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"Il Congresso nega nel principio il diritto legislativo" "In nessun caso la maggioranza di qualsiasi Congresso potrà imporre le sue decisioni alla minoranza"

Congresso Antiautoritario Internazionale di Saint Imier, 1872
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 22/10/2009 @ 00:30:58, in Commentario 2009, linkato 2121 volte)
Lunedì ultimo scorso i giornali ci hanno tempestivamente informato circa una operazione anticamorra dei Carabinieri nel comune di Giugliano, in provincia di Napoli. Sulla storica Via Appia è sorto un quartiere abusivo che avrebbe violato i vincoli paesaggistici dell’area, ma - si badi bene - non i vincoli aeronautici, poiché le abitazioni sono state denominate “Puff Village” a causa dei bassi soffitti, così progettati proprio per permettere il sorvolo degli aerei che decollano dalla vicina base NATO.
Ma quale base NATO?
È la base NATO di Giugliano, sorta in tutta fretta nel 2008, e di cui la stampa nazionale non ci aveva dato finora nessuna notizia; solo un accenno sulla stampa locale, in seguito ad una lettera di lamentela rivolta al governo Berlusconi, da parte del sindaco berlusconiano di Giugliano.
Il fantasma della base NATO di Giugliano si è quindi materializzato per la prima volta sui media nazionali nell’ambito di una delle consuete notizie sulla camorra in Campania. L’opinione pubblica, che non aveva mai visto nascere e crescere la base militare in oggetto, se la ritrova di colpo davanti adulta e operativa, ed ora viene costretta ad attribuire la sorpresa ad un propria distrazione, o ad un vuoto di memoria. Per non turbare le menti dei lettori, già dal giorno dopo nessun giornale ha più fatto cenno all'esistenza della base.
Non è bene che i cittadini sappiano che i governi possono espropriare un intero territorio senza interpellare il Parlamento o le amministrazioni locali, tutto nel più assoluto silenzio, e ciò in ossequio ad un Trattato Internazionale firmato nel 1949, il Patto Atlantico, altrimenti detto NATO.
Il neonato giornale “Il Fatto Quotidiano” ha preso l’iniziativa di pubblicare la Costituzione italiana a puntate, ma sarebbe stato più realistico, per far capire quali norme contino effettivamente in Italia, pubblicare il testo del Trattato della NATO, o quello di Maastricht, e magari anche quello del Trattato di Lisbona, che sta per entrare in vigore. Del resto la nostra Carta Costituzionale non offre appigli a chi voglia opporsi allo strapotere dei Trattati Internazionali, per il quale il Parlamento può essere scavalcato, o ridotto a mera macchina applicativa. La Costituzione è infatti stata concepita in funzione dell'adesione a due Trattati Internazionali: i Patti Lateranensi e il Trattato di Pace della seconda guerra mondiale, perciò anche ad uno strumento addomesticato come il referendum abrogativo non è concesso di mettere in discussione i Trattati Internazionali. I Costituenti dovevano essere a conoscenza del fatto che nell'800 un Paese come la Cina, formalmente sempre indipendente, era stato ridotto ad una colonia dalla Gran Bretagna attraverso l'imposizione di Trattati militari e commerciali, ma, evidentemente, tra le libertà costituzionali non è prevista la libertà dal colonialismo.
Una legge criminale di Berlusconi è stata bloccata dalla Corte Costituzionale, ma tra i crimini berlusconiani andati a segno, il giornale “Il Fatto Quotidiano” avrebbe potuto elencare la nascita della suddetta base di Giugliano, ed anche la copertura con il segreto militare (articolo 682 del Codice Penale) di tutte le discariche civili di rifiuti della Campania, in base all’articolo 2 comma 4 della Legge 123/2008.
Per par condicio, bisognerebbe però informare anche sul fatto che nel 1999 fu il governo D’Alema, in ossequio ai soliti trattati militari, a cedere alla U.S. Navy il cinquanta per cento delle banchine del Porto di Napoli, riducendo in proporzione il traffico commerciale del porto a favore di quello militare. Già da molto prima del 1999, gli USA disponevano però di un molo per sommergibili nucleari nel Porto di Napoli, oltre che di numerose banchine sotto il proprio esclusivo controllo.
Negli anni successivi al 1999, il numero delle banchine sotto controllo statunitense è ancora aumentato, ed ora si è ben oltre il cinquanta per cento, tanto che è crollato il volume del traffico commerciale legale, mentre si è incrementato a dismisura quello illegale - droga, armi e rifiuti tossici, ma non solo - che avviene all’ombra del segreto militare. Sempre all’ombra del segreto militare, i rifiuti tossici sbarcati nel Porto di Napoli possono essere tranquillamente smaltiti nelle discariche civili del territorio campano, nelle quali, dall’agosto del 2008, nessun rilevamento è più possibile da parte di strutture sanitarie o associazioni ambientaliste, pena l’arresto.
Anche D’Alema agì - anzi obbedì - a suo tempo senza avvisare nessuno, tanto che oggi tutta la Campania è diventata una colonia militare statunitense all’insaputa dei cittadini italiani, mentre quelli campani conoscono la situazione solo caso per caso, laddove si trovino a viverla. “Nonostante” le servitù militari, il territorio campano appare sotto il controllo di cosche criminali, tanto più forti e radicate laddove sono più presenti le forze armate USA. Ma solo in base ad un fazioso pregiudizio antiamericano, una tale fortuita coincidenza potrebbe far sospettare un collegamento tra forze armate statunitensi e criminalità organizzata locale. Ed è anche una pura coincidenza il fatto che gli appalti per la costruzione delle basi, e delle relative abitazioni dei militari americani, siano stati affidati a ditte controllate dalla criminalità organizzata, così come è stato accertato dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
La disciplina occidentalista pretende che tutti scattino sull’attenti per fremere di indignazione al suono del vituperato termine di “dittatori”, mentre nessun fremito si avverte di fronte all’espressione: “Trattato Internazionale”. Eppure oggi la vera dittatura passa di lì.


Tratto dal sito del Corriere del Mezzogiorno del 19/10/2009

BUFERA A GIUGLIANO, CENTRO A NORD DI NAPOLI: COINVOLTI ANCHE TRE EX SINDACI
Le ruspe dei clan hanno sfregiato l'Appia per costruire quartiere-monstre: 38 avvisi
Lottizzazione abusiva con la complicità del comune: sequestrato parco da 98 appartamenti e un albergo
NAPOLI - Lottizzazione abusiva, falsi in atto pubblico e truffa aggravata dalle finalità dell'agevolazione camorristica dei clan Mallardo e Nuvoletta. Un'ombra pesantissima si abbatte su almeno due amministrazioni comunali di Giugliano, grosso comune da centomila abitanti alle porte di Napoli, dove la Guardia di Finanza della locale compagnia (col tenente colonnello Luigi Migliozzi e il capitano Michele Ciarla) ha sottoposto a sequestro preventivo un intero parco da 98 appartamenti e un albergo per un valore complessivo di 20 milioni di euro. Immobili realizzati a mezzo di concessioni edilizie che il comune di Giugliano non avrebbe dovuto rilasciare poiché il complesso da edificare era in contrasto con i piani urbanistici. E non solo perché in quella zona, siamo nella frazione di Varcaturo, passava la via Appia orrendamente sfregiata ma perché dietro quegli edifici c'era la mano di due dei più potenti clan del Napoletano che gli amministratori avrebbero così agevolato. Stando alle ricostruzioni degli investigatori, i rilievi fotografici aerei della zona erano stati modificati in maniera tale da mostrare che la strada romana risultasse al di fuori della zona destinata all’insediamento abitativo. Quello storico paesaggistico, però, non era l’unico vincolo cui è sottoposta l'area. Ne esiste anche uno di natura aeronautica: l’area è normalmente sorvolata da aerei militari della vicina base Nato; le abitazioni sono così state realizzate diminuendo l’altezza dei soffitti, da qui il nome dell’operazione «Puff Village».
 
Di comidad (del 29/10/2009 @ 01:35:44, in Commentario 2009, linkato 1406 volte)
Le Poste Italiane sono entrate nel mirino dell’Antitrust per violazione della concorrenza, a causa della denuncia della multinazionale olandese TNT, che lamenta un “abuso di posizione dominante”. In sostanza le Poste Italiane sono accusate semplicemente di poter offrire prezzi più bassi avvalendosi di una secolare rete di infrastrutture. In parole povere, una multinazionale contesta alle Poste Italiane la colpa di esistere, rendendo per ciò stesso la vita difficile alle multinazionali che vogliano invadere l’Italia.
In realtà, anche una multinazionale può avvalersi della posizione di vantaggio che deriva dal fatto di essere una multinazionale, e quindi di poter praticare politiche di dumping in grado di mettere fuori gioco i concorrenti in un Paese, usando a questo scopo i profitti acquisiti in un altro Paese, dove invece abbia raggiunto una posizione di forza.
Le regole della concorrenza quindi non valgono per le multinazionali, poiché nessuna Antitrust può indagare - ammesso che voglia farlo - sui bilanci e sulla gestione delle varie associate estere di una multinazionale. In definitiva, le Antitrust costituiscono oggettivamente delle agenzie al servizio delle multinazionali. Dato che l’Antitrust italiana è una creatura di Giuliano Amato, al termine “oggettivamente”, si potrebbe tranquillamente aggiungere quello di “soggettivamente”.
La decisione dell’Antitrust è attesa per la fine del prossimo anno, e le conseguenze per le Poste Italiane potrebbero andare oltre la solita multa, in quanto si profila un pericolo di smembramento, in vista di una privatizzazione vera e propria; dato che oggi le Poste costituiscono sì una SPA, ma in cui la maggioranza assoluta delle azioni è nelle mani dello Stato, che ne trae un notevole introito. Non è da escludere che, come è già capitato con l’ENI, anche le Poste Italiane mettano in atto operazioni improprie di dissuasione nei confronti degli aspiranti privatizzatori (leggi: bustarelle). In mancanza di un’opposizione politica alle privatizzazioni, l’unica opposizione alla corruzione è infatti costituita da una corruzione di segno opposto. Il problema è che le norme europee non consentono affatto che ci si possa opporre ufficialmente alle privatizzazioni, perciò il dibattito politico ufficiale costituisce una mera finzione, in cui i partiti fanno passare per proprie posizioni e propri programmi quelle che, in effetti, sono delle direttive della Commissione Europea.
È ovvio che le direttive valgono solo per i Paesi in subordine, come l’Italia, mentre il trio dominante - Germania, Gran Bretagna e Francia - delle direttive se ne può infischiare. La Francia non solo ha impedito all’Enel di acquisire l’azienda elettrica francese EDF, ma, in spregio alle regole di Maastricht, ha attuato la fusione tra EDF e Gaz de France, una fusione messa su al momento, proprio per bloccare l’Enel. Nello stesso periodo, in Italia, il ministro Bersani - ora segretario del PD - metteva invece in programma lo smembramento dell’Enel.
Quando il Trattato di Lisbona sarà divenuto operativo, potrebbero saltare anche i residui ostacoli che sinora hanno impedito alle multinazionali anglo-americane, tedesche e francesi l’assalto alle ultime grandi casseforti che sono rimaste all’economia italiana: le Poste, l’ENI, l’Enel, la Finmeccanica (di cui lo Stato è l’azionista di maggioranza relativa), e l’INPS.
Le regole del Trattato di Maastricht non si sono rivelate sufficienti per privatizzare a tappeto, ma la dittatura affaristico-criminale configurata dalle regole del Trattato di Lisbona sembra congegnata apposta per far saltare l’argine giuridico determinato involontariamente in Italia dal sistema delle SPA, che ha impedito sinora l’accesso alle multinazionali straniere a causa del criterio della congruità, per il quale un’eventuale vendita ai privati dovrebbe avvenire all’effettivo valore delle azioni.
Le privatizzazioni vere e proprie, però, non sono mai avvenute tramite vendite, e neanche tramite svendite, ma attraverso furti; e neppure furti semplici, ma furti continuati, dato che lo Stato non si è limitato a regalare le aziende, ma poi ha anche assistito finanziariamente il ladro a privatizzazione avvenuta. Il povero contribuente, ignaro, viene persuaso dai suoi giornalisti preferiti, di destra o di “sinistra”, che la spesa pubblica serva a sostenere i servizi pubblici - che invece incidono in parte minima -, e persino le pensioni, che, al contrario, sono interamente pagate dal sistema contributivo. La spesa pubblica si riversa perciò nelle tasche dei privati, che spesso sono aziende multinazionali straniere.
Ma la sete di pubblico denaro coinvolge anche il padronato italiano, infatti la presidente di Confindustria, Marcegaglia, oltre ai soldi veri, ora pretende dal governo anche i soldi facili, perciò sollecita un’altra ondata di privatizzazioni nei servizi pubblici.
Quindi non c’è un potere privato da una parte ed un potere dello Stato dall’altra, ma c’è uno Stato che privatizza, e inoltre finanzia, sussidia e vezzeggia i privati; in effetti è un assistenzialismo per i ricchi.
Nel famoso monologo di Giorgio Gaber “Qualcuno era comunista”, si elencavano i vari motivi per cui una volta ci si dichiarava comunisti. Tra questi motivi però ne mancava uno. Qualcuno infatti continua ad essere comunista perché non se la sente di pagare, sia da contribuente che da utente, i costi delle privatizzazioni.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


27/04/2024 @ 05:42:02
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