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"Per la propaganda del Dominio, nulla può giustificare il terrorismo; in compenso la lotta al terrorismo può giustificare tutto."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 01/03/2007 @ 23:23:56, in Commentario 2007, linkato 1400 volte)
Il cardinale vicario Ruini ha dato l'annuncio che verrà avviato il processo di beatificazione per il commissario Luigi Calabresi. Sarebbe riduttivo inquadrare questa notizia nell'attrazione fatale per il ridicolo di cui Ruini fornisce quotidianamente esempio.
Sebbene l'assassinio di Calabresi sia stato attribuito da sentenza definitiva agli ex di Lotta Continua Sofri, Bompressi e Pietrostefani, i sospetti che in realtà l'assassinio sia maturato nell'ambiente dello stesso commissario sono sorti subito, e si sono rafforzati nel corso degli anni. Nessuna prova materiale è ovviamente disponibile per suffragare questa tesi, né lo sarà mai, dato che in questo caso i colpevoli sarebbero fra gli stessi che dovrebbero fare le indagini.
D'altra parte vi sono una serie di indizi indiretti che vanno a rafforzare l'argomento del "cui prodest?", secondo il quale i maggiori interessati alla morte del commissario sarebbero stati proprio quelli che rischiavano di essere da lui coinvolti nelle responsabilità per l'assassinio di Giuseppe Pinelli negli uffici della questura di Milano.
L'accanimento dimostrato in questi anni contro Sofri costituisce uno di questi indizi indiretti. Nella campagna di aggressione morale contro Sofri si è distinto, da parecchi anni a questa parte, proprio il quotidiano vaticano "L'Osservatore romano", una campagna gestita da cattofascisti legati all'ambiente della Polizia.
Le accuse a Sofri hanno giocato in modo ambiguo sulla confusione tra le presunte responsabilità materiali di Sofri nell'assassinio del commissario, e le sue responsabilità morali, per aver egli creato le condizioni dell'attentato con gli articoli contro Calabresi sul giornale "Lotta continua", articoli in cui lo si indicava come responsabile della morte di Pinelli. Questa ambiguità è rivelatoria del fatto che gli accusatori di Sofri non hanno mai realmente creduto nella sua colpevolezza, ma volevano individuare in lui un capro espiatorio funzionale ad una mistificazione più vasta.
In quanto ad ambiguità anche Adriano Sofri non ha mai avuto nulla da imparare da nessuno. Già negli anni '70 i suoi toni da aristocratico prestato alla rivoluzione anticipavano la sua svolta in senso "neocons", di apologeta del colonialismo statunitense sul pianeta. Le ambiguità di Sofri sono poi risultate evidenti in sede processuale, dove alla protesta di innocenza per ciò che riguardava l'attentato, è corrisposta una sua ammissione di responsabilità rispetto alle accuse lottacontinuiste a Calabresi che avrebbero determinato il clima in cui è maturato l'assassinio del commissario. In definitiva, Sofri ha accettato il ruolo di colpevole morale che la campagna de "L'Osservatore romano" gli attribuiva. Eppure le accuse a Calabresi che Sofri lanciava dal quotidiano "Lotta Continua" erano sostenibili anche da un punto di vista strettamente legalitario, data l'evidenza di tutte le irregolarità commesse dalla Polizia nel corso del fermo di Pinelli. La santificazione della memoria di Calabresi, avallata da Sofri, è diventata quindi la santificazione di tutte le illegalità commesse da lui e/o dai suoi colleghi poliziotti.
La prossima beatificazione di Calabresi giunge quindi come ultimo atto di questa offensiva propagandistica che sancisce la superiorità della Polizia nei confronti della legge che dovrebbe far rispettare. Il sacrificio del singolo poliziotto Calabresi si è perciò risolto in una sorta di assunzione nell'alto dei cieli dell'Istituzione di cui faceva parte.
A proposito di un "servo della legge", così scriveva Kafka ne "Il processo": "… appartiene alla Legge e sfugge al nostro giudizio". Ma c'è da aggiungere che sfugge anche al giudizio della legge. I "servitori della legge" sono in effetti i padroni della legge.
1 marzo 2007
 
Di comidad (del 22/02/2007 @ 23:17:36, in Commentario 2007, linkato 1696 volte)
Dopo la composta manifestazione del 17 febbraio contro l’ampliamento della base NATO di Vicenza, il Presidente del Consiglio Prodi ha dichiarato che la linea del governo non cambierà. Le contemporanee dichiarazioni del Ministro degli Interni Amato circa la contiguità di gruppi di manifestanti con i brigatisti, hanno indicato che anche la linea della propaganda non cambierà, cioè si continuerà a cercare di assimilare ogni tipo di opposizione sociale al terrorismo.
Nella stessa direzione sono andate anche le dichiarazioni rilasciate in un’intervista da Cofferati, sindaco DS di Bologna, che non ha esitato ad indicare i centri sociali come area di reclutamento per i brigatisti. Cofferati ha usato i suoi consueti toni da energumeno esaltato, mostrando anche tratti di mitomania quando ha fatto capire che considera le posizioni sulla sua persona come lo spartiacque tra l’ordine ed il caos terroristico. Sarebbe però un errore considerare queste dichiarazioni da un punto di vista psichiatrico invece che politico. Lo stalinismo è storicamente definibile come la pratica di cercare di risolvere le proprie difficoltà attraverso la ricerca di nemici a sinistra. È una linea che si è sempre rivelata perdente, perché in tal modo la sinistra di governo fa terra bruciata proprio nell’area che può fornirle sostegno e spinta. Nel corso dell’esperienza di unità nazionale/compromesso storico tra il 1976 e 1979, l’allora PCI fece un errore analogo, ma non ne ha tratto alcuna lezione. Lo stalinismo è ancora un riflesso automatico, sopravvissuto alla fine del comunismo sovietico e dei suoi corrispettivi europei. Uno stalinismo senza comunismo.
Anche Stalin è stato spesso liquidato dall’analisi storica come caso psichiatrico, ma le sue azioni costituivano la inevitabile conseguenza pratica di una precisa scelta politica: meglio un interlocutore a destra che un alleato alla propria sinistra. I toni subdoli ed insinuanti di Amato - che è l’uomo di fiducia delle oligarchie europee - possono mantenersi soltanto tramite il sostegno fornito dagli atteggiamenti da ariete dell’ex sindacalista Cofferati, cioè è una sinistra degenerata che fornisce pretesti ed argomenti alla propaganda di destra. Quando nei giorni scorsi i presunti brigatisti sono stati arrestati, il fatto che alcuni di loro avessero la tessera della CGIL ha spinto alcuni dirigenti della stessa CGIL a “fare l’autocritica per non aver vigilato abbastanza contro le infiltrazioni”. In realtà una tessera sindacale si concede a chiunque, non è materialmente possibile esercitare controlli, eppure la dirigenza CGIL si autofustiga per non aver saputo svolgere adeguatamente una funzione poliziesca, promettendo che per il futuro saprà “vigilare meglio”.
Questo è uno dei tipici paradossi staliniani: si accusano i centri sociali, in quanto area di dissenso, di essere potenziali covi di brigatisti; ma, allo stesso tempo, anche gli iscritti alla CGIL devono considerarsi ormai tutti potenziali sospetti di terrorismo. Quindi non soltanto si criminalizza il dissenso, ma anche il consenso.
La coscienza sporca dei dirigenti CGIL, la loro consapevolezza di star sempre meno dalla parte dei lavoratori, non farà altro che rafforzare questa diffidenza verso i loro iscritti: perché mai un lavoratore dovrebbe iscriversi oggi alla CGIL se non avesse qualche inconfessabile secondo fine?
È prevedibile ciò che avverrà nei prossimi mesi. I vertici CGIL lanceranno all’interno della loro organizzazione una spietata offensiva poliziesca del tipo di quelle che avvennero alla fine degli anni ‘70, ma qualsiasi cosa facciano i vertici CGIL, la propaganda di destra continuerà ad accusarli di non aver fatto abbastanza, di essere conniventi o, almeno, troppo indulgenti con i terroristi. Più i dirigenti CGIL e DS inseguiranno il riconoscimento e il plauso della destra, più la destra approfitterà di questa loro condizione di sudditanza psicologica per ricattarli e pretendere sempre di più. Tutto ciò secondo un copione ormai storicamente consolidato.
22 febbraio 2007
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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