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"La distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato. Ogni organizzazione di un potere politico cosiddetto provvisorio e rivoluzionario per portare questa distruzione non può essere che un inganno ulteriore e sarebbe per il proletariato altrettanto pericoloso quanto tutti i governi esistenti oggi."

Congresso Antiautoritario Internazionale di Saint Imier, 1872
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 28/02/2008 @ 11:37:12, in Commentario 2008, linkato 1384 volte)

La notizia secondo cui Fidel Castro sarebbe uscito definitivamente di scena per motivi di salute, ha determinato la prevedibile ondata di commenti, in cui si è distinta la stampa ufficiale europea e americana, tesa a dipingere il leader cubano come un tiranno ormai fuori dal mondo, aggrappato sino alla fine alla sua ideologia. Questa rappresentazione propagandistica aggira però la questione essenziale, e cioè che la popolarità di Castro in America Latina, in particolare tra le nuove generazioni, è iniziata dopo la fine del socialismo reale e la dissoluzione dell'Unione Sovietica, e molto dopo il definitivo tramonto del modello di socialismo cubano, quando i limiti umani e politici dello stesso Castro erano ormai evidenti.

Gli anni '90, e non gli anni '60, sono stati il periodo in cui il prestigio personale di Castro ha cominciato a costituire un elemento di inciampo per la politica latino-americana; tanto che il papa Karol Woytila nel 1998 fu costretto ad organizzarsi una visita a Cuba per rifarsi una verginità di fronte all'opinione pubblica latino-americana, essendosi troppo esposto a favore del colonialismo statunitense con le sue prese di posizione contro Ortega in Nicaragua e a favore di Pinochet in Cile, mollando inoltre Noriega nel 1990 a Panama quando questi, per sfuggire ai soldati statunitensi, aveva chiesto asilo nella Nunziatura Apostolica, cosa che gli sarebbe stata dovuta, secondo il Diritto internazionale.

Contrariamente a quanto si vuol far credere all'opinione pubblica europea, la popolarità di Castro in America Latina non è dovuta ad un'attrazione ideologica del castrismo, anzi di castrismo non si parla nemmeno più. Le giovani generazioni latino-americane che vedono in Castro un punto di riferimento, non sanno nulla dello "Hombre Nuevo" e di tutte le altre palle al piede di carattere ideologico che si produssero a Cuba quaranta anni fa.

Negli anni '60  e '70 era dato per scontato che chi si opponeva all'aggressione colonialistica, avesse come minimo il dovere di creare il paradiso in terra, cosa che ha determinato da parte del regime cubano una serie di stupidaggini ed efferatezze che avrebbe potuto tranquillamente risparmiarsi. 

Quel che rimane oggi di Cuba è solo l'immagine di un Paese che ha dimostrato di poter reggere per mezzo secolo all'aggressione militare, economica e terroristica da parte di una superpotenza coloniale, perciò Cuba, per il resto dell'America Latina, non costituisce un modello, bensì l'esempio della possibilità di resistenza allo strapotere del colonialismo degli USA e delle multinazionali.

Questa concretezza dei Latino Americani è ciò che oggi manca ai commentatori "occidentali", i quali vorrebbero farci credere che il ritiro di Castro dalla scena politica ponga le condizioni per libere elezioni a Cuba e quindi per un superamento del contrasto con gli USA. In realtà, qualunque regime vi fosse a Cuba, rimarrebbe quanto già scritto da Thomas Jefferson più di due secoli fa, e cioè che Cuba costituisce geopoliticamente una tappa essenziale della espansione coloniale degli Stati Uniti verso l'America Latina.

Sino alla rivoluzione del 1959, Cuba aveva svolto, a causa della sua posizione a ridosso della penisola della Florida, il ruolo di ponte dell'economia illegale statunitense. Le multinazionali sono organizzate su un livello legale ed un altro illegale, ed è l'intreccio tra questi due livelli a creare il maggior numero di occasioni affaristiche. Ad esempio, il petrolio iracheno, acquistato sul mercato illegale a meno di venti dollari, può esser rivenduto sul mercato legale al prezzo ufficiale di cento dollari. A sua volta, il livello illegale delle multinazionali è agganciato alle classiche organizzazioni malavitose che svolgono una funzione di manovalanza e di copertura.

Il Proibizionismo dell'alcol negli Stati Uniti fu imposto nel 1919 con motivazioni moralistiche da organizzazioni create dal businessman Pierpont Morgan, ritenuto allora l'uomo più ricco del mondo; la maggiore entità del traffico era svolta da un altro businessman di chiara fama, Joseph Kennedy - padre del futuro presidente John Kennedy -, anche se alla fine erano personaggi come il gangster Al Capone a risultare evidenti all'opinione pubblica. Allo stesso modo, in Campania è oggi la camorra a risultare in primo piano, anche se questo "sistema" camorristico non è certamente all'altezza degli affari che gli vengono attribuiti, come lo smaltimento dei rifiuti tossici prodotti dalle multinazionali statunitensi, che passano attraverso i porti militari della basi americane. 

Nel momento in cui tornasse nella sfera d'influenza statunitense, anche Cuba riprenderebbe perciò quel ruolo di Stato fantoccio dell'affarismo criminale che già svolgeva negli anni '50. 

Il mito della democrazia americana è servito da sempre a mettere in ombra il vero problema, e cioè che monstrum costituiscano gli Stati Uniti dal punto di vista geopolitico: un Paese che, per posizione geografica, è in grado di minacciare, aggredire e destabilizzare tutto e tutti, pur di realizzare i propri scopi affaristici camuffati di idealismo, senza avere però altrettanto da temere, grazie al suo isolamento continentale.

È l'Europa oggi a trovarsi minacciata e destabilizzata dall'indipendenza del Kosovo, imposta da Clinton ancora prima che da Bush. È l'Europa inoltre ad essere costretta a dover mantenere un altro staterello fantoccio dell'affarismo criminale, un Paese privo di vera autosufficienza economica, ma che già possiede quasi più banche che abitanti, e che è stato definito giornalisticamente una "Mafialand", anche se, tecnicamente, è più una "N.AT.O.land". 

È infatti la presenza delle truppe NATO a garantire in Kosovo la zona franca per le organizzazioni criminali, e non accorgersene costituisce lo stesso tipo di svista per cui in Campania si nota il potere della camorra e non le  tredici basi americane, come se queste fossero una componente del paesaggio. Il Kosovo è oggi uno specchio in cui l'Italia può intravedere molti dei suoi stessi lineamenti.

L'imprinting dei gruppi dirigenti europei è la loro incapacità di opporsi agli Stati Uniti, perciò essi devono sperare che qualcun altro lo faccia per loro, riservandosi peraltro di condannarlo ufficialmente per tanta arroganza. La situazione paradossale è che oggi pare che siano proprio i gruppi dirigenti europei a dolersi maggiormente del fatto che le minacce di intervento militare in Kosovo da parte del presidente russo Putin abbiano uno scopo puramente rituale. È molto difficile infatti che Putin si lasci davvero distrarre dai suoi obiettivi affaristici in un momento in cui i prezzi del suo petrolio e del suo gas sono alle stelle, così in Europa non vi sarà nessuno a contrastare l'ennesima offensiva colonialistica statunitense. 

28 febbraio 2008

 
Di comidad (del 06/03/2008 @ 11:38:45, in Commentario 2008, linkato 1571 volte)

Il rinvio a giudizio del Governatore Antonio Bassolino per la gestione dei rifiuti in Campania, costituisce la ovvia conclusione della campagna mediatica organizzata in questi mesi, ma ciò non vuol dire che in tale incriminazione vi sia una logica immediatamente riconoscibile.
Perché è stato incriminato soltanto Bassolino e non i Commissari straordinari per l'emergenza-rifiuti in Campania succedutisi in questi tredici anni?

E in base a quale valutazione l'uomo che a quel tempo i media nazionali e internazionali presentavano come l'autore del "rinascimento bassoliniano", fu invece esautorato della gestione dei rifiuti?

Le contraddizioni si spiegano se si considera Bassolino per quello che realmente è sempre stato: un uomo di paglia, un prestanome. A metà degli anni '90, la celebrazione mediatica dell'inesistente "rinascimento bassoliniano" servì a coprire la privatizzazione della finanza locale operata a Napoli dallo stesso Bassolino. Oggi il crescente prelievo fiscale esercitato dai Comuni e dalle Regioni non è in funzione della erogazione di servizi alla cittadinanza, ma va da un  lato per i profitti delle esattorie private, dall'altro per il pagamento degli interessi sui BOC (Buoni Ordinari Comunali). I due lati alla fine possono essere anche lo stesso, poiché, per il consueto gioco delle scatole cinesi, i veri padroni delle esattorie sono spesso anche i detentori dei BOC. Negli anni '90 i BOC del Comune di Napoli furono comunque piazzati in tutto il mondo, soprattutto in fondi di investimento statunitensi, cosa che procurò all'allora sindaco di Napoli grandissime lodi mediatiche.

Un altro motivo per il quale Bassolino è stato presentato per anni dalla stampa come un eroe, è che egli ha, silenziosamente e progressivamente, alienato la maggior parte del patrimonio immobiliare del Comune di Napoli  a favore di agenzie immobiliari come la Pirelli. Bassolino è stato un portabandiera delle privatizzazioni anche nel campo della questione rifiuti, dove ha sempre avallato l'appalto a ditte private della rimozione e dello smaltimento dei rifiuti stessi.

Si potrebbe quindi pensare che il crollo d'immagine di Bassolino possa esser dovuto al fatto che oggi egli sia andato in qualche modo contro gli interessi dei gruppi affaristici che ha sempre favorito in passato, ma non risulta nulla del genere. Il punto è che Antonio Bassolino costituisce un capro espiatorio ideale, poiché è un uomo prevedibile e meccanico in ogni parola ed in ogni gesto, cioè un tipico prodotto delle scuole-quadri del Partito Comunista Italiano degli anni '60. 

Chi lo ha conosciuto quand'era dirigente del Partito Comunista a Napoli, lo ricorda come un uomo incapace di pronunciare anche una sola frase che non avesse ripassato e memorizzato in precedenza. La sua funzione nel Partito era quella del poliziotto contro il dissenso interno, un dissenso peraltro inesistente, e che egli credeva di scorgere anche solo in un'espressione troppo pensosa, o in un look troppo intellettuale, o persino in una frase troppo lunga. Il suo aspetto di proletario rozzo e ruspante, i suoi modi sbrigativi e brutali, rendevano Bassolino un castigamatti perfetto per fustigare gli intellettualini del PCI, spesso costretti a subire da lui quella che era la sua sceneggiata preferita: il ritiro della tessera, strappata poi sulla faccia del malcapitato di turno.
La sua fama di "ingraiano" duro e puro conferiva al suo rigido conformismo un alone eroico e disinteressato, perciò negli anni '70 e '80 Bassolino rappresentava la "faccia pulita" del PCI napoletano, in confronto ad altri dirigenti locali notoriamente con le mani in pasta, come Geremicca. La cosa oggi può far ridere, ma Bassolino iniziò la sua ascesa, da semplice sbirro di partito a grande dirigente, identificandosi con la necessità di riscatto morale della città e, in base a queste premesse, fu eletto sindaco di Napoli e poi presidente della Regione. Che nesso c'è fra il Bassolino "moralizzatore" e l'attuale Bassolino "amerikano", uomo di paglia delle multinazionali americane e della U.S. Navy che scaricano rifiuti tossici nel territorio campano?

Il nesso è evidente se si considera che il PCI adottò dal 1976 in poi la questione morale come bandiera ideologica totalizzante a causa dello scandalo Lockheed, partito dagli Stati Uniti all'inizio del 1976, ufficialmente per opera della commissione presieduta dal senatore Church. L'affare Lockheed costituì un'operazione ideologica di portata "epocale", poiché gli Stati Uniti cambiarono le carte in tavola al punto da far apparire a tutto il mondo il loro colonialismo commerciale nei confronti dei Paesi "alleati" come una questione di disonestà dei popoli da loro colonizzati.

I governi "alleati" degli Stati Uniti che furono coinvolti nello scandalo - Giappone, Germania, Olanda, Italia - erano accusati di aver acquistato dalla multinazionale americana Lockheed degli aerei militari da trasporto e di aver intascato per questo delle tangenti. In realtà i trattati di "alleanza" degli Stati Uniti sono veri trattati commerciali coercitivi, con i quali i Paesi "alleati" si impegnano ad ammodernare il loro armamento rifornendosi dalle multinazionali degli stessi Stati Uniti. Ciò spiega in gran parte anche l'attuale smania di Bush di allargare la NATO ai Paesi dell'ex impero sovietico, dato che a questi Paesi, insieme al trattato di alleanza da firmare, viene fornita anche la lista delle armi che devono acquistare dallo stesso Bush.

Lo scandalo Lockheed trasformò il colonialismo commerciale statunitense anche in colonialismo ideologico, tanto da modificare l'ideologia del Partito Comunista Italiano, il cui segretario di allora, Berlinguer, arrivò a sostituire il socialismo con il "governo degli onesti". Quindi l'evoluzione del PCI nell'attuale Partito Democratico iniziò proprio con Berlinguer, il quale accettò senza discutere l'idea di una superiorità morale degli Stati Uniti.

Nessuno in Italia notò il paradosso di una superpotenza che prima costringe i suoi alleati a diventare suoi clienti e poi li etichetta di disonestà. Nessuno notò la contraddizione di un capitalismo che si presenta come rapporto di mercato e poi invece si alimenta di commesse militari senza concorrenza e di operazioni commerciali estorte ai clienti. Nessuno notò neppure la falsità del luogo comune secondo cui gli Stati Uniti si accollerebbero generosamente le spese per la difesa dei loro "alleati", come l'Italia.

La stampa e la magistratura si accanirono invece nella ricerca della "Antelope Cobbler" - nome in codice dell'ignoto percettore di tangenti interno al governo italiano -, senza volersi accorgere che la "tangente" era in realtà una mancia, dato che i governi in questione non avevano alcuna facoltà di opporsi all'acquisto degli aerei. Neppure Aldo Moro, nel famoso discorso del 1977 alla Camera per decidere dell'autorizzazione a procedere contro gli ex ministri della Difesa Gui e Tanassi, si soffermò su questa assurda pretesa statunitense di trasformare in superiorità morale il loro colonialismo commerciale. 

È chiaro che la questione dello scarico dei rifiuti tossici - comprese le scorie nucleari dei sommergibili atomici attraccati nel porto di Napoli - non riguarda direttamente né Bassolino, né la camorra, ma direttamente il governo italiano, il quale è da anni presente nell'operazione con un suo Commissario. Per quanto servile, Bassolino non viene ritenuto in grado di occuparsene in prima persona. Il suo ruolo attuale è appunto quello del parafulmine su cui dirottare l'indignazione di una popolazione costretta a subire una falsa emergenza, il cui scopo è di reperire sempre nuove discariche da riempire con sempre nuovi rifiuti tossici.

6 marzo 2008

 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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