"
"La condanna morale della violenza è sempre imposta in modo ambiguo, tale da suggerire che l'immoralità della violenza costituisca una garanzia della sua assoluta necessità pratica."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 07/05/2012 @ 14:00:57, in Commenti Flash, linkato 2045 volte)
Luigi Zingales, editorialista de "Il Sole 24ore", è uno degli economisti più fantasiosi e inventivi; non a caso su "l'Espresso" cura una rubrica che è un vero libro di fiabe a puntate, nel cui titolo si evoca una mitica figura, una sorta di Elfo o di Folletto (qualcuno dice di Orco), che si fa chiamare "Libero Mercato". Zingales è anche Ph. D. al Massachussetts Institute of Technology, titolo che in Italia corrisponde a Dottore di Ricerca, ma che, tradotto alla lettera, sta per "Dottore in Filosofia". Zingales ha infatti la tempra del filosofo e non solo dell'economista.
Invitato in una trasmissione di Santoro, Servizio Pubblico, Zingales ci ha spiegato perché il governo Monti si ostina a tartassare i pensionati, a spremere i precari, a ridurre allo stato servile gli operai e, allo stesso tempo, a proteggere la rendita parassitaria, le banche, le grandi imprese, insomma i ricchi. Zingales ha argomentato con molto acume che i ricchi in realtà sono davvero pochi, quindi tassandoli si ricaverebbero delle briciole, mentre bisogna cercare i soldi dove ci sono. Insomma, tassare i ricchi sarebbe solo un esercizio di sterile sadismo populista; tassare i poveri, cioè i veri detentori della ricchezza, oltre a corroborare le casse vuote dello Stato, farebbe sentire ai ricchi quel calore umano della solidarietà di cui tanto hanno bisogno per partorire, nella loro magnanimità, qualche iniziativa d'impresa.
Sembra proprio che Zingales si sia costruito le sue dottrine economico-filosofiche plagiando l'aforisma di Ettore Petrolini: "Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti." Scopriamo così che il nome autentico dell'Orco di Zingales non è "Libero Mercato", ma "Assistenzialismo per Ricchi", oppure "Elemosina dei Poveri per i Ricchi".
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 03/05/2012 @ 01:36:29, in Commentario 2012, linkato 2872 volte)
Era scontato che il grillismo conquistasse il centro dell'arena mediatica proprio nel momento in cui esso è diventato marginale rispetto alla questione dei veri equilibri del potere coloniale che domina sull'Italia. Venti anni fa Beppe Grillo nei suoi spettacoli parlava dello strapotere e degli abusi delle multinazionali; poi, mangiato vivo dalle cause civili per danni di immagine intentategli dalle stesse multinazionali, Grillo ha progressivamente spostato la sua polemica sui partiti, cioè sul nulla. In democrazia la libertà di parola è strettamente condizionata alla sua ininfluenza; quando invece si parla in televisione, allora nominare una multinazionale può mandarti sul lastrico.
Strano poi che l'emergenza dell'antipolitica venga associata alla figura di Grillo, quando alla Presidenza del Consiglio vi è un ex advisor di Goldman Sachs e del Consiglio Atlantico della NATO. Mario Monti rappresenta infatti la personificazione di quell'intreccio tra militarismo e finanza che è alla base del colonialismo.
In un'intervista al "Corriere della Sera", Claudio Costamagna, un ex di Goldman Sachs, ha gridato al complottismo per l'allarme che hanno causato i precedenti di Monti. Secondo Costamagna, quella di Monti era una semplice funzione di consulente, ed il meschino non aveva neppure un ufficio a Goldman Sachs, magari si sedeva pure per terra; è la linea di Goldman Sachs quella di assicurarsi la consulenza dei più competenti, e questi danno il loro contributo disinteressatamente, per la pura soddisfazione morale di condurre Goldman Sachs per i retti sentieri. [1]
Insomma, anche Monti sarebbe una vittima del pregiudizio e dell'invidia sociale, quasi a confermare che il governo Monti si pone, anche sul piano del vittimismo, in continuità con Berlusconi. Nella sua conferenza del 30 aprile, Monti ha rivendicato una sorta di rottura con il berlusconismo, di fatto da lui appoggiato negli anni scorsi, in veste di opinionista dalle colonne del "Corriere della Sera". Ma non basta questa polemica strumentale dell'ultim'ora per poter negare che il governo Monti non sia altro che la prosecuzione del berlusconismo con altri mezzi.
Berlusconi è stato un'icona grottesca del vittimismo padronale, del "se mi lasciaste fare, allora vedreste". Ma, a ben vedere, anche il liberismo, di cui Monti è ideologo ed alfiere, non è affatto una dottrina economica, bensì la retorica vittimistica del ricco incompreso, sempre avviluppato nei lacci e lacciuoli dell'invidia sociale, soffocato dal parassitismo dei poveri che gli impedirebbero di muoversi. Sul piano ideologico il liberismo è il lamento del ricco che si sente perseguitato, mentre sul piano pratico il liberismo non significa concorrenza e libero mercato (che non esistono), ma soccorso ai ricchi contro la "minaccia" costituita dai poveri.
Il liberismo non è un vero antistatalismo, ma un alibi propagandistico per riconvertire la spesa pubblica e previdenziale in assistenzialismo per ricchi. Del tutto normale perciò che Elsa Cuornero si riveli la ministra del Welfare per Banchieri. Che i pensionati siano obbligati ad aprire un conto corrente e che i precari vengano vincolati ad una carta di credito, sono fatti che rientrano nella regola aurea del capitalismo, secondo la quale sono i poveri a dover dare l'elemosina ai ricchi.
Il fenomeno Monti ha le stesse motivazioni del fenomeno Berlusconi: la marginalizzazione della mediazione politica e della funzione di governo, che, con le privatizzazioni, sono state private della possibilità materiale di contare qualcosa, riducendosi a lobbismo, o ad agenzia di guerra psicologica contro i poveri. Non solo le provocazioni antioperaie della Cuornero sono risultate in totale continuità con quelle del suo predecessore Sacconi, ma c'è di simile anche quella compiaciuta esibizione di cialtroneria che ha lo scopo di avvilire maggiormente gli animi. Non ci si aspettava certo che i ministri tecnici possedessero davvero anche solo una minima parte delle competenze che sono state loro attribuite, eppure l'inconsistenza di questi personaggi ha qualcosa di surreale.
Nel ricevimento al Quirinale del Primo Maggio, la ministra Cuornero ha elencato i dati appena sfornati dall'ISTAT, per rivelarci che la disoccupazione giovanile è in aumento e che le donne sono le più penalizzate dalla mancanza di occupazione; e, infine, non poteva mancare nella rassegna l'alibi eterno e onnicomprensivo del sottosviluppo meridionale, con la terribile notizia che la crisi colpisce più al Sud che al Nord. Tutta questa fiera della banalità presentata come se fosse l'Oracolo di Delfi; se non ci fosse il fuoco di sbarramento della stampa calabrache, si dovrebbe ammettere che persino il Trota farebbe la sua brillante figura in un simile consesso.
Anche quaranta anni fa i ministri esibivano il proprio squallore e rimediavano le loro brave figuracce, ma questo non sembrava essere il loro unico mestiere. Ancora venti anni fa il ministero del Tesoro poteva incidere sull'economia poiché, ad esempio, possedeva una sua banca - piuttosto consistente - la Banca Nazionale del Lavoro, la cui privatizzazione fu avviata addirittura dal governo Ciampi. Dopo varie vicissitudini, la BNL è stata acquisita nel 2006 dalla multinazionale francese BNP Paribas. Sul sito dell'attuale BNL si plaude euforicamente alla scomparsa definitiva dello "Stato Banchiere". [2]
La privatizzazione della BNL non ha risposto a nessuna logica economica, poiché lo Stato non vi ha guadagnato nulla; anzi, invece di rendere, le privatizzazioni si dimostrano costose per l'erario, dato che alla fine, per poter cedere una sua proprietà, lo Stato deve sempre assistere finanziariamente il privato che l'acquisisce. Eppure la privatizzazione della BNL è stata un grosso affare sia per chi l'ha acquisita, sia per i lobbisti interni alle Istituzioni che l'hanno favorita.
Affari ed economia sono cose ben distinte e spesso separate: più un affare è antieconomico, più risulta lucroso per gli affaristi, come nel caso del tunnel TAV, ma anche nel caso della politica depressiva dei tagli di bilancio. Numerosi economisti hanno rilevato la evidente antieconomicità di questi provvedimenti di austerità finanziaria; ma, mentre l'economia è un gioco di equilibri, al contrario il business può alimentarsi e giovarsi degli squilibri sociali.
Ciò che Naomi Klein chiama "Shock Economy" non è altro che il caro vecchio business della povertà, già teorizzato da Mandeville agli inizi del XVIII secolo. I poveri sono la principale materia prima degli affari. Basti pensare al nesso tra finanziarizzazione e migrazione: il migrante è sempre dipendente dal sistema finanziario, sia nel momento in cui contrae il debito che dovrà ripagare per anni andando a lavorare all'estero, sia quando dovrà passare per i circuiti finanziari per spedire soldi a casa.
Come teorico del capitalismo, Mandeville aveva il torto di essere troppo chiaro ed esplicito, perciò venne relegato nel dimenticatoio, lasciando spazio alle arti retoriche e fumogene di un Adam Smith, capace di mescolare abilmente verità e mitologie in modo da confondere le acque. Gli schemi retorici di Adam Smith non sono affatto archeologia della propaganda: Smith denunciava i crimini delle compagnie commerciali, ma, al tempo stesso, raccomandava proprio i provvedimenti che avrebbero fatto più comodo alle compagnie commerciali. Pare esattamente ciò che avviene oggi con le banche, condannate in astratto, ma poi difese punto per punto nelle scelte concrete; a cominciare dalla proposta del denaro elettronico, i cui vantaggi per il fisco sono del tutto ipotetici e astratti, mentre risultano evidenti e concreti i benefici per le banche.
La politica ha smarrito il suo ruolo di mediazione sociale non perché gestisca troppo denaro, ma perché ormai, a causa delle privatizzazioni, ne gestisce troppo poco. Non sono la stessa cosa il fatto che in passato il governo controllasse delle banche, oppure il fatto che oggi i partiti stiano nei consigli di amministrazione delle banche: nel primo caso i partiti andavano a gestire un potere diretto, mentre nel secondo caso i politici assumono un ruolo di lobbisti delle banche. La politica povera è la politica che non conta nulla, cioè una semplice area di reclutamento del lobbying.
Carisma, organizzazione, consenso sono spesso solo pseudonimi del denaro. Strano che persino la Chiesa Cattolica sia d'accordo a riguardo. Nel medioevo la Chiesa Cattolica condannava per eresia non chi praticava la povertà (come Francesco d'Assisi), bensì coloro che invocavano una Chiesa povera. A questi eretici la gerarchia ecclesiastica replicava che una Chiesa povera avrebbe potuto lanciare precetti morali, ma non avrebbe avuto alcun potere reale.
Per non rimanere in una visione astratta della politica, occorre contestualizzare questo progressivo arretramento dello Stato banchiere ed imprenditore. Il processo non è cominciato venti anni fa con il famoso convegno del panfilo Britannia, ma molto prima. La sconfitta dell'Unione Sovietica nella guerra fredda va infatti retrodatata di almeno di sette o otto anni.
Nel 1981 ci veniva raccontato che in Afghanistan gli eroici mujaheddin contrastavano l'invasione sovietica volontaristicamente, con cariche di cavalleria e vecchi fucili. Nell'epoca di internet sono bastate poche settimane perché almeno una minoranza venisse a conoscenza del fatto che la "rivoluzione libica" è stata tutta una mistificazione della NATO. Negli anni '80 invece non si avevano elementi per dubitare della fiaba ufficiale, che presentava l'Afghanistan schiacciato dallo strapotente tallone sovietico.
In realtà l'Armata Rossa si trovava di fronte un'enorme esercito mercenario con base in Pakistan, reclutato dalla CIA in tutto il Medio Oriente, e provvisto delle armi più sofisticate, dai missili antiaerei a quelli anticarro. Niente di paragonabile all'attuale impasse della NATO in Afghanistan, poiché negli anni '80 l'Armata Rossa dovette subire una vera e propria distruzione del suo apparato bellico convenzionale.
La potenza sovietica quindi era già all'angolo otto anni prima della caduta del Muro di Berlino, e con quella data coincide l'inizio della finanziarizzazione a tappeto e dello smantellamento dell'imprenditoria di Stato in Europa. Non si è mai calcolato a sufficienza quali siano state le conseguenze della dismissione della siderurgia pubblica negli anni '80, che segnò il ritiro dello Stato da un settore allora etichettato come "arretrato", ma che in realtà è rimasto strategico per gli equilibri economici mondiali.
Il compromesso socialdemocratico che aveva retto l'Europa per trenta anni, ed anche il welfare e le garanzie del lavoro, erano solo l'effetto della prudenza dettata dalla minaccia del capitalismo di Stato sovietico. Il ruolo assunto dalla mediazione politica e sociale sino agli anni '70, era esclusivamente la conseguenza dell'equilibrio di potenza, e non di intrinseche qualità del sistema dei partiti di allora. Non appena l'equilibrio di potenza è venuto a mancare, l'illusione del professionismo politico si è sfaldata, ed il gruppo dirigente comunista è stato quello che ha dimostrato la maggiore inconsistenza; tanto che il passaggio degli ex PCI al nuovo acronimo DS ha finito per rispecchiare più adeguatamente il loro contenuto: Dilettanti allo Sbaraglio. Forse è persino possibile che il ceto politico degli anni '80 e '90 si sia adagiato davvero nel mito-alibi dell'Europa, perdendo di vista il fatto che l'Unione Europea era nata come propaggine della NATO - quindi dell'imperialismo USA -, e come diretta applicazione dell'articolo 2 del Trattato Nord-Atlantico del 1949.
La nozione di imperialismo americano non si deve intendere come dominio tout court degli Stati Uniti, ma come la guerra mondiale dei ricchi contro i poveri, nella quale gli USA costituiscono il riferimento ed il supporto ideologico-militare per gli affaristi e i reazionari di tutto il pianeta. Il procedere delle privatizzazioni e dei tagli di bilancio, fa intendere che l'aggressività imperial-coloniale non trova oggi dei veri contrappesi economico-militari che possano indurla alla prudenza; perciò i piagnistei sul "declino americano", sulla potenza emergente dei BRICS, sulla crescente minaccia ideologica/militare/economica costituita da Putin ecc., potrebbero essere soltanto una tattica vittimistica dei soliti filoamericani. Il fatto che ad alimentare il mito del pericolo-Putin siano dei filoamericani di sicura fede come Flores d'Arcais, Paolo Guzzanti e Roberto Saviano, rafforza questi sospetti.

[1] http://archiviostorico.corriere.it/2011/novembre/14/nostro_Paese_ammalato_complotti__co_8_111114020.shtml
[2] http://www.bnl.it/wps/portal/scopribnl/CHI-SIAMO/BNL-nel-gruppo/Storia/1971-ad-oggi
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 07:40:36
script eseguito in 103 ms