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"Le decisioni del Congresso Generale saranno obbligatorie solo per le federazioni che le accettano."

Congresso Antiautoritario Internazionale di Ginevra, 1873
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 18/10/2012 @ 01:13:33, in Commentario 2012, linkato 2551 volte)
Il ministro dell'Istruzione Profumo in queste ultime settimane ha adoperato contro la Scuola la tipica tecnica della doccia scozzese. Dopo aver fatto intravedere ai precari uno sbocco occupazionale con la promessa di un concorso, poi di fatto si è rimangiato tutto prospettando un irrealistico orario di ventiquattro ore per gli attuali insegnanti, ovviamente a stipendio inalterato. Con un eventuale aumento degli orari si chiuderebbero le porte agli insegnanti più giovani, aumentando a dismisura la già elevatissima età media degli insegnanti attuali. Dopo le effimere e false speranze, le nuove proposte-shock di Profumo hanno causato il panico non solo fra gli insegnanti a tempo determinato, ma anche fra quelli a tempo indeterminato, i quali, in pochi mesi, si sono visti sostituire la prospettiva della pensione con quella di una morte in scena, come Molière. A proposito dell'attentato di Brindisi, il ministro Profumo parlò di guerra psicologica contro la Scuola; ma oggi quelle sue ambigue parole appaiono più come un programma di governo che come una denuncia.[1]
La Rete degli Studenti Medi nel frattempo ha adottato come slogan la frase: "Make school, not war"; una formula che ha un suo indubbio fascino, ma non è del tutto storicamente attendibile. L'istruzione di massa è nata e si è sviluppata dalla seconda metà dell'800 in funzione delle esigenze militari degli eserciti di massa. Non a caso il Paese che elaborò il moderno modello di istruzione pubblica fu la Germania del Cancelliere Otto Von Bismarck. Non sarebbe stato possibile il macello della prima guerra mondiale, se la scuola pubblica non avesse preparato centinaia di migliaia di diplomati per coprire i ruoli degli ufficiali. Tra l'800 ed il '900, la Scuola è stata anche il principale veicolo della propaganda nazionalistica e colonialistica.[2]
La Scuola ed il militarismo non possono quindi essere presentati in alternativa, e ciò non vale solo per il passato, ma anche per il presente. La Scuola attuale non sembrerebbe più militarizzata nei comportamenti e nei contenuti, ma ciò riguarda soltanto l'abbandono di vecchi modelli di educazione nazionale, che sono stati sostituiti dai miti della superiorità occidentale, veicolati attraverso le formule della "Educazione alla Legalità" e della "Educazione ai Diritti Umani". La "Scuola democratica" è ancora un veicolo di propaganda bellica, poiché se da un lato predica l'accoglienza verso immigrati e "diversi", dall'altro lato criminalizza tutto ciò che esula dal recinto del Sacro Occidente. La Scuola pubblica riesce comunque ad imporre un atteggiamento acritico verso la "democrazia", cioè verso l'alibi "occidentale" ("Occidente" sta per NATO) per nuove avventure coloniali.
La Scuola Pubblica istruisce sempre meno, perché la vera istruzione deve essere a pagamento; oppure a credito, come negli USA, dove gli studenti escono dal sistema dell'istruzione con decine di migliaia di dollari di debiti. Negli Usa già le High School annoverano la carta di credito tra le materie di insegnamento, perciò si può supporre che lo standard di istruzione media debba adeguarsi al livello necessario per potersi indebitare elettronicamente.[3]
Le linee dettate dall'OCSE hanno mirato per decenni a svuotare l'istruzione pubblica, per rendere l'istruzione funzionale alla privatizzazione ed alla finanziarizzazione. L'effetto è stato di trasformare la Scuola Pubblica in una sorta di pseudo-istituzione, uno zimbello istituzionale da offrire in pasto ai media ed alle famiglie. Congedata l'antica disciplina funzionale all'inserimento nel lavoro e nella produzione, un altro effetto - voluto o collaterale - è stato quello di creare nella Scuola una sorta di realtà virtuale, in cui vigono regole e consuetudini che assegnano allo studente un ruolo di falso protagonismo ed illusorio potere sul mondo adulto. Infatti, mentre si liquidava lo Statuto dei Lavoratori, alla fine degli anni '90 il ministro Berlinguer sfornava quel monumento al falso diritto allo studio che è lo Statuto degli Studenti. Più o meno lucidamente, è nata quindi una nuova pedagogia, mirante a creare un cittadino che non abbia il senso della realtà e dei propri limiti. Sarà un caso, ma è il ritratto del perfetto fruitore dei servizi finanziari e del gioco d'azzardo.
Non è vero quindi che la funzione di indottrinamento propagandistico delle masse sia stata interamente assorbita dai grandi media, dato che la Scuola continua a svolgere una funzione di propaganda e di manipolazione. In un'intervista di una ventina d'anni fa, Giorgio Gaber affermava che mentre la televisione è dannosa e fa bene solo a chi la fa, la Scuola invece fa bene, poiché costringe all'applicazione. In realtà oggi l'istruzione fa male sia a chi la fa, sia a chi la riceve, poiché non ha altro risultato che avviluppare tutti in formule incongruenti.
Il mito democratico scolastico infatti non esclude neppure le suggestioni elitarie, con il mito della valorizzazione delle presunte "eccellenze", un vocabolo ormai sacro del gergo didattichese. A proposito di mitologia elitaria, c'è anche da notare che alla crescente umiliazione reale della funzione docente (divenuta "finzione" docente), fa riscontro nella propaganda ufficiale il crescere del mito di un insegnante ideale, capace di dimostrarsi irreprensibile e "degno" della sua missione in qualunque condizione di stress ambientale. Questo mito del super-eroe, "Superteacher", crea una specie di effetto paralizzante, tale da trasformare gli insegnanti reali in bersagli fissi della guerra psicologica. Lo stato di frustrazione trova sbocco in una competizione fine a se stessa fra gli insegnanti. Niente di strano quindi che la Scuola sia divenuta uno dei luoghi privilegiati del mobbing, non solo da parte dei dirigenti, ma anche fra gli stessi colleghi.
Tutto ciò porta al solo apparente paradosso di una Scuola Pubblica che è contemporaneamente un bersaglio, ma anche un veicolo della guerra psicologica. Il tema della guerra psicologica è quasi assente dal dibattito politico. Nel maggio scorso però è uscito un film che affronta questo tema: "Psywar", un documentario di Scott Noble, con contributi di Noam Chomsky, Howard Zinn ed altri. Il film ha parecchi limiti, ma rappresenta un tentativo serio di proporre la questione psywar ad un pubblico più vasto. [4]

[1] http://www.umbria24.it/brindisi-ministro-profumo-assisi-%C2%ABuna-guerra-psicologica-fatta-scuola%C2%BB-umbria24/99610.html
[2] http://www.articolo21.org/2012/09/make-school-not-war/
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.thirteen.org/edonline/lessons/&prev=/search%3Fq%3Dcredit%2Bcard%2Blesson%2Bplans%2Bfor%2Bhigh%2Bschool%26hl%3Dit%26biw%3D1440%26bih%3D763%26prmd%3Dimvns&sa=X&ei=0gl9ULjiII7Gswbv-IGAAQ&ved=0CC8Q7gEwAA
[4] http://www.youtube.com/watch?v=2xuoa7tF-x8&playnext=1&list=PL8266F6313ADE33C9&feature=results_video
 
Di comidad (del 11/10/2012 @ 02:41:29, in Commentario 2012, linkato 1630 volte)
Forse non è un caso che ogni volta che la pochezza del governo degli pseudo-contabili risulta evidente, scoppi qualche scandalo che punta i riflettori mediatici sulle magagne della "casta" politica. Qualcuno che non è completamente immerso nel feticismo della magistratura, si è persino accorto che, in tre anni, si tratta del secondo governatore della Regione Lazio fatto fuori senza imputazioni specifiche; nel caso di Marrazzo addirittura la frequentazione di trans diventò per i media più grave del fatto che dei carabinieri si dedicassero professionalmente al ricatto.
L'unico argomento a favore di Monti rimane a tutt'oggi quello di non infliggerci le continue figuracce nei consessi internazionali che per anni hanno costituito il marchio di fabbrica del Buffone di Arcore. Ma per evitare di fare il pagliaccio in pubblico, non c'era certo bisogno di un "tecnico".
Per il resto appare sconcertante la continuità del governo attuale con il governo precedente, in particolare per ciò che concerne la politica anti-industriale. La tanto attesa convocazione di Marchionne si è risolta nell'ennesimo calo di brache da parte del governo, mentre sull'Ilva di Taranto la doppiezza dello stesso governo si dimostra sempre più plateale.
Il tanto strombazzato decreto salva-Ilva del governo, approvato definitivamente pochi giorni fa dal senato, infatti appare congegnato per consegnare definitivamente l'azienda alla scure del boia, poiché circoscrive l'azione del commissario straordinario alla sola questione ambientale, come se l'acciaio non fosse un'indispensabile risorsa di base per tutta l'industria italiana. [1]
Per recuperare un potere contrattuale nei confronti della magistratura, un governo che avesse voluto fare appena sul serio avrebbe commissariato l'azienda in quanto tale, ponendosi in tal modo come interlocutore diretto della Procura e del GIP di Taranto. Il commissariamento dell'azienda avrebbe avuto gli stessi effetti di una nazionalizzazione, senza però comportarne i costi; in più avrebbe consentito di aggirare le pastoie dei trattati europei e delle norme anti-trust. Il commissariamento dell'azienda rappresentava in questa vicenda la strada ovvia ed obbligata, ed il governo ha scelto consapevolmente di non seguirla.
Il ministro dello"Sviluppo" Economico, Passera, si è infatti completamente defilato, delegando tutta la questione Ilva ad un ministero di serie B come quello dell'Ambiente. Il messaggio non poteva essere più chiaro: l'Ilva non rappresenta per il governo un problema strategico di sviluppo industriale, ma solo un'emergenza ambientale.
Nel finto dibattito parlamentare che ha accompagnato l'approvazione del decreto, nessuno è sembrato accorgersi del problema dell'inconsistenza della figura di un commissario con un mandato così circoscritto da porlo automaticamente in posizione di sudditanza nei confronti della magistratura. Per settimane la polemica si è quindi appuntata su aspetti marginali e folkloristici, come quello riguardante la possibilità di nominare, o meno, commissario al risanamento il governatore Nichi Vendola.
L'obiezione della destra nei confronti di Vendola ha inoltre riguardato la sua personale non competenza in questioni ambientali, ribadendo quindi che la figura del commissario ha una mera funzione tecnica. In realtà Vendola dovrebbe rispondere di non avere mai vigilato sulle emissioni tossiche dell'Ilva in tutti questi anni, contribuendo così a creare un'emergenza che nessuna "logica del profitto" potrebbe spiegare; poiché, se è vero che alcune tecnologie di disinquinamento comportano qualche costo in più, è anche vero che altre tecnologie innovative consentono un notevole risparmio in termini di acqua ed altre materie prime. Semmai si può parlare di "logica del privato", dato che nel mondo reale nessun imprenditore privato muove un dito o investe un centesimo se non arrivano prima gli incentivi pubblici; proprio per questo la strana inerzia della Regione Puglia e di Vendola nella vicenda dell'Ilva di Taranto sono tanto più evidenti. Che nel caso Ilva abbia agito - ed ancora agisca - un lobbying molto, ma molto, più potente di quello della stessa Ilva, appare come un'eventualità talmente realistica da risultare incommestibile per dei media addestrati alle cadenze della fiaba.
Il risultato complessivo del decreto del governo è consistito in quella mancanza di credibilità di tutto il progetto di risanamento ambientale, che ha consentito alla magistratura di porre condizioni sempre più ultimative. Il governo considera quindi già chiusa la partita sull'Ilva, tanto che tutte le sue dichiarazioni passate a sostegno dell'azienda si rivelano ora come puramente rituali e retoriche.
L'Ilva si toglierà di mezzo e, per pura coincidenza, la base NATO in costruzione al Molo Polisettoriale, proprio di fronte al molo dell'Ilva, avrà un'intera insenatura del porto di Taranto a disposizione dei propri sommergibili nucleari. Come è noto, i sommergibili nucleari non inquinano affatto; se non altro perché, a causa del segreto militare, è impossibile monitorare i fondali dove si muovono i sommergibili.
Come pure è sicuramente una semplice coincidenza anche il fatto che Monti, prima di diventare Presidente del Consiglio, fosse un advisor del Consiglio Atlantico della NATO. La "coincidenza" forse vuole che l'Italia non interessi più come Paese industriale, ma solo come base militare.

[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-03/ecco-decreto-ilva-riconosce-133108.shtml
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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