"
"Il Congresso nega nel principio il diritto legislativo" "In nessun caso la maggioranza di qualsiasi Congresso potrà imporre le sue decisioni alla minoranza"

Congresso Antiautoritario Internazionale di Saint Imier, 1872
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 07/05/2009 @ 00:30:43, in Commentario 2009, linkato 1773 volte)
L’acquisizione della Chrysler da parte della FIAT è stata celebrata con toni trionfali non solo dalla stampa di proprietà della stessa FIAT, ma da tutti i media italiani, compreso il quotidiano “il Manifesto”.
Tutti avvolti nel tricolore, i politici e i giornalisti hanno ammirato estatici e plaudenti l’incredibile miracolo: la FIAT ancora cinque mesi fa sembrava un paziente in coma, mantenuto in vita solo dalla macchina dei sussidi statali, ed ora invece il comatoso non solo risorge, ma va persino a conquistare l’America.
Il miracolo è davvero incredibile, e infatti non è mai avvenuto. Il paziente si è alzato, ma non si è strappato le flebo di denaro pubblico che lo tengono in vita, anzi deve i suoi passi proprio a quelle continue trasfusioni.
La FIAT è la stessa di cinque mesi fa, di trenta anni fa, di un secolo fa, cioè mantenuta in vita dai finanziamenti statali. Con questi cento anni di finanziamenti statali alla FIAT, non solo la FIAT avrebbe potuto essere nazionalizzata un centinaio di volte, ma addirittura altre cento FIAT avrebbero potuto essere create, ovviamente se il denaro pubblico non fosse stato oggetto di sistematica privatizzazione.
L’Amministratore delegato della FIAT, Sergio Marchionne, sbarca in America grazie ai soldi del contribuente italiano, e lascia in America i soldi del contribuente italiano: questo è il dettaglio concreto che la disinformazione ufficiale si è lasciata sfuggire. Del resto, questo sbarco per Marchionne è un po’ un ritorno a casa, dato che è mezzo canadese e, con tutta probabilità, anche agente della CIA.
Da parte dell’opinione pubblica, qualche accenno preoccupato non è mancato. Ma non sarà un modo per gli Stati Uniti di mettere loro un piede in Italia? E il know-how della FIAT non rischia di passare all’industria USA?
In realtà gli Stati Uniti non solo già hanno un piede in Italia, ma addirittura ne hanno centoquattordici, cioè le centoquattordici basi americane e NATO disseminate sul territorio italiano. Circa la metà di queste basi sono centri affaristico-criminali delle Corporation USA, e luoghi in cui merci di tutto il mondo affluiscono per essere smistate senza controlli e dazi doganali, quindi in barba al fisco italiano.
L’altra metà sono dei “semplici” centri di ascolto, con antenne radar ed ogni altro mezzo di intercettazione, ad onta di ogni patetica legge contro le intercettazioni. In Italia non c’è comunicazione che non venga intercettata attraverso le basi americane e NATO, perciò in Italia lo spionaggio industriale a vantaggio delle multinazionali statunitensi già avviene sistematicamente e in modo capillare.
È evidente perciò che l’interesse statunitense non è per la FIAT in quanto tale, ma per il collettore di denaro pubblico che essa rappresenta; ed è grave che giornali come “il Manifesto” o “Liberazione” non siano andati immediatamente e direttamente al sodo, ponendo la domanda più urgente: che fine faranno ora i finanziamenti statali alla FIAT? Non è pertinente l’osservazione secondo cui la spesa pubblica italiana è poca cosa se comparata ai bilanci palesi e occulti delle multinazionali statunitensi, poiché il colonialismo è fondato proprio sui piccoli furti che finanziano quelli grandi; allo stesso modo in cui scippando la pensione sociale alle vecchiette è possibile reperire i fondi necessari ad allestire le grandi rapine. Si tratta di un paragone e non di una metafora, poiché effettivamente gran parte del business che ha dato vita all’esplosione del fenomeno delle agenzie finanziarie, si fonda appunto sui prestiti garantiti dal prelievo automatico sulle pensioni.
Alla fine degli anni ‘70, attraverso la Legge sulla Riconversione industriale, il governo Andreotti di Unità Nazionale - sostenuto anche dal Partito Comunista - poté erogare alla FIAT sessantamila miliardi, con i quali l’azienda finanziò i licenziamenti a Mirafiori nel 1980; licenziamenti che la FIAT non si sarebbe potuta permettere se i suoi proventi fossero dipesi esclusivamente dalla produzione.
Oggi, con ammirevole senso di equità e solidarietà internazionale, il denaro pubblico italiano viene chiamato a finanziare i licenziamenti alla Chrysler, i cui sindacati hanno accettato decurtazioni di paga in cambio di garanzie cartacee; ciò a conferma che, anche in fatto di sindacati, tutto il mondo è paese.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 14/05/2009 @ 01:46:43, in Commentario 2009, linkato 1443 volte)
Una notizia che è stata poco evidenziata dai media in questi ultimi giorni, riguarda la rottura tra gli Stati Uniti ed il governo Karzai, che pure gli stessi USA avevano imposto come un proprio fantoccio. L’occasione della rottura è stata l’ennesima strage di civili afgani perpetrata dall’aviazione USA, con il consueto alibi degli “scudi umani”. Karzai ha consentito agli studenti afgani di manifestare contro la strategia della NATO, ed ha sostanziato ulteriormente la sua posizione attraverso una propria nota di protesta, di durezza inusitata.
Le lamentele di Karzai per le vittime civili non costituiscono in sé una novità, ma il tono è ora decisamente cambiato, a dimostrazione che gli USA non controllano più completamente il loro fantoccio, che è stato costretto a fare i conti con una pressione popolare crescente contro l’occupazione NATO.
La resistenza afgana - etichettata in modo sommario dai media come “Talebani”- ha indubbiamente messo in crisi l’occupazione e forse Karzai pensa già a come salvarsi la pelle quando la sconfitta della NATO sarà del tutto maturata. C’è però anche da rilevare che l’opposizione all’occupazione riguarda adesso anche le etnie afgane che sinora avevano accettato l’alleanza con gli USA, ed il fatto non può non essere posto in collegamento con la radicalizzazione della strategia anti-civili messa in atto dalla NATO.
In questa radicalizzazione va fatto probabilmente rientrare anche l’episodio della ragazzina afgana assassinata pochi giorni fa dai militari italiani. Non è stato neppure necessario per i comandi italiani di ordinare esplicitamente ai propri militari di sparare sui civili, ma è bastato imporre delle regole di ingaggio tali da ottenere lo stesso risultato, cioè sparare a vista su tutto ciò che si muove. È significativo che anche nella vicenda ragazzina assassinata, le autorità afgane non abbiano offerto nessuna copertura agli occupanti, ed abbiano presentato i fatti per quello che erano, facendo crollare la retorica umanitaria con cui il ministro Frattini tenta inutilmente di mistificare la presenza militare italiana nell’avventura coloniale in Afghanistan.
È evidente che la NATO sta da tempo cercando di “ripulire” vaste zone dell’Afghanistan non soltanto dalla resistenza, ma anche dai semplici civili inermi. L’evoluzione della strategia militare corrisponde ad una evoluzione della strategia affaristica della NATO.
Il primo obiettivo della NATO è chiaramente quello di giungere al monopolio assoluto della produzione e del traffico dell’oppio, che costituisce l’affare di base con cui pagare anche la rete di oleodotti che deve attraversare l’Afghanistan. La colonizzazione dell’Afghanistan è giunta dunque alla sua fase cruciale, cioè la “bonifica” del territorio dalla popolazione autoctona, spingendo i civili alla fuga, e quando non si lasciano convincere, arrivando allo sterminio diretto.
I gruppi etnici afgani finora alleati della NATO si sono perciò resi conto di essere divenuti anch’essi un bersaglio. Tutto ciò non ha ancora determinato una alleanza alternativa, cioè una riconciliazione con i cosiddetti “Talebani” in vista di una lotta comune contro l’occupante. Karzai e gli altri capi-tribù stanno cercando ancora di contrattare con l’occupante, sperando forse di trovare interlocutori all’interno dello schieramento NATO che gli consentano di mettere in difficoltà la strategia di sterminio imposta dagli Stati Uniti. Se la speranza di Karzai e dei suoi amici era questa, la risposta italiana è già arrivata ed è stata eloquente, e cioè il totale allineamento dei militari italiani alla strategia USA. I reparti italiani sono restii ad impegnarsi in combattimento aperto, poiché non si fidano della copertura aerea USA (e come potrebbero, dopo i bombardamenti subiti dai militari britannici in Iraq da parte del “fuoco amico” americano?). D’altra parte queste furberie non implicano una contestazione della strategia USA, che viene seguita dai militari italiani quando ciò non comporti rischi per la propria incolumità, come si è visto quando si è trattato di sparare all’impazzata su una famigliola che si recava ad un matrimonio.
In questi giorni in Afghanistan non sta sprofondando solo l’immagine dell’Italia, ma anche la sua residua dignità. Grazie, Frattini.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (39)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


06/10/2024 @ 21:47:09
script eseguito in 47 ms