un modo per suscitare rivolte in cui far largo impiego dei mezzi militari forniti alle polizie locali dopo l’11 settembre. In tal modo dei territori vengono occupati e controllati da quelle gang che possono avvalersi dell’impunità poliziesca. Dovunque questa impunità si rende inattaccabile (e in Italia non siamo da meno, visto ciò che è accaduto dopo il massacro della Diaz), la polizia tende essa stessa a costituire il maggior problema di ordine pubblico.
Le opposizioni sembrano non porsi il problema di cosa stiano diventando le polizie: sempre meno meri apparati repressivi, sempre più organi di provocazione e di destabilizzazione. In Italia assistiamo da tempo al fenomeno delle “Carabinieri Productions”, cioè video prodotti in funzione della diffusione mediatica, tutti tesi a fomentare l’odio di categoria, con tanto di gag, ovviamente ambientate a Napoli, un palcoscenico dove ogni azzardo dell’immaginazione può essere tranquillamente offerto alla credulità dell’opinione pubblica.

Che il male sia spesso costituito dalla cura, è stato ancora una volta dimostrato dal vertice della NATO di Varsavia concluso qualche giorno fa, nel quale pare si siano scontrate le divergenti visioni della Polonia e dei Paesi Baltici da un parte e quelle dell’Italia e della Francia dall’altra. Polonia e Paesi Baltici sarebbero preoccupati della minaccia russa, forse dimenticando che il colpo di Stato nazista in Ucraina l’aveva organizzato la NATO. Che la Russia si riprendesse la Crimea era nell’ordine delle cose, visto che si tratta di una penisola strategica per il controllo del Mar Nero; ma appare piuttosto improbabile che la stessa Russia sia in grado di affrontare nuovamente i costi proibitivi di un impero nell’Europa dell’Est, nella quale preferisce clienti che paghino il suo gas, piuttosto che sudditi che consumino a sbafo come nella vecchia Unione Sovietica.
Tra l’altro la Storia è più complicata di come ci viene presentata dalla propaganda. Se è vero che i Paesi Baltici furono annessi illegalmente all’Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale, è anche vero che il principale Paese Baltico, cioè la Lituania, era stato aggredito dalla Polonia negli anni dopo la prima guerra mondiale, e che la stessa Polonia in quel periodo combatté anche guerre per dispute di confine con la Cecoslovacchia e l’Ucraina. Il velleitario imperialismo polacco degli anni ‘20 e ‘30 fu uno dei fattori scatenanti della destabilizzazione europea, e non si può escludere che l’attuale protagonismo polacco sia dovuto più a mire espansionistiche delle sue oligarchie che ad effettivi timori circa le intenzioni della Russia.

Per quanto riguarda Italia e Francia, vi è anche nei loro confronti il legittimo sospetto che vi siano interessi coloniali ben precisi nell’enfatizzare la minaccia dell’espansionismo islamico a Sud. L’aggressivo colonialismo francese in Africa costituisce uno di quei dati di fatto su cui i media glissano in continuazione, mentre dal canto suo il governo italiano vorrebbe ristabilire il suo primato economico in Libia, magari con una patente NATO a fare da garanzia nei confronti di altre aggressioni anglo-francesi contro gli interessi dell’ENI. In base a testimonianze raccolte dalla Procura di Siracusa, nell’ENI si starebbe peraltro svolgendo una lotta intestina che avrebbe dovuto coinvolgere anche Renzi. Risulta per ora difficile capire se si tratti di realtà o di depistaggi, ma sta di fatto che dal 2011 l’ENI è in confusione ed il suo ruolo coloniale in Africa è rimasto zoppo.
Un altro dato di fatto è che le milizie islamiche in Libia sono nell’ordine delle poche migliaia di effettivi e che, se non si ristabilisce ancora un controllo da parte del governo centrale, è a causa delle ambiguità occidentali, per cui si lascia che un Paese NATO come la Turchia rifornisca di armi le milizie islamiche, mentre non si è consentito al governo di Tobruk ed al generale Haftar di condurre a termine la liquidazione di quelle milizie, forse nel timore che dietro di loro vi sia l’Egitto. Si parla spesso dell’atteggiamento ambiguo dell’Egitto di Al-Sisi, ma occorre chiedersi se invece l’atteggiamento ambiguo della NATO non rischi di aprire un fronte a Sud proprio con un Egitto sempre più costretto a diventare filo-russo, una circostanza che avrebbe ben altra gravità che la fittizia minaccia delle milizie islamiche .
Nella NATO attuale si scontrano interessi divergenti, ma con un denominatore comune, l’interesse a mantenere la situazione instabile sia ad Est che a Sud. Il vertice di Varsavia ha anche ribadito il patto d’acciaio tra la NATO e l’Unione Europea, la quale costituisce l’arma economica della NATO, cioè il fattore di stagnazione mondiale che frena lo sviluppo dei BRICS e della Russia in particolare. Come a dire che, come sempre, la vera minaccia viene da Ovest, per la stessa NATO; infatti una cosa è fingere che oggi vi sia una minaccia russa, altra cosa è rischiare di esasperare la situazione ad un punto tale da provocare davvero una reazione della Russia.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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