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""Napoli" è una di quelle parole chiave della comunicazione, in grado di attivare nel pubblico un'attenzione talmente malevola da congedare ogni senso critico, per cui tutto risulta credibile."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 07/07/2011 @ 00:15:22, in Commentario 2011, linkato 2444 volte)
Un governo che, senza alcun rimorso, ha tagliato le risorse finanziarie per la ricerca tecnologica e per l'istruzione tecnica, ora cerca di farci credere che le decine di miliardi di euro stanziate per la TAV in Val di Susa costituiscano il necessario prezzo da pagare allo sviluppo futuro del Paese. I media, ovviamente, si sono allineati alla versione ufficiale: la settimana scorsa hanno celebrato trionfalisticamente la geometrica potenza messa in campo dalle sedicenti forze dell'ordine per sgomberare l'area del cantiere. Un'aggressione poliziesca che, se fosse avvenuta in Siria o in Iran, avrebbe giustificato come minimo una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU ed un intervento della NATO. Oggi, invece, con uno di quei rovesciamenti delle parti, tipici della propaganda, i media si esibiscono in litanie vittimistiche sui poveri ed inermi poliziotti aggrediti da manifestanti animati da istinti omicidi.
Le opposizioni parlamentari sono troppo coinvolte nell'affare per opporre qualsiasi dubbio alla versione ufficiale. L'ala massonica del Partito Democratico, da Piero Fassino a Matteo Renzi, dimostra inoltre una morbosa passione per i buchi costosi; e qualche malpensante insinua persino che, nel segreto delle logge, non si discuta dei risvolti esoterici ed alchemici di queste opere architettoniche, bensì solo dei miliardi di denaro pubblico da spartirsi. Ma si tratta, evidentemente, di arroganza e ignoranza di profani non iniziati ai profondi misteri del simbolismo massonico.
Un altro aspetto taciuto dai media italiani riguarda il fatto che le resistenze alle costosissime opere dell'alta velocità non costituiscono affatto un'opposizione retriva, locale ed isolata, ma un fenomeno che si sta esprimendo in più Paesi, con motivazioni analoghe. In Gran Bretagna la questione del rifiuto delle spese per l'alta velocità si manifesta in modo molto più capillare che in Italia, e riguarda non soltanto le opere faraoniche, ma anche quelle medie, le quali, se sommate, costituiscono un attentato altrettanto grave per i contribuenti.(1)
Altre resistenze si stanno verificando negli Stati Uniti, dove il presidente Obama ha annunciato da tempo un analogo piano di spese per l'alta velocità. Le resistenze popolari partono sempre dallo stesso tipo di valutazioni: la comparazione tra i costi ed i vantaggi rende queste opere assurde ed improponibili, eccetto che nell'ottica del puro affarismo.(2) I nostri media però si guardano bene dal far notare che, tagliando la TAV adesso, si realizzerebbe oltre la metà dei risparmi richiesti dalla Legge di Stabilità Finanziaria. Ma è chiaro che le manovre finanziarie non hanno davvero la finalità di contenere la spesa pubblica, bensì di reperire le risorse necessarie per colmare i buchi lasciati dall'evasione fiscale, e per soddisfare gli appetiti affaristici, sia nel settore del debito pubblico che degli appalti pubblici. Visti gli interessi affaristici in campo, risulta del tutto scontato che coloro che si oppongono alla TAV vengano fatti doppiamente bersaglio di candelotti sparati ad altezza d'uomo e di accuse di terrorismo.
Non ci si sorprenderà scoprendo che anche nel business dell'alta velocità ci siano di mezzo le multinazionali, soprattutto francesi, con cui il governo Berlusconi ha costituito un asse preferenziale, esattamente come nella privatizzazione dell'acqua (Vivendi e Ondeo) e nel rilancio del nucleare in Italia (Areva e EDF). Stavolta la multinazionale francese coinvolta è la Alstom, leader del settore dell'alta velocità, e già storico fornitore di Trenitalia, oltre che partner di Luca di Montezemolo. La Alstom avrebbe dovuto fornire la tecnologia per la TAV, ma per ora, anche dopo conflitti giudiziari, sembra invece averla spuntata una multinazionale canadese, la Bombardier, che ha usato l'Ansaldo Breda come cavallo di Troia.(3)
Chi ha ribattezzato l'alta velocità come "alta voracità" ha dunque colto nel segno. Nel 2006 risultava già chiaro che i costi effettivi dell'alta velocità si quintuplicavano - come minimo - in corso d'opera, per cui nel bilancio dello Stato si annida una falla finanziaria crescente, quantificabile allora a tredici miliardi di euro. Nulla di strano che nessuno ci dica a quanto ammonti attualmente il debito nascosto per l'alta velocità. Il fascino che l'alta velocità riveste per le multinazionali ed i governi consiste proprio nell'incontrollabile lievitazione dei costi, che prospettano un business senza fondo.
Tutto questo sperpero per linee ferroviarie che rimangono sotto-utilizzate, e che non fanno neppure lontanamente intravedere la possibilità di recuperare l'investimento. Le linee ad alta velocità presentano oltretutto parecchi aspetti dubbi sul piano della sicurezza, come ha dimostrato l'esperienza tedesca. La sicurezza è un elemento di incertezza che comporta un ulteriore fattore di lievitazione dei costi dell'alta velocità.(4)
Sarebbe quindi lecito domandarsi quante manovre finanziarie esigerà nei prossimi decenni la TAV della Val di Susa per essere portata a termine.(5)

(1) http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.newgeography.com/content/002139-the-high-speed-rail-battle-britain
(2) http://www.america24.com/news/treno-alta-velocit-in-califonria-malumore-tra-i-cittadini
(3) http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=47228011
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-08-03/treni-ansaldobombardier-092008.shtml?uuid=AYdITfDC#continue
(4) http://www.ilgiornale.it/esteri/la_germania_ferma_lalta_velocita_i_treni_sono__troppo_pericolosi/25-10-2008/articolo-id=300918-page=0-comments=1
(5) http://espresso.repubblica.it/dettaglio/alta-voracita/1463947
 
Di comidad (del 14/07/2011 @ 01:54:55, in Commentario 2011, linkato 2612 volte)
Lunedì scorso le agenzie di stampa ci hanno fatto sapere che a Damasco si sarebbe verificato un attacco da parte di "manifestanti" contro le ambasciate di Stati Uniti e Francia, con una debole reazione da parte della polizia. Ancora non si può stabilire se sia stato il governo siriano ad ispirare l'azione, oppure se si sia trattato di una rivolta anticoloniale che aveva l'intenzione di smuovere dalle sue storiche ambiguità il regime degli Assad, da sempre pronto alla compromissione con gli USA. Ma se il fatto si fosse davvero verificato, costituirebbe comunque un dato positivo; infatti, se si ha un nemico, non ha senso far finta che esso non ci sia, perciò tanto vale ricambiarlo con un'ostilità che gli sottragga l'alibi di star svolgendo il ruolo di osservatore neutrale o, addirittura, di arbitro.
C'è anche da sottolineare che le ambasciate USA non costituiscono obiettivi puramente simbolici; anzi, rappresentano qualcosa di ben più insidioso di semplici centrali di spionaggio, poiché funzionano come apparati di eversione politica e sociale, in cui vengono poste le basi logistiche e le relazioni politiche sia per colpi di Stato, sia per "rivoluzioni colorate". Per questo motivo, l'attacco all'ambasciata americana può essere stato utile a preservare la capitale Damasco da ulteriori "rivoluzioni colorate", simili a quelle che si sono già verificate nel nord della Siria.
Una battuta che circolava sino ad una decina di anni fa nel Dipartimento di Stato americano suonava più o meno così: "Perché non ci sono colpi di Stato da noi negli USA? Sarà perché qui non ci sono ambasciate americane."
Poi, nel 2001, anche negli Stati Uniti si è verificato un colpo di Stato, quello dell'11 settembre, che determinò una sorta di commissariamento del Congresso da parte dell'Amministrazione Bush-Cheney-Rumsfeld, con l'approvazione a scatola chiusa di una serie di leggi di spesa. Quindi, sebbene sia vero che le ambasciate USA svolgono il ruolo istituzionale di preparare colpi di Stato, ciò non vuol dire che tutti i colpi di Stato si possano attribuire alle ambasciate USA.
Il fatto che Berlusconi abbia disertato il ricevimento all'ambasciata USA, offerto per la ricorrenza del 4 luglio, non vuol dire perciò che il nostro Presidente del Consiglio non possa prendere ordini da qualche altra parte. Esiste infatti un golpismo "istituzionalizzato" che è insito nel sistema stesso delle organizzazioni internazionali. Come è noto, il Fondo Monetario Internazionale detiene lo status giuridico di agenzia ONU. Ma come si esercitano concretamente i suoi poteri?
In un documento del 18 marzo 2011, reperibile sul sito dello stesso Fondo Monetario Internazionale, "Come il FMI promuove la stabilità economica globale", si afferma: "Ogni Paese che si unisce al FMI accetta l'obbligo di sottoporre le proprie politiche economiche e finanziarie al vaglio della comunità internazionale. For its part the IMF is mandated to oversee the international monetary system, to ensure its effective operation, and the compliance of each member with its commitments, under Article IV, to run policies consistent with domestic and external stability. Da parte sua l'FMI ha il compito di supervisionare il sistema monetario internazionale, per garantirne l'effettivo funzionamento, nonché la conformità di ogni membro con i suoi impegni, ai sensi dell'articolo IV, a condurre politiche coerenti con la stabilità interna ed esterna. Therefore, the IMF monitors and assesses developments and policies at the country, regional, and global levels. Pertanto, il FMI controlla e valuta gli sviluppi e le politiche nazionali, regionali e globali."(1)
In un altro documento, che riguarda il ruolo istituzionale di "sorveglianza" dello stesso FMI sui Paesi membri, e che reca la data del 23 febbraio 2011, così viene precisato il concetto di "sorveglianza":
"Economisti del FMI continuano a monitorare regolarmente le economie dei membri. They visit member countries - usually annually - to exchange views with the government and central bank and focus on whether there are risks to domestic and external stability that argue for adjustments in economic or financial policies. Visitano i paesi terzi, di solito ogni anno per uno scambio di vedute con governo e banca centrale e concentrarsi su se ci sono rischi per la stabilità interna ed esterna che comportano la regolazione delle politiche economiche o finanziarie. During their mission, IMF staff also typically meet with other stakeholders, such as parliamentarians and representatives of business, labor unions, and civil society to help evaluate the country's economic policies and direction. Durante la sua missione, il personale FMI di solito si incontra anche con gli altri soggetti interessati, come parlamentari e rappresentanti delle imprese, sindacati e società civile per aiutare a valutare le politiche economiche del paese e la direzione."
Una volta aperta la pagina web già segnalata, quest'ultimo documento si trova cliccando sulla colonna a sinistra la voce "FMI Sorveglianza".
La parte più interessante della citazione è nell'ultima frase, in cui si afferma che il personale del FMI non si limita ad incontrare i componenti del governo, ma si riserva di prendere contatti con politici, imprenditori, sindacalisti ed, in genere, "società civile" dei Paesi che si intende "sorvegliare".
Nel gergo del FMI per "società civile" si intende soprattutto il sottobosco delle organizzazioni non governative, ma anche sindacati, associazioni imprenditoriali, associazioni di beneficenza, ecc.: "The IMF uses the term “civil society organization” to refer to the wide range of citizens’ associations that exists in virtually all member countries to provide benefits, services, or political influence to specific groups within society. CSOs include: business forums, faith-based associations, labor unions, local community groups, nongovernmental organizations (NGOs), philanthropic foundations, and think tanks."
Come si vede, in questa citazione c'è tutta la lista degli ingredienti necessari per fabbricare una "rivoluzione colorata". Quindi il FMI non solo ammette di crearsi una propria rete di relazioni all'interno dei Paesi membri, ma addirittura si vanta di farlo, ed in documenti pubblici, che costituiscono un vero e proprio manuale di colonialismo. Questa "trasparenza" - o sfacciataggine nell'esibire il proprio manuale di colonialismo -, risponde ad una logica precisa. In caso di inchieste giudiziarie che mettessero in luce l'esistenza di queste reti di relazioni del FMI, questo potrebbe sempre giustificarsi rivendicando il suo ruolo istituzionale, che prevede ufficialmente la facoltà - e il diritto - per il FMI di costituirsi come uno Stato nello Stato all'interno dei vari Paesi membri; un po' come quelle specie di insetti che si insediano dentro un altro insetto per divorare dall'interno l'organismo ospitante.
Del resto poi, chi li va a leggere i documenti del FMI?
Sulla prima pagina de "La Repubblica" di mercoledì scorso si è avuto, una volta tanto, il buon gusto di non usare l'eufemismo di "riforme strutturali", ma di chiamare la cosa col suo nome, rivelandoci cosa c'è davvero dietro la manovra finanziaria: un piano di privatizzazioni. Un manuale di privatizzazione (definito proprio così:"handbook"), compilato congiuntamente dal personale del FMI e della sua sorella Banca Mondiale, si trova sul sito di quest'ultima. Cliccando alla voce "Financial & Private Sector Development" ci vengono spiegati gli effetti mirabolanti delle privatizzazioni.(2)
C'è da stupirsi allora se i nostri "esperti economisti" italiani, dalle colonne del "Il Sole-24 ore", si dimostrino altrettanto entusiasti delle virtù delle privatizzazioni, le quali sarebbero capaci, da sole, di debellare l'insidia del debito pubblico? Di fronte ad un entusiasmo così chiaramente disinteressato, solo un incorreggibile malpensante potrebbe sospettare che l'allarmismo/terrorismo sul debito pubblico costituisca un pretesto funzionale proprio ad attuare il piano delle privatizzazioni.(3)
Insomma: se ogni tanto vi chiedete perché all'opposizione sia proibito fare l'opposizione; se volete sapere come mai l'agenda politica sia segnata dalle scadenze ineludibili delle manovre finanziarie, a cui tutti debbono inchinarsi; se vi sembra strano che un governo-fantoccio presieduto da un manichino non si decida a cadere; se, infine, vi sentite "spaesati" nel vostro Paese, allora, per capire cosa succede, sarebbe il caso che ogni tanto andaste a consultare il manuale di colonialismo del Fondo Monetario Internazionale.

(1) http://translate.google.com/translate?hl=it&prev=/search%3Fq%3Dimf%2Bgreece%26hl%3Dit%26rlz%3D1R2ACAW_it%26prmd%3Divns&rurl=translate.google.it&sl=en&u=http://www.imf.org/external/np/exr/facts/globstab.htm
(2) http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://web.worldbank.org/WBSITE/EXTERNAL/TOPICS/EXTFINANCIALSECTOR/0,,contentMDK:22463726~pagePK:148956~piPK:216618~theSitePK:282885,00.html&ei=BskdTv6eKoPpOaf2-KkJ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CDIQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dinternational%2Bmonetary%2Bfund%2Bprivate%2Bsector%2Bdevelopment%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D487%26prmd%3Divns
(3) http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-07-13/ecco-come-arrivare-subito-082038.shtml?uuid=Aa9UChnD
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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