"
"Feuerbach aveva in parte ragione quando diceva che l'Uomo proietta nel fantasma divino i suoi propri fantasmi, attribuendogli la sua ansia di dominio, la sua invadenza camuffata di bontà, la sua ondivaga morale. Anche quando dubita dell'esistenza di Dio, in realtà l'Uomo non fa altro che dubitare della propria stessa esistenza."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 06/09/2018 @ 00:50:43, in Commentario 2018, linkato 2350 volte)
Il 23 dicembre del 2011 i media mainstream avrebbero voluto festeggiare l’approvazione definitiva in senato del Decreto Salva Italia del governo Monti. Si trovarono invece a dover parlare di un nuovo picco dello spread che aveva sfondato quota 500 ed era arrivato quasi al record raggiunto sotto il precedente governo del Buffone di Arcore. Gli ingrati “Mercati” quindi non si erano per niente lasciati “rassicurare” dalla super-manovra. I media, per difendere il loro idolo di allora, Mario Monti, furono costretti a spiegare che la colpa era della Banca Centrale Europea che aveva di colpo cessato di acquistare BTP, cosa che faceva già da molto prima del varo ufficiale del Quantitative Easing. Appunto, i capitali se ne infischiano delle manovre “lacrime e sangue” e delle boutade di questo o quell’esponente del governo: i capitali si limitano a seguire i capitali.
Un’altra cosa che già a quei tempi avrebbe dovuto essere ben chiara è che lo spread non aveva cause solo internazionali. Oggi che il debito pubblico italiano è ritornato per il 70% in mani italiane, lo spread continua a salire. La speculazione sul debito pubblico non è un problema solo internazionale ma soprattutto interno.
Ed è sempre in Italia che la lobby della deflazione ha storicamente una sezione molto combattiva e fanatica. Nel 1947 arrivarono gli aiuti americani del Piano Marshall. Il ministro responsabile della politica economica era allora il “rigorista” Luigi Einaudi, famoso per aver proposto l’abolizione della tredicesima mensilità. Einaudi detenne tra il 1946 ed il 1948 una concentrazione di cariche e di funzioni senza precedenti e senza ulteriori esempi successivamente. Lo stesso Einaudi ammise candidamente in un’intervista che solo a causa delle pressioni statunitensi la parte finanziaria di quegli aiuti sarebbe stata utilizzata non per raggiungere il pareggio di bilancio bensì per investimenti in infrastrutture. Einaudi ammetteva che sì, era la cosa giusta da fare, ma il dato rimaneva: la lobby interna della deflazione era stata battuta da una ingerenza imperialistica. Non a caso nel 1948 al deflazionista Einaudi furono tolte tutte le competenze dirette in materia economica eleggendolo Presidente della Repubblica. È ovvio che la lobby italiana della deflazione era nata come sponda di precedenti ingerenze imperialistiche, ma c’era voluta un’altra ingerenza imperialistica per farla retrocedere, almeno momentaneamente.
Il Piano Marshall ha contributo a creare il mito di un impero americano disposto a sacrificare i suoi interessi commerciali in una più ampia visione strategica. In realtà non si trattava di visione strategica imperiale ma di paura, anzi di terrore. Il comunismo sovietico, dal 1946 al 1956, anno di inizio del suo afflosciamento, ha fatto davvero paura alle oligarchie americane e occidentali. In quei dieci anni l’anticomunismo non è stato solo propaganda ma l’espressione di ansia autentica. Nel contesto del dopoguerra era troppo pericoloso impoverire l’Europa perché si rischiava di consegnarla ai comunisti, mentre oggi la povertà va benissimo. Passata la paura, si sono abbandonate le prudenze e sono tornate l’ebbrezza di impunità e l’irresponsabilità del potere. Sono quindi ricominciate persino le guerre commerciali come le famigerate Guerre dell’Oppio del 1839-1842 e del 1856-1860, scatenate dalla Gran Bretagna contro la Cina.

Per il prossimo novembre gli USA preparano addirittura un embargo petrolifero totale nei confronti dell’Iran. Gli interessi dei Paesi europei saranno investiti in pieno da questo embargo dato che l’Iran è per l’Europa uno dei maggiori fornitori di petrolio e di gas, senza contare tutta la serie di affari connessi.
Il cialtrone Trump e le sue follie c’entrano, ma solo sino ad un certo punto. Negli USA infatti c’è da anni una super-produzione di petrolio ottenuto dalla frantumazione delle rocce di scisto, una produzione troppo costosa, che può risultare competitiva solo se il prezzo del petrolio supera i settanta dollari.
Lo scoppio di un’emergenza-petrolio era quindi scontato, quale che fosse il presidente in carica. Il prezzo del petrolio doveva salire e le esportazioni dei maggiori produttori andavano ostacolate. Dopo l’incontro di Helsinki del luglio scorso tra CialTrump e Putin c’è stato chi ha inneggiato allo scoppio della pace e chi invece ha urlato di indignazione per lo spettacolo di un presidente USA che si prostrava allo zar del Cremlino. In realtà era tutta scena e, a distanza di due mesi, gli USA già annunciano il prossimo bombardamento sulla Siria perché dicono che Assad userà armi chimiche. I governi di Francia e Regno Unito avallano queste scemenze, senza volersi rendere conto che aggredendo la Siria si troveranno davanti ciò che non gli conviene: uno scontro aperto con l’Iran.
Come al solito si potrebbe ricorrere alla banalità secondo cui la guerra avrebbe “cause economiche”. In realtà non si può immaginare business più anti-economico del petrolio di scisto. Sull’onda delle fake news sul prossimo esaurimento del petrolio, le compagnie petrolifere americane hanno ottenuto sussidi e sgravi fiscali dal governo, scaricando sulla collettività i costi del disastro ambientale dell’estrazione e confidando che sempre “san governo” aprisse a colpi di missili uno sbocco commerciale per un prodotto che nessuno vuole. Più che di cause “economiche” si tratta della solita causa di ogni guerra: l’assistenzialismo per ricchi. Uno dei motivi per cui il comunismo - e non solo quello sovietico - si è suicidato sta proprio nell’ostinarsi a vedere il capitalismo come il risultato di una necessità economica, senza riconoscerlo per quel fenomeno criminal-assistenziale che è.
Il lato buffo della incombente tragedia è che i media, con il “Financial Times” in testa, avevano annunciato che la raggiunta autosufficienza energetica degli USA li avrebbe indotti al disinteresse per le rotte petrolifere mediorientali. Oggi invece gli USA preparano una nuova guerra nel Golfo Persico per costringere i Paesi europei a comprare il loro costoso petrolio di scisto.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 13/09/2018 @ 00:38:07, in Commentario 2018, linkato 2251 volte)
Per la sua famosa intervista-fiume a Vladimir Putin, il regista Oliver Stone è stato molto criticato dagli occidentalisti puri e duri, che magari avrebbero voluto che gli saltasse alla gola gridando “sporco dittatore”, invece di offrirne un ritratto “umano”. Ma Putin non ha avuto la formazione tipica dell’uomo politico occidentale che, sin dall’adolescenza, viene fabbricato e confezionato per diventare un distributore automatico di slogan. Gli Obama, i Renzi, i Macron hanno trovato i loro estimatori per pregiudizio ideologico, non perché suscitassero empatia. Putin, al contrario, ha ricevuto una formazione da picchiatore e pistolero e ciò gli ha consentito di emergere come leader in Russia in un momento in cui il coraggio fisico faceva la differenza. In Putin si coglie perciò lo stesso percorso sofferto dal pensiero alla parola che è tipico delle persone comuni e ciò suscita la loro empatia.
Se gli occidentalisti, invece di indignarsi a comando, avessero ascoltato (cosa che non gli capita mai), avrebbero notato delle “perle” interessanti che dimostrano che Putin è molto più “occidentale”, o molto più vittima dei falsi miti occidentali, di quanto si voglia farci credere. In particolare, ad un certo punto dell’intervista Putin si scioglie in una celebrazione sperticata degli ottimi rapporti della Russia con il Fondo Monetario Internazionale.
Non è quindi difficile indovinare chi abbia consigliato a Putin di lanciarsi nell’avventura scriteriata di una riforma delle pensioni. Ma non c’è neppure bisogno di indovinare, dato che la risposta ce la fornisce lo stesso sito del FMI, nel suo ultimo report sulla Russia, nel quale appunto si esortava il governo russo ad avviare una riforma delle pensioni. Ma guarda che originalità.
La dipendenza ideologica della Russia dal FMI era già evidente da una decina d’anni. Insieme con il gruppo dei cosiddetti BRICS, la Russia ha cercato di ritagliarsi un ruolo di maggiore rilievo nel FMI e, per questo obiettivo, non ha esitato ad aumentare le proprie quote finanziarie di partecipazione. Nel 2016 i BRICS hanno coronato il loro sogno ed alcuni di essi, tra cui la Russia, sono entrati nella “top ten” dei Paesi partecipanti al FMI. Basta però osservare che della “top ten” faccia parte in settima posizione anche l’Italia, per comprendere che non è poi un così grande affare, dato che dal FMI riceviamo solo grane.

Oltre a dispensare pessimi consigli, il FMI porta infatti l’infezione del “lobbying”, un bel termine tecnico per definire un banale fenomeno di criminalità comune, un associazionismo a delinquere che si avvale però del privilegio di agire all’ombra del mito di una inesistente tecnocrazia.
In quanto centrale mondiale del lobbying, il FMI favorisce nei vari Paesi la formazione di gruppi di interesse che imparano a lucrare, a spese della loro popolazione, sugli effetti devastanti delle “riforme strutturali” imposte dallo stesso FMI. Le pensioni sono ormai universalmente oggetto di un vero e proprio attacco predatorio, il cui obbiettivo finale è di lasciare campo libero al business della previdenza privata.
In Russia non c’è un aumento dell’aspettativa di vita che possa anche lontanamente giustificare un innalzamento dell’età pensionabile. Sarebbe poi davvero strano che si verificasse un aumento della vita media in un Paese che soffre ormai cronicamente per le sanzioni economiche. Ma anche nell’assurda ipotesi che una riforma delle pensioni avesse una qualche base economica, una tale riforma sarebbe comunque da considerarsi suicida per un governo che deve quotidianamente affrontare un tentativo di destabilizzazione dall’esterno; una destabilizzazione a cui il FMI non è neppure così estraneo.
Il malcontento popolare in Russia per la riforma delle pensioni è stato infatti una manna per quelle agenzie di destabilizzazione che sono le ONG. A fornire alla stampa occidentale le notizie sulla repressione in Russia è, ovviamente, una ONG dei “diritti umani”, la OVD-Info, una filiazione della ONG Open Democracy.
Chi è il maggior finanziatore di Open Democracy? Sul proprio sito ce lo rivela candidamente la stessa ONG: il maggior finanziatore di Open Democracy è la Open Society Foundation di George Soros. Insomma, stavolta Putin se l’è proprio cercata.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 08:51:22
script eseguito in 86 ms