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"Un'idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea."

Oscar Wilde
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 01/03/2012 @ 01:43:24, in Commentario 2012, linkato 2304 volte)
Non è un periodo aureo per il mito della "democrazia occidentale". In Grecia un governo è stato cacciato per essersi permesso di convocare un referendum, ed insieme con la Grecia, anche Spagna ed Italia oggi prendono esplicitamente ordini dalla BCE, dal FMI, dall'OCSE e da altre sigle terroristiche. Per fortuna il sedicente Occidente ha il suo solito asso nella manica: un nemico da presentare come il "male assoluto". Ad interpretare la parte del mostro stavolta è il "pazzo dittatore" Ahmadinejad, il quale, secondo la fiaba ufficiale, tenterebbe di arrivare all'atomica per distruggere Israele e - perché no? - anche un bel po' di Occidente.
La vera vicenda del nucleare iraniano è un seguito di paradossi. Il progetto nucleare fu iniziato addirittura dallo Scià, ma venne sospeso da Khomeini non appena salito al potere, nel 1979. Khomeini spiegò la sua decisione affermando che si trattava di un progetto costoso ed inutile, che serviva solo ad alimentare appalti e corruzione. Non fu un caso perciò che poi il progetto nucleare venisse ripreso e rilanciato proprio dall'ala più filo-occidentale - e più corrotta - del regime iraniano, quella del clepto-clero di Rafsanjani e Mousavi.
La scarsa considerazione morale da cui è oggi circondato in Iran il clero sciita, ha consentito l'ascesa di un laico come Ahmadinejad alla presidenza della repubblica. Ma oggi lo stesso Ahmadinejad si trova costretto dall'aggressione occidentale ad impugnare proprio il progetto nucleare dei suoi avversari interni come una bandiera di indipendenza nazionale.
Paradosso nel paradosso: un pericolo nucleare iraniano non esiste. Ad affermarlo è la CIA, che segnala che almeno dal 2003 non risulta in Iran nessuna ricerca per riconvertire il nucleare civile in nucleare militare. La notizia è del "New York Times". [1]
Come già era accaduto all'epoca della propaganda di Bush sulle "armi di distruzione di massa" di Saddam Hussein, anche oggi la CIA si permette il lusso di tirarsi fuori dalla propaganda del Dipartimento di Stato, in modo da salvare la propria reputazione di serietà informativa; tanto a fare il lavoro sporco di disinformazione ci sono i servi dell'AIEA, l'agenzia ONU per lo sviluppo ed il controllo del nucleare civile. Del resto, anche se la bolla propagandistica sul pericolo nucleare iraniano svanisse, altri pretesti verrebbero immediatamente inventati. Anzi, sono già pronti.
Il caso dei due militari italiani delle truppe da sbarco, imputati di aver assassinato degli inermi pescatori indiani, ha fatto sapere all'opinione pubblica che le nostre forze armate sono disseminate ovunque per il mondo a combinare guai. Per conto della NATO, i nostri militari sarebbero impegnati, nientemeno, che a dare la caccia ai pirati dell'Oceano Indiano, come nei romanzi di Sandokan.
Sandokan non è mai esistito, è un personaggio letterario inventato dallo scrittore Emilio Salgari, che lo delineò in base alle notizie di stampa dell'epoca, manipolate dalla propaganda coloniale britannica, che così giustificava la sua massiccia e aggressiva presenza navale nell'Oceano Indiano. Pirati immaginari allora, e pirati immaginari anche adesso. Infatti cosa ci fanno le flotte della NATO in quelle acque? O sparano ad innocenti pescatori, oppure intercettano e sequestrano... navi iraniane.
Dal sito della NATO, si apprende infatti che il 7 gennaio ultimo scorso un mercantile di nazionalità iraniana è stato intercettato a colpi di arma da fuoco, e poi sequestrato, da una nave danese appartenente alla stessa NATO. Il mercantile iraniano sarebbe stato identificato - senti, senti -come una "nave madre dei pirati". [2]
Insomma, la NATO ha avviato una guerra commerciale contro l'Iran. Prove tecniche di blocco navale. La NATO conduce questo blocco con i metodi della pirateria; ma, tanto per cambiare, la NATO accusa gli altri di essere i pirati. Ma non è finita.
Infatti pochi giorni dopo che il mercantile iraniano era stato fermato dalla nave danese, lo stesso mercantile insieme con il suo equipaggio è stato salvato da una nave militare italiana, la fregata "Grecale". La notizia è riportata dal sito della NATO e rilanciata, con scarso rilievo, anche da una parte della stampa. [3]
Ma le regole non scritte dell'Alleanza Atlantica impongono che all'Italia siano riservate le figure di merda, mentre la parte degli eroi spetta, come sempre, agli Americani. Infatti navi militari americane hanno anch'esse rivendicato di aver svolto il ruolo del samaritano nei confronti di mercantili iraniani, stavolta insidiati dai pirati. Ovviamente in questo caso i rilanci di stampa sono stati vistosi ed entusiastici, a sottolineare che, nonostante le minacce iraniane, gli USA non rinunciano al loro slancio umanitario. [4]
Insomma, presi come pirati o "salvati" dai pirati, i mercantili iraniani nell'Oceano Indiano non sono lasciati in pace dalle navi della Marina NATO e della UsNavy. Attualmente i Paesi confinanti con l'Iran sono occupati dagli USA (Iraq e Pakistan), oppure occupati dalla NATO (Afghanistan), oppure sono parte della NATO (Turchia), oppure hanno accordi più o meno stretti di partnership con la NATO (Armenia, Azerbaijan, Turkmenistan). A chiudere l'accerchiamento dell'Iran, provvede ora la presenza della flotta NATO nell'Oceano Indiano col pretesto della pirateria.

[1] http://www.agi.it/iphone/notizie/201202250918-est-rom0009-iran_intelligence_usa_non_ha_prove_che_lavori_all_atomica
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.nato.int/cps/fr/SID-2CAC683E-A50E7383/natolive/news_82585.htm%3FselectedLocale%3Den&ei=dcRLT9m6OdH74QTghqXqAw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CD0Q7gEwAg&prev=/search%3Fq%3Dnato%2Botan%2Bindian%2Bocean%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.nato.int/cps/en/SID-33656733-17FF167B/natolive/news.htm%3Fkeywordquery%3DAllied%2520Provider%2520(Operation)%26search%3Dtrue&ei=trlMT9b4IM7ItAbpypGfDw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=5&ved=0CEEQ7gEwBDgK&prev=/search%3Fq%3Dnato%2Botan%2Bindian%2Bocean%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%3D1R2ADRA_itIT470%26biw%3D1280%26bih%3D565%26prmd%3Dimvns
http://www.giornaledellumbria.it/article/article16020.html
[4] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.businessweek.com/news/2012-01-12/iran-fishermen-freed-from-suspected-pirates-u-s-navy-says.html&ei=gb5MT8LeAZHitQaHl9yYDw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&ved=0CDwQ7gEwAQ&prev=/search%3Fq%3Dus%2Bnavy%2Biranian%2Bfishermen%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ADFA_it%26biw%3D1280%26bih%3D565%26prmd%3Dimvns
http://www.repubblica.it/esteri/2012/01/10/news/nave_usa_salva_sei_marinai_di_teheran-27884001/
 
Di comidad (del 08/03/2012 @ 08:22:01, in Commentario 2012, linkato 3299 volte)
Il movimento No-Tav ha toccato qualcosa di più di un nervo scoperto del potere, è andato ad investire quella che è la "contraddizione principale" del sistema degli affari. L'affarismo è una realtà che vive esclusivamente di se stessa, slegata da qualsiasi prospettiva economica o da qualsivoglia progetto sociale. A qualcuno comincia a sorgere il sospetto che persino il mitico mega-tunnel sotterraneo costituisca una chimera utile ad assegnare appalti, effettuare espropri di terreni e aprire cantieri in Val di Susa; che l'opera sia effettivamente realizzabile o meno, poco importa, perché in ogni caso il fiume di denaro pubblico e di speculazioni immobiliari potrebbe scorrere ugualmente per decenni.
Il mega-tunnel potrebbe quindi diventare una sorta di idolo virtuale alla religione dell'assistenzialismo per ricchi, un moloc ai piedi del quale i poveri dovrebbero compiere sacrifici e versare i loro oboli sotto forma di tasse e di tagli. A spacciare la beneficenza ai ricchi come bene comune-democrazia-sviluppo, ci penserà ovviamente il lobbismo.
La religione dell'assistenzialismo per ricchi ha infatti i suoi sacerdoti, i lobbisti appunto. Al berlusconismo si è sostituito oggi il mariomontismo, cioè un nuovo culto della personalità che serve a coprire non più un personale conflitto di interessi, ma un lobbismo sfacciato. Mario Monti è infatti membro del Business and Economics Advisors Group del Consiglio Atlantico, l'organo supremo della NATO. Insieme con Monti siedono in questo Advisors Group anche esponenti di BNP Paribas e Deutsche Bank, cioè le due banche che sponsorizzano rispettivamente le due maggiori multinazionali dell'alta velocità: la francese Alstom e la tedesca Siemens. Anzi, Deutsche Bank e Siemens sono praticamente la faccia finanziaria e la faccia industriale dello stesso gruppo: Josef Ackermann è sia presidente di Deutsche Bank che vicepresidente di Siemens. Il business dell'alta velocità ha quindi la sua principale agenzia di lobbying addirittura nella NATO. [1]
L'affarismo ha costruito un edificio colossale di pubbliche relazioni che evoca ipotesi di sviluppo ed orizzonti avveniristici, ma il castello degli slogan regge a patto di sottrarsi metodicamente a qualsiasi contraddittorio. Nella scorsa settimana i media hanno profuso ogni genere di diversivi pur di non affrontare i nodi del problema. Il pubblico è stato intrattenuto sul trattamento inumano che un manifestante No-Tav avrebbe inflitto ad un carabiniere, etichettato col titolo di "pecorella"; un'esperienza agghiacciante che segnerà sicuramente il povero milite per il resto della sua esistenza.
Si è fatto anche ricorso, come al solito, alla poesia di Pasolini dedicata agli scontri di Vallegiulia nel 1968; "dimenticando" però di precisare che Pasolini ce l'aveva con quegli ambigui figli dell'alta borghesia romana che, partecipando a quegli scontri, cercavano di arrogarsi un ruolo di leadership rivoluzionaria per poi spenderlo in attività di intossicazione e provocazione. Giuliano Ferrara, tanto per fare un nome: c'è ancora chi se lo ricorda "casualmente" immortalato da una foto del "Messaggero", che lo riprendeva a Vallegiulia mentre fuggiva per una carica della polizia. La poesia di Pasolini era quindi dettata da intuito preveggente e non certo da amore per la polizia, che una volta aveva cercato persino di incastrarlo accusandolo di rapina a mano armata al bar di un distributore di benzina.
Qui però siamo ancora nell'ambito dei colpi di assaggio, mentre il vero affondo della guerra psicologica contro i No-Tav, è stato affidato nientemeno che a Giancarlo Caselli, attuale Procuratore Capo della Repubblica a Torino. La stampa di destra considera Caselli un "comunista", come fa persino con Napolitano. Ma giocare a fare i coglioni è una tipica tecnica comunicativa della destra (e magari, giocando, coglioni lo diventano sul serio). La contro-comunicazione della finta sinistra si basa invece sulla retorica della "responsabilità", cioè l'alibi che consente alla finta sinistra di supplire alle carenze ed alle cialtronerie della destra dichiarata. Caselli, con il suo look "responsabile", ha fornito infatti al governo un supporto che ha travalicato la sua funzione di magistrato, contribuendo in modo decisivo a rievocare lo spettro del terrorismo e degli "anni di piombo".
Il giornalista Marco Travaglio stavolta si è arrampicato sugli specchi per difendere la posizione di Caselli: in fin dei conti un Procuratore della Repubblica che manda in galera la gente, non fa altro che il suo mestiere di sbirro togato. Travaglio non è l'ultimo arrivato sulla questione della Val di Susa, dato che se ne occupa da molti anni, sin dalla prima inchiesta giudiziaria sugli appalti TAV, che riguardò Lunardi e Martinat, cioè il ministro delle infrastrutture ed il suo sottosegretario nel secondo governo Berlusconi. Le analisi di Travaglio dell'epoca appaiono anche più lucide di quelle di adesso, in quanto già si delineava il quadro di una politica priva di ogni autonomia, ridotta a parco lobbisti delle banche e delle imprese. [2]
Ma oggi Travaglio non vuol prendere atto che il lobbismo ha infettato anche ambienti insospettabili. La questione Caselli va ben oltre la vicenda degli arresti, e persino molto al di là dello strabismo professionale di un magistrato che vede soltanto le reazioni dei manifestanti e non le aggressioni a freddo della polizia, come quando si è cercato di concretizzare la ricerca del morto auspicato dal capo della polizia Manganelli. Un manifestante è stato inseguito al punto da fargli cercare scampo su un traliccio; e la polizia, invece di eliminare il pericolo telefonando all'Enel (in un minuto l'alta tensione poteva essere tolta), ha preferito farlo minacciare da un rocciatore.
Caselli ha fatto però anche di più che lo sbirro e lo strabico, ha infatti indossato i panni della vittima del terrorismo, ha trattato delle contro-assemblee o delle manifestazioni di dissenso come se fossero violenze e tentativi di togliergli la parola. Inoltre Caselli si è rivolto agli abitanti della Val di Susa con espressioni subdole, ha sottolineato che soltanto tre degli arrestati risiedono nella Valle, come a dire che i problemi derivano da infiltrazioni esterne. Ha poi concluso con la tipica retorica dell'infantilizzazione dell'interlocutore, affermando che se alla Val di Susa si toglierà qualcosa, le venga restituito molto di più. [3]
Questo discorso paternalistico implicava anche una sottintesa minaccia ai valligiani: per il momento mi limito ad arrestare soprattutto persone di fuori, voi intanto accettate i contentini che vi prometteranno, perché domani la musica potrebbe anche cambiare. Caselli sta cercando cioè di ridurre la resistenza No-Tav a questione interna alla Val di Susa, mentre ormai è chiaro a tutti che il mega-tunnel ad alta velocità costituisce un'ipoteca sulla spesa pubblica italiana per i prossimi decenni.
Caselli in questa vicenda si è dimostrato un sepolcro imbiancato, in senso letterale (data l'ostentazione del lavoro del suo parrucchiere), ma soprattutto in senso allegorico e morale. Caselli ha assunto il ruolo del lobbista pro-Tav, ed in questo ruolo ha toccato il fondo dell'ipocrisia quando ha auspicato un ritorno al confronto tra le parti, come se non fosse stato sempre il governo a cercare a tutti i costi sia il fattaccio che il fatto compiuto.
Il governo Monti ha firmato alla fine di gennaio scorso un trattato-farsa con la Francia sul mega-tunnel, un trattato in cui si è glissato sulla questione dei pagamenti, al punto da dichiarare che una parte "dovrebbe" versarla l'Unione Europea. Questo finto accordo è stato sottoscritto evidentemente al solo scopo di impedire l'ipotesi di un referendum che abrogasse le leggi-obiettivo riguardanti il tunnel per l'Alta velocità in Val di Susa. I trattati internazionali non possono infatti essere sottoposti a referendum. [4]

[1] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://salvataggionotizie.bo.lt/bpmr9&ei=7gtXT8jSN4aA4gT645DRDw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCcQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dacus%2Bbusiness%2Band%2Beconomic%2Badvisors%2Bgroup%2Batlantic%2Bcouncil%26hl%3Dit%26sa%3DX%26biw%3D960%26bih%3D545%26prmd%3Dimvns
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.alstom.com/investors/individual-shareholders/useful-information/general-faq/&ei=la9TT47HA_PO4QS6zoCxBg&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&ved=0CC4Q7gEwAQ&prev=/search%3Fq%3Dbnp%2Bparibas%2Balstom%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://people.forbes.com/profile/josef-ackermann/26069&ei=J69TT92bA8uM4gSIyZ3DDQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&sqi=2&ved=0CDQQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dackermann%2Bsiemens%26hl%3Dit%26biw%3D960%26bih%3D545%26prmd%3Dimvns
[2] http://www.youtube.com/watch?v=HLinfT-_S2Y
[3] http://www.youtube.com/watch?v=pPknxU7Z9ro
[4] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-01-30/italia-francia-ratificano-accordo-182628_PRN.shtml
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


05/12/2024 @ 13:58:43
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