Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, ha dichiarato che nell'ennesima emergenza-rifiuti a Napoli "qualcosa non torna". In compenso è tornato lui, perciò, in piena emergenza, Napoli ha potuto registrare un successo insperato nel campo del riciclaggio dell'immondizia, infatti Bertolaso si è potuto riciclare alla grande sui media come vendicatore e giudice delle magagne altrui. Sembrano infatti lontanissimi i tempi in cui le cronache erano occupate dalle malefatte del cognato di Bertolaso, dato che oggi sui giornali c'è posto solo per il cognato di Gianfranco Fini.
Bertolaso non è neppure il primo rifiuto riciclato grazie all'emergenza-rifiuti a Napoli, poiché c'è da registrare nel 2008 il precedente dell'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, inviato dal governo Prodi a rifarsi una verginità a Napoli come Commissario Straordinario per l'emergenza-rifiuti, appena dopo aver perso completamente la faccia per i suoi trascorsi criminali al G-8 di Genova. Per pura coincidenza, con l'arrivo di De Gennaro a Napoli, cominciarono strani episodi di guerriglia urbana - del tutto casualmente simili a quelli di Genova/G-8 -, grazie ai quali fu possibile delegittimare e criminalizzare qualsiasi protesta da parte dei cittadini. Le provocazioni poliziesche costituiscono ormai un sistema consolidato e rodato, che preclude alla cittadinanza qualsiasi possibilità di espressione.
Dalla gestione dell'emergenza-rifiuti di Napoli, Gianni De Gennaro è balzato addirittura alla carica di direttore del DIS, il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, cioè il Dipartimento della Presidenza del Consiglio che sovrintende a tutti e due i servizi segreti, quello civile e quello militare. Quindi, grazie all'effetto purificante e rigenerante della monnezza napoletana, Gianni De Gennaro è riuscito a diventare il super-capo dei servizi segreti in Italia, e persino una condanna in Appello per i fatti di Genova gli è potuta scivolare addosso senza conseguenze. Guido Bertolaso ha ragione: qualcosa non torna nell'emergenza-rifiuti a Napoli, se può servire da trampolino per così folgoranti carriere nei servizi segreti.
Visto che i bagni nella monnezza napoletana procurano effetti tanto benefici, e persino Berlusconi ci ha riedificato la sua immagine, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha voluto immergervisi anche lui, ed ha dichiarato che le Forze Armate saranno pronte a fare la loro parte nell'emergenza-rifiuti se fosse necessario. Una dichiarazione superflua, dal momento che le discariche di rifiuti della Campania, in base all'articolo 2 comma 5 della Legge 123/2008, sono già sotto tutela militare e segreto militare, poichè la stessa Legge prevede per le discariche campane l'applicazione dell'articolo 682 del Codice Penale, che punisce l'ingresso arbitrario in luoghi in cui l'accesso sia vietato nell'interesse militare dello Stato. Quindi ASL e associazioni ambientaliste sono avvertite di non intromettersi in questioni che non le riguardano. http://www.camera.it/parlam/leggi/08123l.htm
La stessa Legge 123/2008, all'articolo 11 comma 8, scioglieva d'imperio tutti i bacini della raccolta differenziata delle Province di Napoli e Caserta ed imponeva la costituzione di un unico consorzio a cui tutti i Comuni risultavano obbligati a partecipare, pena lo scioglimento della loro amministrazione. Lo scioglimento veniva deciso anche nel caso del mancato raggiungimento di una quota del 25% di riciclaggio. Dall'inizio dell'anno il ministro degli Interni, Roberto Maroni, ha colpito vari Comuni amministrati dal centrosinistra con questo decreto. Per la verità Bertolaso aveva indicato al ministro per il provvedimento di scioglimento anche Comuni amministrati dal centrodestra, come Giugliano e Aversa, ma Maroni - che, secondo Roberto Saviano, sarebbe il miglior ministro degli Interni della storia della Repubblica - si è attenuto a rigidi criteri di selezione politica di parte; cosa che non ha impedito che proseguissero le lodi sperticate verso Maroni, anche da parte di giornali di sedicente opposizione.
Maroni gode sui media di un'immunità dalle critiche davvero invidiabile, e nessuno ritiene di chiedergli mai conto di nulla; neanche gli si è mai contestato lo strano comportamento della scorta di Berlusconi nell'episodio della statuetta del Duomo di Milano, come pure le sue cifre sui sequestri dei beni mafiosi vengono accolte acriticamente e senza riscontri. Le interrogazioni parlamentari che potrebbero incrinare il mito del rigore antimafioso di Maroni, sono poi completamente ignorate dai media.
Di fatto questa ennesima emergenza-rifiuti segna il fallimento degli obiettivi dichiarati della Legge 123/2008, anche se, con tutta probabilità, non devono considerarsi mancati gli obiettivi veri, inconfessati e inconfessabili, di carattere affaristico/criminal/militare. Il bello è che un'altra legge dell'attuale governo, la Legge 26/2010, ha proclamato trionfalmente la fine dell'emergenza-rifiuti in Campania, però contraddittoriamente, all'articolo 5 comma 1, viene riconfermato l'impiego delle Forze Armate e del relativo segreto militare per la tutela dei siti; contestualmente, all'articolo 11 comma 7, si continua ad imporre anche gli altri criteri emergenziali, come la costituzione obbligatoria di società provinciali per la gestione della raccolta e del riciclaggio. Date queste premesse legislative, non può considerarsi un caso se l'emergenza non solo sia continuata, ma si sia anche aggravata. http://www.parlamento.it/parlam/leggi/10026l.htm
Per non aver voluto aderire alla società provinciale, la giunta del Comune di Camigliano, nel Casertano, è stata sciolta a tempo record da Maroni, sebbene lo stesso Comune riciclasse il 70% dei rifiuti e non avesse aumentato la tassa sui rifiuti solidi urbani. Viene ovvio il confronto con il caso del Comune di Fondi, in Provincia di Latina, una vicenda nella quale Maroni ha invece temporeggiato, pur di fronte ad una circostanziata segnalazione per infiltrazione mafiosa da parte del Prefetto, dando modo alla giunta di dimettersi per conto proprio e di ripresentarsi alle elezioni successive. Nell'emergenza-rifiuti in Campania la presenza obliqua di Maroni, sebbene silenziosa e con scarso rilievo mediatico, risulta quindi molto più determinante di quanto non sembri.
Che il feeling tra il governo e le forze di polizia non sia ai suoi massimi storici, è venuto in evidenza per la rapidità con cui il caso del presunto "attentato" al direttore del quotidiano berlusconiano "Libero", Maurizio Belpietro, è stato lasciato sgonfiare. Il ministro degli Interni Maroni, che già discettava trionfalmente di imminente pericolo di nuovi attentati, si è trovato perciò di colpo senza le stampelle per far recitare al governo la parte della vittima del terrorismo. Appena qualche giorno fa anche la "notizia" della presenza di "anarcoinsurrezionalisti" negli incidenti legati alla emergenza-rifiuti in Campania aveva subito la stessa sorte ingloriosa. In questa situazione di perenne emergenza-rifiuti, Maroni ha peggiorato le cose dichiarando che il governo non ha mai lasciato Napoli, ed in effetti, visto ciò che sta accadendo, erano già in molti a sospettare che il governo non se ne fosse mai andato.
Per fortuna in soccorso del governo è arrivato il solito Walter Veltroni, che si è messo a fare prediche razzistiche ai cittadini campani che non dimostrano entusiasmo e senso della comunità allorché gli viene collocata una discarica o un inceneritore sotto casa. Nel frattempo Berlusconi cercava di scaricare tutta la responsabilità dell'emergenza-rifiuti sulle giunte di centrosinistra, ed in particolare, sul sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, colpevole, a suo dire, di non aver attuato la raccolta differenziata.
Lo stesso Berlusconi non ha però spiegato come mai la giunta di un Comune del Casertano, Camigliano, sia stata sciolta d'imperio da Maroni, nonostante lo stesso Comune riciclasse il 70% dei rifiuti. Neppure si è preoccupato di chiarire perché il ministro dell'Economia, Tremonti, abbia fatto mancare ai Comuni i fondi per attuare la raccolta differenziata, una attività che, dopo l'investimento iniziale, diventa persino remunerativa. Berlusconi si è limitato a farci sapere che l'inceneritore di Acerra, secondo lui, funziona. Una visita guidata ad uso della stampa ha fatto sapere che l'inceneritore di Acerra funziona perfettamente, infatti sarebbe attiva solo una linea su tre.
Le associazioni ambientaliste hanno tracciato un quadro della situazione che risulta molto attendibile. Per alimentare un inceneritore, occorre che la raccolta differenziata si collochi ad una quota inferiore al 40% dei rifiuti. Quindi la raccolta differenziata, non appena funzioni anche a medio regime, toglie spazio agli inceneritori.
Manco a farlo apposta, la legge sull'emergenza rifiuti in Campania, la 123/2008, prevedeva una soglia minima di raccolta differenziata di solo il 25%, tale da giustificare l'insediamento di nuovi inceneritori. In base alla stessa legge, il provvedimento di scioglimento della giunta comunale avrebbe dovuto colpire i Comuni che si tenessero al di sotto della soglia del 25% di raccolta differenziata, invece è andato a colpire un Comune che l'aveva largamente superata. Insomma, il governo ha boicottato la raccolta differenziata per favorire gli inceneritori.
Acerra "ospita" infatti il più grande inceneritore d'Europa che, da solo, se funzionasse, supererebbe la portata dei tre inceneritori di Vienna. Nel business-inceneritori è coinvolta anche la multinazionale Impregilo, una delle predilette del Presidente del Consiglio in carica, tanto è vero che la troviamo in primo piano sia nella "ricostruzione" in Abruzzo, sia nella società per il Ponte sullo Stretto di Messina. Solo per l'inceneritore di Acerra la Impregilo ha incassato poco tempo fa trecentoquaranta milioni di euro, ed esclusivamente per attuare una valutazione di agibilità.
Tutto verissimo, ma rimane il problema del permanente disfunzionamento di Acerra, che la sortita di Berlusconi ha finito ulteriormente per mettere in evidenza. Il fatto è che lo sfruttamento coloniale non si attua in modo quieto e lineare, dato che i business criminali si intrecciano, si accavallano, ed a volte si ingolfano.
Sia la Legge sull'emergenza-rifiuti in Campania, la 123/2008, che la Legge sulla fine della stessa emergenza, la 26/2010, considerano i siti di raccolta dei rifiuti come "aree di interesse strategico nazionale", quindi sotto la fattispecie del segreto militare previsto dall'articolo 682 del Codice Penale. Con la Legge 26/2010, della presunta fine dell'emergenza campana, si assiste perciò al paradosso costituzionale di una singola Regione posta sotto una legislazione speciale senza neppure più disturbarsi ad invocare il pretesto di un'emergenza.
Il Decreto del Presidente del Consiglio 8 aprile 2008 - ultimo atto del governo Prodi - collocava gli inceneritori addirittura sotto segreto di Stato, cioè dell'articolo 261 del Codice Penale, in quanto considerati impianti di produzione di energia. Tutti questi segreti stanno a indicarci che ormai in Campania la monnezza è l'ultimo dei problemi, e che la questione riguarda rifiuti tossici di origine militare, a cui, per somma di business, si aggiungono probabilmente rifiuti tossici di origine industriale.
La domanda, ovvia, è: perché si è andati a costruire il più grande inceneritore d'Europa proprio nell'area in cui la concentrazione di rifiuti tossici interrati "abusivamente" aveva già determinato la più alta mortalità per cancro d'Italia?
I dati sulla concentrazione di rifiuti tossici nel triangolo Acerra-Nola-Marigliano, e sulla relativa mortalità per cancro, non sono di qualche estremistica organizzazione ambientalistica, ma di una ricerca del CNR pubblicata nel 2004 dalla più prestigiosa rivista scientifica del mondo, la britannica "Lancet" (vedi i link in appendice). Il ricercatore del CNR ha sicuramente fatto riferimento anche ad altre indagini compiute da ASL e dall'Istituto dei Tumori "Pascale", ma nel 2004 si poteva ancora accertare la tossicità delle discariche con ricerche da parte di più soggetti, mentre oggi la presenza dell'inceneritore ha comportato che l'area sia diventata di interesse strategico nazionale, e quindi sottoposta al segreto militare. Inoltre tutto ciò che riguarda il sito ed il funzionamento dell'inceneritore è finito sotto il segreto di Stato (il che attribuisce molta credibilità ai dati forniti nella visita guidata ad uso dei giornalisti).
Le esagerate dimensioni dell'impianto di Acerra sono probabilmente la causa del suo permanente disfunzionamento; ma è ovvio che solo tali dimensioni potevano consentire di coprire con il segreto tutta l'area interessata da anni allo smaltimento di rifiuti tossici. E il disfunzionamento consente anche di giustificare l'apertura di altre discariche, sempre sotto il relativo segreto militare e di Stato.
Finché per queste cose si chiama in causa la camorra o la "ecomafia", allora va bene, se ne può parlare tranquillamente perché il tutto si riduce a degenerazione razziale dei Campani; ma se il Decreto 8 aprile 2008 per gli inceneritori chiama in causa i servizi segreti, allora è meglio sorvolare, altrimenti bisognerebbe spiegare come mai l'attuale direttore del DIS, il supercomitato di controllo dei servizi segreti, Gianni De Gennaro, sia stato inviato a Napoli dal governo Prodi come Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti all'inizio del 2008.
L'attuale governo finge anche di voler costruire delle centrali nucleari, ma probabilmente solo per allestire dei siti in cui collocare scorie radioattive. Sarebbe utile se qualche ASL andasse a verificare se risultano emissioni radioattive persino nel sito dell'inceneritore di Acerra; ma chi lo facesse rischierebbe, in base all'attuale legislazione, una pena "minima" di cinque anni di carcere.
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:6o-5TYwxP-AJ:www.repubblica.it/2004/h/sezioni/cronaca/acerra/lancet/lancet.html+acerra+rifiuti+tossici&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it
http://www.allarmerifiutitossici.org/rifiutitossici/docs/29.pdf
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