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"Un'idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea."

Oscar Wilde
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 12/04/2012 @ 02:49:17, in Commentario 2012, linkato 2413 volte)
Molti commentatori hanno notato l'eccessiva tempestività dell'inchiesta giudiziaria che ha colpito il vertice della Lega Nord. L'aspetto grottesco di alcuni dei commenti più "autorevoli" ha riguardato invece la rievocazione del "ruolo storico" svolto dalla Lega nel porre al centro la "questione settentrionale" e nel rappresentare le "ragioni del profondo Nord". A tutt'oggi però non si comprende quali istanze sociali ed economiche siano rappresentate - o siano state rappresentate - dalla Lega, che si è sempre manifestata come un fenomeno di mestierantismo politico artificiosamente gonfiato dai media.
Se è vero che l'attuale inchiesta giudiziaria va ad indebolire una componente della sparuta "opposizione" al governo Monti, è vero anche che sino a pochi giorni fa si trovava sulla graticola giudiziaria e mediatica un lacchè del governo come Rutelli. Appena ieri persino Vendola è finito nell'elenco degli indagati.
In questi ultimi mesi le inchieste giudiziarie hanno bombardato il sistema politico nel suo insieme, e non solo per la questione dei rimborsi elettorali. Ed anche ora i moventi "concreti" per lasciar via libera alle inchieste giudiziarie non mancano.
Venti anni fa, all'epoca di "Mani Pulite", il sistema dei partiti controllava ancora banche e partecipazioni statali. Oggi la politica controlla al massimo gli appalti locali, le municipalizzate e le casse di risparmio; ma per le privatizzazioni anche questi avanzi non sono da buttare. Nell'affarismo locale la Lega si era ritagliato la sua fetta praticamente dall'inizio, perciò non si possono presentare le sue magagne attuali come una degenerazione rispetto ai passati ideali.
Proprio la stampa ufficialmente "avversa" al leghismo, come il quotidiano "La Repubblica", ha più contribuito a consacrare i falsi miti della "buona amministrazione" e della "diversità" della Lega. Le narrazioni giornalistiche sul fenomeno Lega di questi ultimi due decenni hanno avuto la stessa pretenziosa ed elucubrata pretestuosità dei dilemmi esistenziali di Batman. Neppure i testi biblici hanno avuto altrettante esegesi dei rutti di Bossi. All'inizio degli anni '90 giornalisti "insospettabili" come Gad Lerner e Giorgio Bocca si sono fatti carico di garantire personalmente sull'autenticità del fenomeno Lega. La malafede e la faccia tosta di un Giuliano Ferrara o di un Luca Ricolfi si sono poi adoperate per far passare i leghisti come dei pensatori politici.
L'ideologia della Lega però non è mai andata oltre l'antimeridionalismo, che non è certo una sua creazione originale. L'antimeridionalismo è infatti un'invenzione delle classi dirigenti meridionali che così giustificarono la propria collaborazione coloniale all'annessionismo piemontese, appoggiato da due grandi potenze dell'epoca, la Gran Bretagna e la Prussia. Infatti, se si guarda appena oltre l'etichetta, ci si accorge che meridionalismo ed antimeridionalismo sono la stessa cosa.
Tutto il discorso leghista si è sempre fondato sulla storica coppia semantica che è in comune sia a meridionalismo che antimeridionalismo, cioè "Sud-assistenzialismo". Una coppia semantica è un accostamento di due parole che presuppongono una tesi non dimostrata, come: Oriente-dispotismo, crimini-comunismo, Islam-terrorismo, America-libertà, ecc.
La Lega è stata, ed è ancora, un movimento di supporto e di rinforzo dell'ideologia dominante, che consiste nel dare per scontato che l'assistenzialismo costituisca un'esigenza ed un problema dei poveri. L'importante è che rimanga estraneo alla coscienza comune il dato di fatto che l'assistenzialismo invece riguarda i ricchi. Anche l'anti-banchierismo della Lega rimane fermo all'enunciazione retorica, e non va mai al nocciolo del problema, cioè l'assistenzialismo per banchieri che si dissimula sotto finte motivazioni ufficiali.
In una delle sue sortite mediatiche la ministra Cuornero ha sbottato affermando che il governo attuale non è stato messo lì per distribuire caramelle. Invece le caramelle vengono distribuite eccome, ma i destinatari dei doni sono sempre le banche. Il welfare per banchieri si sta dilatando a vista d'occhio.
Tutta la linea del governo mira a rendere obbligatori i servizi bancari: conti correnti, carte di credito, ecc., aprendo forzosamente un mercato "povero" che va dai pensionati ai precari; due categorie che evidentemente costituiscono il nerbo del riciclaggio del denaro sporco. I servizi "offerti" dalle banche non sono né utili, né competitivi; si basano soltanto sull'artificioso disservizio creato in altri settori, come nel caso della domiciliazione delle bollette. Le notizie ufficiali sul crescente parassitismo bancario non mancano, solo che ci si guarda bene dal collegare questi fatti a tutti i provvedimenti governativi che stanno facendo terra bruciata di tutto quanto possa ostacolare l'invadenza bancaria.[1]
Ora si prospetta persino la graduale scomparsa del denaro contante per consentire la mitica "tracciabilità". Il tutto viene spacciato come un modo per sconfiggere l'evasione fiscale. Ma la scomparsa delle banconote e l'avvento del dominio assoluto del denaro elettronico si risolvono solo nell'onnipresente intermediazione parassitaria delle banche. Quando un'intermediazione diventa un onnipotente passaggio obbligato, non si capisce perché mai ciò dovrebbe preservare dall'evasione fiscale.
Anche l'evasione può diventare infatti un servizio bancario. Non si tratta di un'ipotesi, ma di storia recente. La banca britannica Barclays - una delle maggiori del mondo - si è specializzata nel fornire servizi di evasione fiscale. Lo scandalo era scoppiato in Gran Bretagna nel 2009 con le rivelazioni del quotidiano "The Guardian", che coinvolgevano persino due banche italiane, che si erano avvalse dei servizi di consulenza pro-evasione della stessa Barclays. La Barclays risulta avere centinaia di dipendenti addetti esclusivamente alla funzione di escogitare espedienti per l'evasione fiscale. L'operazione illegale che è stata scoperta ha il nome in codice "Brontos", e pare sia solo una delle tante.[2]
Le indagini giudiziarie svoltesi successivamente in Italia sono giunte alla incriminazione dei vertici di Unicredit ed al proscioglimento di quelli di Intesa San Paolo, così che l'ex manager di quest'ultima - ed attuale ministro delle Infrastrutture-, Corrado Passera, è uscito indenne dalle indagini. [3]
Date queste premesse, si comprende come costituisca solo un'operazione di lobbying bancario il presentare la tracciabilità come una garanzia contro l'evasione fiscale; infatti il risultato è solo di costringere gli evasori a versare una tangente alle banche.

[1] http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/12/consumatori-rincari-bollette-banche.shtml?uuid=bd9ec4f0-caa8-11dd-aea7-2c4d60adc688&DocRulesView=Libero
http://www.corriere.it/economia/12_marzo_12/puato-banche-cosi-si-evitano-supercommissioni_f0282086-6c41-11e1-bd93-2c78bee53b56.shtml
[2] http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/04/barclays-fisco-banche-italiane.shtml
[3] http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-10-19/unicredit-sotto-accusa-evasione-064320.shtml?uuid=AazFg9DE
 
Di comidad (del 19/04/2012 @ 01:55:07, in Commentario 2012, linkato 2124 volte)
L'atteggiamento tenuto dalla Russia in queste ultime settimane sembra, per il momento, aver allontanato la prospettiva di un attacco della NATO contro la Siria. La risoluzione appena approvata dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU per l'invio di una commissione d'inchiesta in Siria, può infatti essere considerata un successo dell'azione diplomatica russa. Si tratta di un successo specialmente se si considera che lo scorso anno il governo della Libia aveva richiesto inutilmente la presenza di osservatori ONU sul terreno, così che a far testo furono i servizi dell'emittente Al Jazeera, che ha sede in Qatar, cioè in un Paese legato ad un accordo di collaborazione con la NATO. La risoluzione attuale riconosce invece che esistono in Siria due parti armate in conflitto, e quindi si offre una sponda a quegli osservatori che non siano disposti ad avallare semplicemente la fiaba occidentale, che descrive il dittatore mentre reprime la sua inerme popolazione assetata di democrazia.
Già dal dicembre scorso vi erano stati segnali che indicavano che le forze armate russe stavano facendo pressione sul proprio governo per indurlo a non replicare il copione di passiva complicità tenuto in occasione dell'aggressione alla Libia. La Siria non confina con la Russia, ma vi è pericolosamente vicina, quindi l'integrità della Russia è direttamente minacciata dalla NATO. Purtroppo Putin ci ha abituati a clamorosi cedimenti sin dal 1999, quando, appena chiamato a capo del governo dal presidente Eltsin, abbandonò al suo destino la Serbia, ritirando quella presenza militare russa che, per quanto esigua, costituiva un argine all'occupazione del territorio serbo da parte della NATO. A causa di quell'atteggiamento di Putin, la NATO fu in grado di impadronirsi della Serbia, e di sbarazzarsi di Milosevic, senza aver mai conseguito una vittoria militare sul terreno.
La posizione russa non dà quindi al momento alcuna garanzia di linearità e continuità, perciò la guerra costituisce una minaccia ancora incombente. D'altra parte in quest'ultimo anno non sono mancati altri clamorosi sbandamenti nella politica di vari Paesi. All'inizio dell'aggressione NATO contro la Libia, era sembrato che il governo turco intendesse defilarsi o addirittura assumere un atteggiamento contrario. Ancora un anno fa la Turchia appariva come l'unico Stato della regione intenzionato a fronteggiare l'aggressività di Israele; mentre oggi la Turchia aggredisce la Siria per conto degli Stati Uniti ed in collaborazione con Israele. La Turchia risulta infatti come il principale aggressore nei confronti della Siria, poiché è dal territorio turco che si infiltrano le truppe dell'Esercito Libero Siriano, cioè mercenari del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti (altro Paese coordinato con la NATO), finanziati anche dall'Arabia Saudita. Da anni circolano notizie sulla presenza negli Emirati Arabi Uniti di contractor dell'agenzia XeServices (ex Blackwater).[1]
La linea del Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha segnato un aumento dell'aggressività e dell'espansionismo coloniale statunitense. Haiti, Libia e Sudan del Sud sono stati già annessi all'impero coloniale statunitense, ed ora si trovano sotto tiro la già massacrata Somalia, il resto del Sudan, la Siria e l'Iran. Va notato che ciò è stato ottenuto dalla Clinton mettendo da parte la linea del cosiddetto unilateralismo di Bush. La Clinton ha seguito invece la tattica del lasciar fare ai filoamericani.
In Libia l'iniziativa dell'aggressione è stata addirittura presa da Sarkozy, che oggi vede la multinazionale francese Total sotto inchiesta da parte di un'agenzia federale statunitense - la SEC -, per aver collaborato col regime di Gheddafi. La Total è sotto inchiesta insieme con l'ENI, che si è trovato sloggiato dal suo ruolo preminente in Libia anche per opera delle forze armate italiane, che hanno collaborato all'aggressione contro la Libia. Il fatto che la SEC non abbia nessun titolo legale per compiere inchieste del genere sembra un dettaglio irrilevante, infatti il nuovo vertice dell'ENI si è dichiarato pronto a collaborare con le indagini che lo riguardano. [2]
La repentina messa in soffitta degli slogan del "pericolo islamico" e dello "scontro di civiltà" ha determinato per gli USA dei vantaggi immediati sia in campo strettamente militare che sul piano politico generale. Il risultato militare più evidente è stato quello di sdoganare e riciclare la galassia delle milizie pseudo-islamiche. Negli Emirati Arabi stazionano da più di trenta anni una serie di campi di addestramento per "miliziani islamici", che erano stati usati dagli Stati Uniti per contrastare l'invasione russa dell'Afghanistan. Si tratta di miliziani "reclutati" (o prelevati) presso le loro famiglie in giovanissima età e sottoposti ad un addestramento militare, ma anche ideologico, che li abitua a considerare come nemico non gli USA, ma i regimi arabi laici. Questi regimi vengono fatti odiare non perché sono corrotti e dispotici, ma per la loro unica caratteristica positiva, cioè di rappresentare una prospettiva diversa rispetto al legame tribale.
Si tratta di quell'area di milizie pseudo-islamiche che viene etichettata sotto la sigla di comodo di "Al Qaeda", e che negli anni di Bush era stata pretestuosamente spacciata come la nuova minaccia per l'Occidente che avrebbe sostituito quella sovietica. In Libia, in Sudan ed in Siria queste milizie stanno svolgendo un ruolo decisivo per la colonizzazione USA, in quanto fanno da battistrada e da copertura per le milizie mercenarie vere e proprie, assicurando una copertura ideologica ed un alibi missionario a tutta l'operazione. In effetti il confine tra la milizia "islamica" e la truppa mercenaria non è poi così netto come si potrebbe pensare. L'integralismo islamico, confezionato nei decenni scorsi dalla psicoguerra della CIA, non consiste infatti in un mitico "fanatismo", e neppure in un richiamo identitario ad una presunta tradizione. Si tratta semplicemente del discredito gettato su ogni forma di cittadinanza o di socialità evoluta, perciò alla fine non rimane altro che la fedeltà al denaro dei reclutatori, in questo caso gli emiri e la famiglia reale saudita. Proprio l'esperienza storica statunitense dimostra che il fondamentalismo religioso si risolve praticamente in religione del denaro.
Le milizie "islamiche" non sono altro che gang, ed il loro integralismo religioso non è altro che autorazzismo. Come ogni forma di razzismo, anche il filoamericanismo non è un "pregiudizio", ma rappresenta la falsa coscienza di forme di gangsterismo; ed il razzismo è sempre una strada a due sensi, perciò per i colonizzati diventa la persuasione della propria irrimediabile inferiorità.
Attorno all'immaginaria minaccia islamica paventata dalla presidenza Bush, l'apparato ideologico "Neocon" aveva confezionato altri slogan come la "esportazione della democrazia", la "guerra preventiva", ecc., che non potevano evitare di causare delle frizioni con l'area del filoamericanismo ambiguo, spesso connotato di un alone di "sinistra" o, addirittura, di pacifismo. Era accaduto così che il filoamericanismo ambiguo venisse etichettato dai "Neocon" come antiamericanismo; e nel periodo della presidenza Bush ciò ha creato l'illusione di un esplodere dell'antiamericanismo, che in realtà non si è mai verificato.
Nel momento in cui il filoamericanismo era rappresentato da un Magdi Allam o da un Giuliano Ferrara, era inevitabile che il filoamericanismo stesso ne venisse gravemente screditato; ma questo discredito non c'entrava nulla con l'antiamericanismo, che, come soggetto politico, non esiste. Lo scontro ideologico non è tra filoamericanismo ed antiamericanismo, ma tra le varie sfumature del filoamericanismo.
Oggi il Dipartimento di Stato USA ha sostituito l'esportazione forzata della democrazia con una fiaba più suggestiva, cioè con l'immagine mediatica di una serie di spontanee rivolte per la democrazia represse ferocemente dai dittatori. Se l'unilateralismo di Bush toglieva spazio di manovra ai filoamericani, l'approccio multilaterale della Clinton lascia invece campo libero al protagonismo ed allo zelo dei filoamericani. Al Jazeera ha svolto un ruolo davvero creativo in questo campo, ed il Qatar è diventato l'avanguardia militare ed ideologica del colonialismo statunitense. Il suo nuovo protagonismo ha suscitato invidie ed emulazioni, tanto che persino il presidente turco Erdogan - sino a due anni fa enfant terrible all'interno della NATO - si è messo ora ad imitare l'emiro del Qatar.
La disinvoltura con cui l'area del filoamericanismo di "sinistra" ha sposato le fiabe mediatiche confezionate dall'emiro del Qatar, indica appunto che l'espansionismo statunitense ha bisogno di "multilateralismo", cioè di far leva sulle infinite risorse degli zeloti del filoamericanismo. Si può sostenere nei fatti una guerra coloniale anche dichiarandosi contrari alla guerra. Se si avalla la fiaba ufficiale del dittatore che sta sterminando il proprio popolo, allora ogni dichiarazione contraria alla guerra diventa pura enunciazione retorica, un alibi utile ad alimentare un finto dibattito attorno a delle aggressioni militari che l'opinione pubblica viene indotta a considerare non solo inevitabili, ma anche giuste.

[1] http://www.repubblica.it/ultimora/esteri/eau-nyt-800-mercenari-di-blackwater-contro-dissidenti/news-dettaglio/3969601
[2] http://borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=977743&lang=it
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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