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"Politically correct" è l'etichetta sarcastica che la destra americana riserva a coloro che evitano gli eccessi del razzismo verbale. "Politicamente corretto" è diventata la locuzione spregiativa preferita ovunque dalla destra. In un periodo in cui non c'è più differenza pratica tra destra e "sinistra", la destra rivendica almeno la sguaiataggine come proprio tratto distintivo."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 22/12/2011 @ 01:03:06, in Commentario 2011, linkato 6288 volte)
Un Putin politicamente in difficoltà ha scelto di rilanciare la polemica contro gli Stati Uniti a partire da un tema cruciale, cioè le dirette responsabilità americane nell'assassinio di Gheddafi. All'opinione pubblica russa, questa presa di posizione di Putin rischia però di apparire come una tardiva scoperta dell'acqua calda, che non ottiene altro che di mettere ancora più in rilievo la linea di acquiescenza seguita dal Cremlino nei confronti dell'aggressione della NATO alla Libia.[1]
La diplomazia russa, nel marzo scorso, aveva condiviso supinamente la narrazione NATO circa un Gheddafi tiranno isolato, pronto a bombardare il suo popolo: un Gheddafi politicamente morto.[2]
Nei fatti invece il regime di Gheddafi si è confermato come il vero referente dell'equilibrio tribale in Libia; tanto che ci sono voluti più di sette mesi di bombardamenti feroci per sconfiggerlo, nonostante alcune opportunistiche defezioni interne al regime. Persino per la conquista sul terreno non sono bastati i sedicenti "ribelli", ma sono risultate necessarie non solo truppe mercenarie inviate dal Qatar, ma anche truppe scelte britanniche, come le SAS.[3]
Queste cose i cittadini russi le sanno, poiché la loro informazione gliele ha raccontate giorno per giorno; e la frustrazione è stata tanta, non soltanto in riferimento all'aggressione contro un Paese ritenuto amico, ma anche per le gravi conseguenze a scapito della sicurezza russa. Appare perciò strano un Putin che rinfaccia alla NATO il suo comportamento criminale, ma che poi continua ad apparire esitante di fronte alle nuove aggressioni in programma da parte della stessa NATO, come quelle nei confronti della Siria e dell'Iran. Solo pochi giorni fa la diplomazia russa ha lanciato una proposta di risoluzione ONU sulla Siria che è un vero esercizio di cerchiobottismo.[4]
Se Putin volesse davvero rifarsi una verginità, gli basterebbe offrire pubblicamente la sua garanzia militare alla Siria ed all'Iran, che sono anche Paesi a ridosso dei confini russi. Ma Putin può permettersi un ritorno alla guerra fredda? Su un piano strettamente politico e militare se lo potrebbe permettere, eccome.
Ci sono però in ballo gli affari di Gazprom, che non sopporterebbero un inasprimento dei rapporti con la NATO. La Russia è oggi il maggiore produttore ed esportatore di petrolio al mondo, davanti persino all'Arabia Saudita.[5]
Il gruppo dirigente di Gazprom, di provenienza KGB, sta accumulando fortune personali da capogiro, cosa che la dice lunga sui veri motivi della caduta del comunismo. Gazprom è riuscita a far approvare una legge che le consente persino di farsi un proprio esercito privato.[6]
Il giro di affari russo con la Germania è di proporzioni spaventevoli, tanto che Putin è stato incensato sfacciatamente dal governo tedesco; un dettaglio che ha fatto molto arrabbiare il filosofo e russofobo francese André Glucksmann.[7]
Persino Marchionne è in contatti di affari con la Russia, ed è volato a Mosca, probabilmente non solo a discutere di mercato russo, ma anche per riscuotere da Putin garanzie e coperture circa l'ulteriore colonizzazione dell'Europa dell'Est.[8]
A coronamento del suo percorso affaristico, oggi la Russia è stata accolta trionfalmente nell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), cosa che spiega le timidezze di Putin verso la NATO e verso le sue minacce colonialistiche contro Siria ed Iran.[9]
Le sparate di Putin possono perciò incantare i tanti "putiniani" dell'Europa occidentale, ma non convincono più i Russi, che cominciano a vedere in lui un fumoso parolaio funzionale all'affarismo; un affarismo che oggi costituisce un'oggettiva minaccia per la integrità della Russia, dato che proprio la vicenda di Gheddafi dimostra che le oligarchie occidentali non si accontentano di trovare partner d'affari, ma vogliono colonie.
Per le recenti elezioni russe si è parlato di brogli, ma in effetti anche i brogli hanno funzionato poco, visto che il partito comunista di Zyuganov si è avvicinato nei risultati alle sue dimensioni reali, che sono storicamente quelle del partito di maggioranza relativa. Zyuganov oggi è in piazza a protestare contro i brogli, ma probabilmente è il primo a rendersi conto che una situazione di instabilità prolungata rischierebbe di favorire non lui, bensì soluzioni del tipo "rivoluzione colorata", con l'emergere di qualche fantoccio della NATO, del genere di Vaclav Havel.[10]
Il problema è che in Russia non c'è solo Gazprom a fare affari, ma è rimasta ancora una presenza significativa ed incombente della multinazionale British Petroleum, che è oggi la seconda nel giro di affari del petrolio e del gas russi.[11]
La convivenza di BP con Gazprom è conflittuale, ma entrambe condividono il culto degli affari ed il timore nei confronti di Zyuganov. La rivoluzione colorata, con la conseguente colonizzazione e lo smembramento della Russia, diventerebbe una prospettiva concreta se alla crisi del putinismo non dovesse corrispondere un'immediata affermazione di forze decisamente anticolonialiste.
La British Petroleum è da sempre in simbiosi con i servizi segreti britannici. Le attuali legislazioni occidentali sul lobbying e sul conflitto di interessi non sono soltanto permissive, ma addirittura promuovono i rapporti tra imprese private e servizi segreti. Anche l'Italia si è adeguata a questa tendenza con la Legge 124/2007, che prevede e favorisce accordi diretti tra affaristi privati e servizi segreti. Appena l'anno scorso il servizio segreto interno, l'AISI, e Confindustria hanno stretto ufficialmente una sorta di patto d'acciaio.[12]
Questa ufficialità dei rapporti tra imprese private e servizi segreti consente oggi alle notizie a riguardo di uscire tranquillamente allo scoperto. Ha fatto di recente scalpore in Gran Bretagna la vicenda di un agente del servizio segreto MI6, un esperto di Russia e Cina, prepensionatosi per andare a fare il lobbista alla British Petroleum; tanto non c'è più rischio di incriminazione ad esibire certe "connection", che una volta avrebbero suscitato non solo stupore, ma anche scandali ed inchieste giudiziarie; magari poi insabbiate, ma comunque fastidiose.[13]
Le direttive del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e del WTO circa lo Sviluppo del Settore Privato (Private Sector Development) hanno infatti trasformato le istituzioni pubbliche in agenzie del lobbying delle imprese private, cioè in enti assistenziali per ricchi. Il conflitto di interessi non solo viene accettato, ma è stato anche consacrato dalla dottrina economica ufficiale.[14]
Nell'orticello italiano ciò ha fatto sì che un banchiere privato come Attilio Befera possa vantare il suo incredibile curriculum. Partito da Efibanca per presiedere dapprima una società per azioni a capitale pubblico come Equitalia, Befera è andato poi alla conquista della dirigenza del suo principale azionista, cioè l'Agenzia delle Entrate, dalla quale ora può controllare anche la Guardia di Finanza.[15]
A questo punto non è neppure più una sorpresa che Befera possa ostentare pubblicamente i suoi rapporti con i servizi segreti, andando a scrivere sull'organo ufficiale dell'AISI, la rivista "Gnosis". C'è una intossicazione informativa piuttosto diffusa che cerca di dirottare le notizie sui conflitti di interessi nel calderone del complottismo. Ma immaginiamoci il povero Befera intento ad organizzare un complotto: per mettere insieme Efibanca, Equitalia, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza ed Aisi, sarebbe costretto a parlare sempre da solo.[16]
Nella grande arena internazionale, lo Sviluppo del Settore Privato (o Assistenzialismo per Ricchi) ha comportato che la British Petroleum oggi possa vantare tra i suoi lobbisti nientemeno che l'Unione Europea, che è quella che assiste e tutela gli affari di BP in Russia, ed intercede per essa quando finisce nel mirino delle autorità russe per averla fatta troppo grossa.[17]
C'è da chiedersi come Putin possa aver pensato di affrontare questi fior di criminali super-assistiti mantenendosi le mani legate. Ma l'avidità può ottundere anche l'istinto di conservazione.

[1] http://www.corriere.it/esteri/11_dicembre_15/putin-contro-usa_b23498ea-2704-11e1-853d-c141a33e4620.shtml
[2] http://www.instablog.org/ultime/111834.html
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.guardian.co.uk/world/2011/aug/23/sas-troopers-help-coordinate-rebels&ei=JfGwTs61HY7OswaBxuDrCg&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CDwQ7gEwAg&prev=/search%3Fq%3Dqatar%2Blibya%2Bguardian%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
[4] http://blog.panorama.it/mondo/2011/12/16/siria-la-russia-a-sorpresa-presenta-una-bozza-di-risoluzione-allonu/
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.energytribune.com/articles.cfm/8444/TNK-BP-Gazprom-Lead-Russia-To-Record-High-Oil-Output&ei=69vsToavEav24QSz_9yQCQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=10&ved=0CHEQ7gEwCQ&prev=/search%3Fq%3Dgazprom%2Bvs%2Bbritish%2Bpetroleum%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%Dimvns
[6] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.liveleak.com/view%3Fi%3D829_1183743028
[7] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.gazprom-germania.de/en/&ei=wtrsTrjCFoWM4gSflbDsCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=10&ved=0CF8Q7gEwCQ&prev=/search%3Fq%3Dgazprom%2Baffari%2Bgermania%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
http://archiviostorico.corriere.it/2011/luglio/10/Germania_incorona_Putin_Lavora_per_co_9_110710021.shtm
l [8] http://www.trend-online.com/ansa/fiat-marchionne-vola-in-russia/
[9] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-12-17/russia-entra-anni-negoziati-081533.shtml?uuid=Aae0Q5UE
[10] http://www.agenziastampaitalia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4768:zyuganov-il-neo-colonialismo-della-nato-minaccia-anche-la-russia&catid=3:politica-estera&Itemid=35
[11] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.bp.com/sectiongenericarticle.do%3FcategoryId%3D483%26contentId%3D2000676&ei=vt3sTs-gDI6K4gSMy8mICQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CDAQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Drussia%2Bbp%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Dimvns
[12] http://www.oipamagazine.eu/categoria1060/Imprese/Tecnologia-e-Business/aisi--confindustria-piano-per-la-tutela-delle-imprese-strategiche-italiane.html
[13] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.dailymail.co.uk/news/article-2015538/Revolving-door-row-ex-MI6-spy-lands-BP-job.html&ei=N6btTtHZL_D34QScleilCQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&ved=0CCsQ7gEwAQ&prev=/search%3Fq%3Dbp%2Bmi6%26hl%3Dit%26rlz%3D1R2ACAW_it%26prmd%3Dimvns
[14] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://wwwr.worldbank.org/fpd&ei=VNTwTpz5E8zY4QSRmOW0AQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CEgQ7gEwAg&prev=/search%3Fq%3Dprivate%2Bsector%2Bdevelopment%2Bwto%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvnsb
[15] http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/nsilib/nsi/agenzia/chi+siamo/organigramma+centrale+2009/direttore+agenzia+delle+entrate
[16] http://www.sisde.it/gnosis/Rivista19.nsf/ServNavig/13
[17] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://archive.corporateeurope.org/docs/extracting_influence_russia.pdf&ei=MaLtTtbVEsPQhAeUrLmxCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=9&ved=0CGwQ7gEwCA&prev=/search%3Fq%3Dbritish%2Bpetroleum%2Bsecret%2Bservice%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Dimvns
 
Di comidad (del 29/12/2011 @ 01:34:45, in Commentario 2011, linkato 6358 volte)
Un po' alla volta il governo Monti sta smentendo il suo presunto stile istituzionale, lasciandosi andare alle provocazioni tipiche di chi non abbia intenti trasparenti. La sortita del ministro Elsa Fornero sull'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, non solo ricalca le performance a cui ci aveva già abituato il suo predecessore Sacconi, ma ha seguito anche un rituale ormai scontato nei minimi dettagli.
Dopo le ovvie reazioni dei sindacati, il ministro ha esibito infatti il consueto vittimismo arrogante. Nelle sue esibizioni televisive, la Fornero ha fatto venire in mente le parole di fra Cristoforo che descrivono l'atteggiamento del potente malintenzionato: "Può adirarsi che tu mostri sospetto di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello di che tu sospetti è certo: può insultare e chiamarsi offeso, schernire e chiedere ragione, atterrire e lagnarsi, essere sfacciato e irreprensibile."
L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori in sé non ha nulla a che vedere con la cosiddetta flessibilità dato che si trova nel Titolo II, che tratta "della libertà sindacale", cioè stabilisce le modalità di reintegro nel posto di lavoro nei casi di chiaro intento discriminatorio per motivi sindacali, politici o religiosi, previsti all'articolo 15. Nello stesso Titolo II c'è anche l'articolo 17, che fa divieto ai padroni di costituire sindacati di comodo, un articolo che non risulta sia mai stato applicato. [1]
L'attacco all'articolo 18 ha quindi una valenza pretestuosa e propagandistica, che implica in effetti un attacco alla stabilità del rapporto di lavoro, cioè mira all'istituzione della cosiddetta "flexsecurity": una precarizzazione di massa. I lobbisti cantori della flexsecurity - fra cui si distingue per zelo l'onnipresente Pietro Inchino - promettono mirabilie, tra le quali la certezza per il lavoratore di guadagnare di più; ma si tratta di retorica priva di pezze d'appoggio.
Nei suoi progetti di legge, Inchino arriva sino a proporre un preavviso al licenziamento che potrebbe giungere ad un massimo di dodici mesi, e poi corsi di formazione, ricollocazioni, ecc.; il tutto in base ad una figura idealizzata di imprenditore, previdente, preveggente e premuroso. Non si capisce poi perché il padronato dovrebbe accettare davvero tutti questi vincoli al licenziamento visto che, in base alla Legge 223 del 1991 sulla mobilità, può già disfarsi dei lavoratori come e quando vuole. [2]
Non è un caso che Confindustria dia il suo entusiastico appoggio allo slogan della flexsecurity, ma poi si guardi bene dal prendere impegni precisi. In base al grado di concretezza che esibisce nelle sue argomentazioni, Inchino avrebbe potuto spingersi anche a promettere ai lavoratori che la flexsecurity possa far ricrescere i capelli. [3]
A quanto se ne sa, il governo Monti vorrebbe spacciare la flexsecurity come provvedimento per la "crescita", ma l'unico risultato certo della flexsecurity prospettato sinora, riguarda il vincolare la vita del lavoratore a delle "card", così descritte in un articolo su "La Stampa" dello scorso anno: "Smart card. (...) la “flex security card”, una smart card con microchip, che consente l’ingresso nel mondo dei servizi di orientamento e contiene i dati personali crittografati e un borsellino elettronico ricaricabile (e-valet) per acquisti di servizi di “life long learning”, cioè di orientamento e di apprendimento continuo."[4]
Insomma, si sta parlando di un servizio di carte di credito obbligatorie, che rappresenterebbero l'unico filo di continuità nel rapporto lavorativo; un business delle carte di credito ovviamente gestito dalle banche. Le banche sono universalmente odiate e disprezzate, ma è l'infanzia della politica a misurare il potere reale sulla base del consenso o della popolarità. La potenza ideologica del lobbying bancario sta invece nella sua capacità di dissimularsi, cioè nel creare i fantasmi di emergenze (il default, la rigidità del lavoro, ecc.), per presentare la soluzione al "problema" sempre e solo dal punto di vista degli interessi delle banche, lasciando però questi interessi in ombra o sullo sfondo. I lobbisti delle banche si celano fra le persone più insospettabili ed in tutti gli anfratti delle istituzioni.
Ipotesi complottiste? No, parola del Tesoro statunitense: "Il Dipartimento del servizio di gestione finanziaria del Tesoro (FMS) ha designato Comerica Bank come suo agente finanziario a una nuova iniziativa per dare a milioni di americani unbanked la possibilità di utilizzare una carta di debito prepagata per la ricezione di sicurezza sociale e altri pagamenti delle prestazioni federali. Il "Direct Express ®" carta offre un'alternativa più sicura e più conveniente per assegni cartacei. Comerica Bank è stata selezionata, in parte, a causa della sua esperienza di emittente della carta prepagata per milioni di beneficiari di prestazioni, in particolare per i programmi di governo statale." [5]
Si trattava di distribuire denaro pubblico, perciò il Tesoro statunitense avrebbe potuto istituire, con minori costi, una propria card; ma nel 2008 il Tesoro ha deciso lo stesso di riconvertire l'assistenza per i poveri in assistenza a favore dei ricchi. Insomma, alla fine sono sempre i poveri a dover versare l'elemosina ai ricchi. La beneficiata nella circostanza è Comerica Bank, un grosso e secolare istituto di credito texano, che ha la sua sede centrale a Dallas.[6]
Potrebbe essere lo spunto per una nuova serie televisiva di "Dallas". I discendenti di J.R., invece di occuparsi del business del petrolio, si dedicherebbero a quello che si prospetta come il maggiore business degli anni 2000: lo sfruttamento della crescente miseria.

[1] http://www.dplmodena.it/statuto_dei_lavoratori.htm
[2] http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/0ADB71B0-289C-4ADD-AE82-7BAC28013AF2/0/19910723_L_223.pdf
[3] http://www.pietroichino.it/?p=17835
[4] http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=302&ID_articolo=62&ID_sezione=686&sezione
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.fms.treas.gov/news/press/financial_agent.html
[6] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.comerica.com/&ei=-yf4TqOONMOg4gTricmNCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CC8Q7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dcomerica%2Bbank%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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