"
"Propaganda e guerra psicologica sono concetti distinti, anche se non separabili. La funzione della guerra psicologica è di far crollare il morale del nemico, provocargli uno stato confusionale tale da abbassare le sue difese e la sua volontà di resistenza all’aggressione. La guerra psicologica ha raggiunto il suo scopo, quando l’aggressore viene percepito come un salvatore."

Comidad (2009)
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 07/12/2006 @ 23:48:31, in Commentario 2006, linkato 1245 volte)
Per il "Corriere della Sera" e per "La Repubblica" la rielezione di Chavez a presidente del Venezuela non è stato un argomento a cui dedicare peso. La pagliacciata dell'allarme al polonio radioattivo ha ancora invaso i commenti della politica estera, accompagnata dalle presunte minacce del presidente iraniano Ahmadinejad, che, per una volta in vita sua, aveva detto una cosa sensata, e persino ovvia, cioè che le sanzioni contro il suo Paese sarebbero un atto ostile.
l'argomento Chavez è stato subito messo da parte dai maggiori quotidiani per non turbare i sonni filoamericani e islamofobi del lettore medio; eppure questo argomento ha dei risvolti interessanti, specialmente se paragonati con ciò che contemporaneamente sta accadendo in Europa. A meno di dar credito alle mitologie democratiche, se Chavez è riuscito a rimanere al suo posto - anzi a rimanere vivo - nonostante i tentativi statunitensi di farlo fuori, non può esser solo per il sostegno popolare.
È evidente che i suoi soci in affari, la Russia e soprattutto la Cina, sono riusciti a stendere attorno a lui una rete di protezione sociale e ambientale. Senza l'opposizione di potenti servizi segreti, la superpotenza americana - che controlla ancora gran parte dei quadri dell'esercito venezuelano - avrebbe già attuato un colpo di Stato, invece ne è già fallito uno nel 2002.
Un pezzo alla volta l'america Latina sta sfuggendo al controllo statunitense che sino a qualche anno fa sembrava inattaccabile, tanto che il giornalista Gianni Minà aveva coniato l'espressione "continente desaparecido".
Il vero continente desaparecido oggi appare invece l'europa, che non salva nemmeno più le apparenze, come riusciva a fare sino a qualche anno fa. La colonizzazione statunitense, in crisi in America Latina, sembra oggi inarrestabile in Europa. Il maggiore strumento di questa colonizzazione risulta come sempre la NATO. In un Paese libero e democratico come l'Italia, l'Informazione ufficiale è sottoposta ad un controllo ferreo, tanto che nessun commentatore ha osato chiedersi a cosa servisse il raddoppio della base NATO di Vicenza nel momento in cui la stessa NATO ormai si è estesa verso Est, annettendosi le ex province dell'Impero sovietico. Dal punto di vista strategico, la base militare nel Veneto è inutile in funzione antirussa, però è utile per minacciare la Germania nel caso pensasse di fare politica in proprio.
I governi tedeschi hanno imparato a loro spese che il colonialismo non si può fare solo con il denaro, ci vogliono anche le aggressioni armate. Nel momento in cui la riunificata Germania si era andata a costituire una cintura di Stati slavi satelliti, se li è visti occupare militarmente dagli Stati Uniti sotto la sigla della NATO.
Le cose non vanno meglio per il marco tedesco camuffato da euro. Invece di fare concorrenza al dollaro, è diventato il principale strumento del colonialismo commerciale americano. Oggi l'euro è esageratamente e artificiosamente sopravvalutato, favorendo così le esportazioni statunitensi in Europa. La cosa più assurda però è che l'apprezzamento dell'euro sul dollaro avrebbe dovuto automaticamente determinare in casa nostra un calo di prezzo dei prodotti petroliferi, invece niente, dato che i profitti delle multinazionali statunitensi non si possono toccare.
Insomma, i Paesi europei stanno pagando il tributo agli Stati Uniti. Per l'economia italiana gli effetti di tutto questo sono devastanti, ma un Paese che deve servire come base militare deve anche perdere ogni residuo di indipendenza economica, ecco che si spiegano misure di vera e propria dissoluzione sociale come la precarizzazione del lavoro e l'azzeramento dell'Istruzione tecnica e professionale.
Russia e Cina, dal canto loro, non spendono un soldo per impedire la colonizzazione dell'europa, l'abbandonano a se stessa, mentre concentrano i loro sforzi per allentare la morsa coloniale statunitense in America Latina. Così, più le cose gli vanno male in America Latina, più gli Stati Uniti si rifanno a spese dell'europa. l'Intento strategico russo-cinese è chiaro: lasciare aumentare l'esposizione militare degli Stati Uniti sempre più lontano dai loro confini.
Comidad, 7 dicembre 2006
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 12/12/2006 @ 00:00:00, in Manuale del piccolo colonialista, linkato 1857 volte)

Il colonialismo è una tecnica di dominio che si riproduce con precise costanti nel corso della Storia. Queste prime voci costituiscono l'avvio della stesura di un manuale a riguardo. Chi fosse interessato, può anche fornire il suo contributo. Comidad

5 - Lo sterminio degli Indiani dell'area caraibica

Con il secondo viaggio di Cristoforo Colombo ad Haiti, alla fine del 1493, diventano più chiari gli scopi e i metodi di questi viaggi d'esplorazione. L'occupazione in armi dell'isola, poi ribattezzata Hispaniola, messa in atto con l'arrivo di un'armada di diciassette navi e millecinquecento uomini segna l'atto inaugurale della colonizzazione europea che presto si abbatterà su tutto il continente americano con una ferocia inaudita.

La pratica coloniale deve essere sorretta da un discorso di gerarchizzazione ai danni dei popoli invasi; ecco quindi delinearsi le prime tracce di una ideologia che diventerà letteratura e che si rafforzerà proprio sostenendo la pratica coloniale. Già dopo il suo primo viaggio, Cristoforo Colombo scrive: "gli indigeni sono adatti ad essere comandati e a che li si faccia lavorare, seminare e portare a termine tutti gli altri lavori che si rendessero necessari, e a che si insegni loro ad andar vestiti e a prendere i nostri costumi".

In realtà gli Indiani accolgono molto bene gli spagnoli, ma questi li costringeranno a cambiare tipo di coltivazione per nutrirli, a costruire le case e le città per gli occupanti e soprattutto a lavorare per l'estrazione dell‚oro, attraverso un lavoro durissimo con un ritmo sproporzionato al modo vita e alle capacità fisiologiche del popolo di Haiti, che soccomberà velocemente. Un certo tipo di letteratura coloniale ci racconta che gli Indiani non furono capaci di adeguarsi a quell'ideologia del lavoro che gli occidentali chiamano civiltà, ma la pratica coloniale dimostra che il vero scopo degli Spagnoli era quello di costringere altri a lavorare al posto loro ovvero di ridurli in schiavitù.

D'altro canto, l'incontro con società meno gerarchizzate spinge gli Europei a produrre discorsi sulla mancanza di regolazione nella vita familiare e sessuale degli indiani, che se da un lato servono da giustificazione per l‚opera "civilizzatrice" dei conquistatori, dall'altro lato, surrettiziamente, garantiscono la possibilità di abusare di questi popoli.

Amerigo Vespucci, nel suo Mundus Novus, dimostrava quanto il mito del "buon selvaggio" trovasse già una sua prima formulazione, molto prima del romanticismo, e come fosse già funzionale al colonialismo: "Essi non hanno vestiti, né di lana né di seta, perché non ne hanno alcun bisogno. Non hanno beni che gli appartengono in proprio, ma tutte le cose sono in comune; vivono senza re, senza autorità superiore e ognuno è padrone di se stesso. Hanno quante donne vogliono, il figlio giace con la madre e il fratello con la sorella, e ognuno con la prima che si trova alla sua portata o che incontra. Ogni volta che vogliono, divorziano e non seguono alcun ordine a riguardo. Inoltre, non hanno chiese, non hanno leggi e non sono neppure idolatri..."

In realtà, gli Indiani Tainos di Haiti non corrispondevano affatto a questo modello arcadico, ma Colombo li descrive con gli stessi sogni in testa. Eppure, quando gli Indiani organizzeranno la resistenza, il giudizio su questo popolo cambierà completamente: se prima erano ritenuti uomini e donne pacifici, molto dolci e facili da convertire al cristianesimo - che, non dimentichiamolo, era l'unico scopo dichiarato di quei viaggi -, appena essi iniziano a combattere saranno considerati come perfidi, ladri, assassini o saccheggiatori. Le diverse popolazioni indiane erano capaci di accogliere degli stranieri per un certo tempo, ma non hanno mai pensato di concedere loro un diritto di occupazione permanente e ancor meno di lavorare sotto i loro ordini.

Nell'estate del 1494 tutta Haiti è in guerra. Nel marzo del 1495 gli Indiani sono schiacciati nella battaglia di Vega Real con perdite altissime. Da quel momento praticheranno la strategia della terra bruciata, ma saranno respinti sulle montagne e la maggior parte di loro morirà di fame. I sopravvissuti saranno costretti a lavorare in miniera o nei campi; le malattie epidemiche, in particolare il vaiolo, colpiranno organismi già debilitati da ritmi di lavoro forsennati. Le cifre danno in parte conto del massacro e di un regime che oggi si potrebbe definire concentrazionario. La stima più corrente della popolazione dell'isola all'arrivo di Colombo, e che richiama il rapporto dei dominicani del 1519, è di circa 1,1 milione di persone. Nel 1507, il tesoriere Juan de Pasamonte non ne conta più di 60.000. Nel 1520 c'era solo un migliaio di Indiani a Hispaniola e più nessuno a Porto Rico. La stessa catastrofe si abbatterà poi su Cuba, dove si erano rifugiati alcuni Tainos, sulla Giamaica e infine su San Juan de Porto Rico.

La rapida scomparsa della massa indiana che doveva servire da manodopera gratuita, spinge i colonizzatori a importare i primi schiavi neri provenienti dalla Spagna dove la schiavitù era ancora in vigore.

Il colonialismo pratica la guerra d‚aggressione, il saccheggio e lo sfruttamento contro i popoli che ne sono vittime, ma produce anche una sedimentazione di discorsi sull'inferiorità di questi popoli e sul primitivismo da cui bisogna emanciparli, discorsi che è possibile rintracciare ogni volta che il colonialismo entra in azione.

Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 08:02:35
script eseguito in 101 ms