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"Se la pace fosse un valore in sé, allora chi resistesse all'aggressore, anche opponendosi in modo non violento, sarebbe colpevole di lesa pace quanto l'aggressore stesso. Perciò il pacifismo è impotente contro la prepotenza colonialistica che consiste nel fomentare conflitti locali, per poi presentarsi come pacificatrice."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 03/01/2008 @ 11:45:21, in Commentario 2008, linkato 4837 volte)

Le circostanze dell'assassinio di Benazir Bhutto hanno immediatamente determinato scetticismo e sospetti. L'eccesso di zelo della comunicazione ufficiale nel cercare di fare a tutti i costi confusione sull'attentato, ha messo in evidenza il dato che sono proprio gli operatori dell'informazione asservita quelli che nutrono i maggiori sospetti circa le attitudini criminali del padrone statunitense. Il giorno dell'attentato le agenzie di stampa si limitavano a dare la notizia che vi era stata una rivendicazione attribuita ad Al Qaeda, ma il giorno dopo tutti i maggiori quotidiani titolavano in prima pagina che la Bhutto era stata uccisa da Al Qaeda.

Questa ansia di coprire si è manifestata anche sulla questione delle modalità dell'assassinio: prima attentato kamikaze, poi cecchino. Nonostante le smentite che sono circolate, il primo di gennaio l'agenzia Ansa adottava la formula della Bhutto uccisa con un attentato suicida, dando il tutto per scontato.

Gli opinionisti  si sono poi arrampicati sugli specchi per dimostrare che questo assassinio rischia di gettare nel caos tutto il Medio Oriente, e che le armi atomiche di cui il Pakistan disporrebbe rischiano di finire nelle mani dei soliti fondamentalisti islamici. Gli stessi opinionisti che irridono le congetture dei cosiddetti complottisti, poi non esitano a ricorrere a trame romanzesche: Al Qaeda, la novella Spectre, uccide la Bhutto per arrivare ad impadronirsi delle atomiche pakistane, il tutto ovviamente per minacciare l'odiato "Occidente".

L'effetto suggestivo di questi scenari apocalittici rischia di condizionare anche le analisi di coloro che cercano ogni giorno di affrontare la questione della criminalità dei governi e delle multinazionali. Alcuni si sono domandati quale sia oggi la vera strategia del governo statunitense e cosa esso abbia da guadagnare da una catastrofe mediorientale.

In realtà il colonialismo commerciale e l'affarismo criminale non si ispirano a strategie, ma agiscono in base a schemi. Il governo statunitense pensa ed opera come agenzia delle multinazionali, perciò, dato che il governo pakistano ha firmato contratti con la Cina, invece che con le multinazionali americane, per la costruzione di oleodotti e gasdotti, allora bisogna tenere sotto pressione il governo pakistano. È chiaro che Bush non ha mai pensato di sostituire Musharraf con la Bhutto, ma ha sacrificato quest'ultima per ricattare  il primo. Da oggi Musharraf sarà ogni giorno costretto a dimostrare di non essere condizionato dai "fondamentalisti islamici", e l'unico modo per dimostrarlo sarà quello di firmare contratti con le compagnie commerciali americane. Dopo il primo contratto firmato, la stampa internazionale sarebbe pronta a presentare Musharraf come un baluardo della democrazia e della lotta al terrorismo.
L'affarismo si maschera poi con giustificazioni che sono sempre le stesse: la libertà e la sicurezza. Quando anche queste giustificazioni crollano sotto l'evidenza dei fatti, gli Stati Uniti hanno sempre pronta la giustificazione di riserva, che non gli ha mai fatto cilecca: l' "ops!".

Nel 1998 il presidente Clinton ordinò il bombardamento missilistico di una fabbrica farmaceutica in Sudan, con il pretesto che producesse armi chimiche. Quando l'evidenza delle prove  ha dimostrato che si trattava effettivamente e solo di una fabbrica di farmaci, il governo statunitense si limitò ad un: e vabbè ci siamo sbagliati, e che sarà mai?

Sta di fatto che il Sudan nel 1998 aveva raggiunto la quasi autosufficienza nella produzione di farmaci, mentre oggi dipende nuovamente dalle multinazionali americane, e questa dipendenza continuerà, poiché ormai più nessuno pensa di investire in impianti farmaceutici in Sudan, dato che si sa già che verranno bombardati.

Il colonialismo commerciale anglosassone ha sempre vissuto giorno per giorno, avvalendosi della posizione di impunità garantitagli dall'isolamento geografico. È uno sbaglio perciò attribuire le azioni del governo statunitense all'ascesa dei cosiddetti "Neocons".  Negli ultimi anni si  è riflettuto molto sull'origine trotskista dei "Neocons", e lo storico Franco Cardini ha individuato proprio in questa matrice ideologica la tendenza allo sperimentalismo di questi presunti ideologi, la loro volontà di trasformare la società in un laboratorio per crearvi una nuova realtà.

Le tesi di Cardini, per quanto eleganti e argomentate, non tengono conto del fatto che Trotsky non era neppure nato e già gli Stati Uniti facevano le stesse cose, giustificandole allo stesso modo.

L'invasione del Canada del 1812 fu operata per impadronirsi della zona degli animali da pelliccia, ma venne motivata con il pretesto che i  "crudeli selvaggi indiani" si infiltravano dal confine canadese per seminare il terrore negli Stati Uniti. Ebbene, "crudeli selvaggi indiani" è un'espressione contenuta nella Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti del 1776, redatta da Thomas Jefferson. Usare pretesti di libertà e sicurezza per giustificare operazioni affaristico/criminali ha come modello la tecnica pubblicitaria di Jefferson e non i funambolismi ideologici di Trotsky.  Il fatto poi che molti "Neocons" abbiano dei trascorsi da "gauchiste" non indica di per sé che questi fossero realmente di quell'idea, poiché è normale che dei professionisti della disinformazione da giovani si facciano le ossa anche lavorando da infiltrati, come dimostra la storia di Paolo Mieli, Gad Lerner o Giuliano Ferrara.

3 gennaio 2008

 
Di comidad (del 10/01/2008 @ 11:46:23, in Commentario 2008, linkato 4852 volte)

Il ministro della Difesa Parisi ha annunciato che invierà a Napoli l'esercito per affrontare l'emergenza rifiuti. Cosa dovrebbe fare l'esercito non ci viene spiegato, dato che ci era stato precedentemente detto che il problema riguardava le discariche e non la rimozione dell'immondizia. Ma questi sono dettagli, basta dire "Napoli" e tutto diventa credibile, anche che i soldati stiperanno i rifiuti in eccesso nelle caserme.

Del resto la credulità dell'opinione pubblica si era già allenata parecchio in questi giorni, e persino la storia della rivolta di Pianura dovuta alla delusione per la mancata costruzione di un campo da golf a diciotto buche, non ha avuto difficoltà a passare. In questi casi la credulità non è dovuta a passiva ingenuità, ma ad un attivo sforzo mentale. Tutte le varie suggestioni slegate e contraddittorie della comunicazione ufficiale (l'onnipotente boss Bassolino esautorato da un Commissario Straordinario che non si sa cosa faccia, la camorra altrettanto onnipotente e onnipresente, la denuncia contro gli "ecofondamentalismi" e contro gli egoismi locali, ma anche la predica anticonsumistica),  vengono ricomposte attraverso il filo dell'odio razziale che spiana gli ostacoli e riempie le crepe della cosiddetta informazione.

Negli esperimenti di psicologia sociale di Solomon Asch fu dimostrato come la pressione dell'opinione pubblica può condizionare e modificare persino la percezione sensoriale delle singole persone, perciò anche la documentazione visiva può essere letta all'incontrario. Si è potuto osservare una polizia che aggrediva senza motivo ed altrettanto senza apparente motivo si ritirava, che operava  con un tattica da guerriglia, il "mordi e fuggi". È chiaro che la polizia si trovava lì per provocare, per trasformare in rivolta e guerriglia delle semplici manifestazioni, ma la mente abituata a credere che i quartieri di Napoli siano in perenne rivolta verso le sedicenti "Forze dell'Ordine", si è andata a soffermare sulla parolaccia o sulla sassata proveniente dalla folla. Anche lo strano comportamento della polizia ha trovato però nell'opinione pubblica il consueto conforto dei luoghi comuni del vittimismo poliziesco: i poliziotti vengono intimiditi dai camorristi che la fanno da padroni, non possono difendersi altrimenti i magistrati li incriminano, ecc., ecc.

I giornalisti si sono anche precipitati a chiedere l'opinione di Luca di Montezemolo sull'immondizia, di cui evidentemente è un esperto, ma nessuno dei tanti inviati speciali che gli organi di informazione di tutto il mondo hanno spedito a Napoli, si è preoccupato di verificare la storia delle discariche già colme, oppure di accertare cosa contengano effettivamente tali discariche. Insomma, si può mettere in dubbio la competenza e persino l'onesta delle autorità, ma mai la loro sincerità.

Finanche tra coloro che dubitano della versione ufficiale sull'11 settembre o sull'assassinio di Benazir Bhutto, la rappresentazione dell'emergenza rifiuti non ha suscitato scetticismo, perché la suggestione-Napoli può veramente mandare in vacanza ogni senso critico. Anche questo aspetto era stato sperimentato da un gruppo di psicologi del secondo Policlinico di Napoli, che una decina di anni fa misero in circolazione la falsa notizia delle magliette con la cintura di sicurezza dipinta sopra, utili per aggirare l'obbligo delle cinture.

L'informazione ufficiale recepì la falsa notizia senza problemi, e seppellì rapidamente le successive notizie della smentita e dell'esperimento. Ancora in questo periodo circola la leggenda che a Napoli i motociclisti non  possano circolare con il casco in molti quartieri perché ciò li renderebbe sospetti di essere dei killer. Ovviamente nessun giornalista si è mai preoccupato di verificare questa notizia, che è ritenuta credibile di per sé.

È chiaro che il colonialismo ha le sue tecniche di "psychological war" che si ripetono a volte in modo puntuale. Quanto sta accadendo oggi ha il suo precedente nel finto colera dell'agosto e settembre 1973. Anche allora l'opinione pubblica italiana ed europea fu entusiasta di apprendere che Napoli era in preda ad un'epidemia, ed anche allora nessun cronista si preoccupò di verificare i dati.

D'altro canto il razzismo verso i vicini confina con l'autorazzismo, anzi prepara all'autorazzismo, ed un' Europa disposta a credere al colera napoletano, fu poi facilmente indotta, di lì a due mesi, a subire l'emergenza della presunta mancanza di petrolio e delle domeniche senza traffico, un'emergenza che, ci si disse, fosse stata causata da una guerra in cui peraltro nessuno dei Paesi coinvolti (Egitto, Israele, Siria) è produttore di petrolio. Attualmente il petrolio a cento dollari al barile risulta altrettanto non spiegato ed altrettanto immotivato dell'emergenza napoletana, ma il consumatore europeo si adatta a pagare a cento una merce che in realtà è costata venti. La comunicazione ufficiale non ci informa su quello che sta realmente accadendo, ma in compenso ci può propinare contemporaneamente la denuncia contro gli ecofondamentalisti che impediscono il nucleare e la predica contro il consumismo.

Noam Chomsky una volta ha parlato della differenza di atteggiamento che ha riscontrato tra i Latinoamericani e gli Europei nei confronti dell'aggressione statunitense, determinati e spesso coraggiosi i primi, rassegnati e timidi i secondi. Il problema è che i Latinoamericani sanno di essere oggetto di un'aggressione coloniale, perciò si pongono il problema di contrastarla, mentre gli Europei ancora rifiutano di prendere in considerazione l'ipotesi, preferiscono ripiegare sull'autorazzismo. Per il colonialismo non essere percepito come tale è il massimo risultato che si possa ottenere, poiché ogni resistenza al colonialismo stesso diviene inconcepibile.

Per coronare il quadro, il governo ha assunto la decisione che meglio esprime la sua sudditanza colonialistica, quella di inviare a Napoli, come nuovo Commissario Straordinario, l'uomo delle provocazioni di Stato al G8 di Genova, De Gennaro. Grazie all'azione ferma e illuminata di questo filoamericano al cento per cento, i rifiuti tossici prodotti dalle multinazionali statunitensi potranno essere smaltiti con piena efficienza e discrezione nelle discariche napoletane.

10 gennaio 2008

 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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