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"Il denaro gode di una sorta di privilegio morale che lo esenta dalla corvée delle legittimazioni e delle giustificazioni, mentre ogni altra motivazione non venale comporta il diritto/dovere di intasare la comunicazione con i propri dubbi e le proprie angosce esistenziali. Ma il denaro possiede anche un enorme potere illusionistico, per il quale a volte si crede di sostenere delle idee e delle istituzioni, mentre in realtà si sta seguendo il denaro che le foraggia."

Comidad (2013)
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 11/04/2003 @ 01:11:20, in Commentario 2013, linkato 4105 volte)
Il caso della Corea del Nord sta diventando un'ulteriore dimostrazione del fatto che non esiste un'opposizione al sistema imperialistico statunitense, né nel sedicente Occidente, né nell'ambito dei Paesi cosiddetti emergenti. A tutta la propaganda ufficiale non ha fatto riscontro alcun elemento di critica, persino delle assurdità più evidenti. Non ci viene infatti spiegato come un Paese che soffrirebbe la fame da oltre sessanta anni, possa avere oltre 24 milioni di abitanti in un territorio che è circa la metà di quello italiano. Nessuno poi nota il ridicolo che questa propaganda sulla fame nella Corea del Nord provenga proprio da chi, per decenni, ha imposto a quel Paese sanzioni economiche sempre più dure. Non ci viene neppure spiegato come sarebbe possibile che una casta militare storicamente consolidata in mezzo secolo di resistenza antimperialistica, come quella nord-coreana, possa prendere ordini da un "dittatore" praticamente implume, e che pare avere più che altro una funzione simbolica di continuità.
Che la Corea del Nord rappresenti il grado più basso nel rispetto dei cosiddetti diritti umani, viene dato per scontato dai media; ma ci si guarda bene dal rilevare che tale giudizio deriva dai rapporti di ONG come Human Rights Watch, che si sono segnalate invece per il loro atteggiamento "comprensivo" nei confronti delle operazioni di "secret rendition" (sequestro di persona e tortura) della CIA.
Inoltre, la quantità di manovre militari messe in atto dagli Stati Uniti negli ultimi mesi non viene minimamente collegata all'attuale aumento della paranoia del regime militare nord-coreano, come se questa paranoia fosse dettata unicamente da cause interne. Dal mese di marzo le forze armate statunitensi hanno attuato ben tre sorvoli sulla Corea del Nord con i loro bombardieri B-2, ciò senza contare gli innumerevoli movimenti navali e la dislocazione di nuovi aerei e missili.
Niente di paragonabile per quantità e qualità dell'intimidazione può essere attribuito al regime nord-coreano. Ciononostante, neppure le cosiddette "minacce" del regime nord-coreano sono mai state contestualizzate nell'ambito delle manovre militari congiunte tra Usa e Corea del Sud; manovre che prevedevano anche la simulazione di un bombardamento nucleare con i soliti B-2. Ovviamente tutti questi movimenti militari statunitensi sarebbero dettati esclusivamente da motivazioni "difensive".
Anche i risultati diplomatici raggiunti dal segretario di Stato USA, John Kerry, nel riuscire a coinvolgere la Cina nell'operazione di isolamento del regime nord-coreano, vengono interpretati esclusivamente come effetto del crescere a livello mondiale della preoccupazione per l'aggressività del dittatore Kim Jong Un; mentre invece l'atteggiamento sempre più remissivo del regime affaristico cinese potrebbe essere riconosciuto proprio come la causa principale dell'aumentata aggressività statunitense. Per la Cina, l'indipendenza della Corea del Nord costituisce un baluardo strategico indispensabile, tale da dover essere sostenuto persino se la propaganda statunitense dicesse il vero circa l'aggressività del regime nord-coreano. La caduta della Corea del Nord in mani statunitensi, significherebbe un passo ulteriore nell'accerchiamento della Cina.
Inoltre, a smentire il mito della purezza ideologica del regime "socialista" della Corea del Nord, questa è diventata da anni una delle maggiori aree di investimento per gli affaristi cinesi. La storiella del dittatore del tutto incontrollabile anche da parte di Pechino, non si fonda perciò su nessun riscontro concreto.
Eppure il governo cinese esprime tutta la sua determinazione esclusivamente sulla questione tibetana, sebbene il Tibet non costituisca più un'area strategica così irrinunciabile, da quando negli anni '50 sono stati spenti tutti i possibili focolai di resistenza del Kuo Min Tang all'interno del territorio cinese. L'atteggiamento intransigente sul Tibet rappresenta quindi un alibi per il governo cinese, in modo da mettere in ombra la debolezza dimostrata nel caso della Libia, della Siria, ed ora della Corea del Nord.
La prospettiva che il mondo possa essere sull'orlo di una guerra nucleare soltanto per colpa di un "dittatore pazzo", appare tranquillamente come realistica e plausibile agli occhi dell'opinione pubblica mondiale. La propaganda ufficiale non ha bisogno di basarsi su nessun costrutto razionale; anzi, più la narrazione è fiabesca, più risulta efficace. L'esistenza di questi mitici "dittatori" giustifica poi automaticamente ogni aggressione militare degli Stati Uniti; una giustificazione avallata anche da coloro che ritengono di non essere dei filo-americani. Per tutti i commentatori l'unica prospettiva di "ragionevolezza" consiste sempre e soltanto in un totale cedimento del regime nord-coreano; mentre non viene minimamente presa in considerazione l'ipotesi che anche gli Stati Uniti possano intanto cessare i loro sorvoli e le loro esercitazioni nucleari sulla Corea del Nord.
La mistificazione delle "armi di distruzione di massa di Saddam" è già stata archiviata; perciò nessuno più si pone il problema che un'eventuale rinuncia della Corea del Nord al suo programma nucleare non farebbe recedere di un millimetro l'aggressività americana; anzi la farebbe aumentare. Persino Gheddafi aveva rinunciato al suo progetto di armamento chimico e nucleare, e per un po' era stato anche riammesso nel consesso della sedicente "comunità internazionale"; ma poi, per ottenere l'avallo incondizionato alla sua eliminazione, è bastato chiamarlo "tiranno" e "macellaio del suo popolo". Insomma, soltanto coloro che siano in grado di esibire una patente di assoluta perfezione morale potrebbero avere - forse - il diritto di essere esentati dai bombardamenti americani.
Il successo incontrastato e pervasivo - assolutamente trasversale a ideologie e schieramenti -, che incontra a livello mondiale la fiaba del dittatore pazzo, è tale da mettere in crisi le stesse idee di modernità e di progresso civile. Pare proprio che al fondo del sistema sociale mondiale vi sia un nucleo arcaico, primitivo, tribale, che si nutre di mitologie elementari.
 
Di comidad (del 03/01/2013 @ 01:08:44, in Commentario 2013, linkato 5696 volte)
Il ritorno in grande stile del Buffone di Arcore sulla scena mediatica si inquadra in una vera e propria "operazione nostalgia", che presenta contraddizioni abbastanza evidenti. Risulta strano infatti accorgersi di essere stato vittima di una congiura dopo aver concesso un anno di sostegno parlamentare all'attuale governo; come pure appare abbastanza contorto paventare come una catastrofe un'eventuale vittoria della "sinistra", e poi avere invece come massimo bersaglio polemico la cancelliera Merkel, con la quale si condivide l'adesione al Partito Popolare Europeo.
Anche il nostalgismo mussoliniano presentava evidenti ed analoghi controsensi, dato che il Duce era caduto, anche lui, non per un complotto comunista, bensì per propria debolezza, cioè per un voto contrario del Gran Consiglio del Fascismo. D'altra parte il nostalgismo non deve consistere affatto in un messaggio politico lineare, ma solo nel prospettare una sorta di paradosso propagandistico in funzione della difesa dell'assetto politico vigente in quel certo momento. Negli anni '50 il nostalgismo mussoliniano significava indirettamente considerare il regime clericale democristiano di allora come il massimo di progresso possibile, già ai limiti della sovversione; mentre il nostalgismo attuale dovrebbe servire a presentare il Buffone come l'unica alternativa esistente a Mario Monti.
C'è però, in questo caso, un paradosso nel paradosso; poiché, considerando l'attuale offerta politica, una vera alternativa a Monti non viene prospettata da nessun altro. Monti, infatti, non è una personalità politica autonoma, ma un crocevia di condizionamenti sovranazionali; condizionamenti dell'Unione Europea, della finanza internazionale e della NATO. Come è ormai arcinoto, Monti è stato commissario europeo, "advisor" di Goldman Sachs, "advisor" di Moody's, "advisor" di Coca Cola, "advisor" del Consiglio Atlantico della NATO ("advisor" è un'espressione elegante per dire che si prendono soldi da qualcuno). Il problema quindi non è l'advisor, ma coloro che lo pagano, e a proposito di questi non è che si faccia un gran parlare in sede politica.
Dal proprio punto di vista, Monti non avrebbe neppure il dovere di considerare i trenta emolumenti da advisor che percepisce come i trenta denari del traditore del proprio Paese, poiché sono stati dei legittimi governi ad avviluppare, nel corso di decenni, l'Italia in una rete di trattati internazionali, in base ai quali fare gli interessi di multinazionali straniere rientra nel novero del lecito e del meritevole. Si è scritto e parlato tanto di un'opera di fantasia come i Protocolli dei Sette Savi di Sion, e invece non si è spesa neppure qualche riga per intrattenerci sulla dura realtà dei protocolli dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), in base ai quali l'Italia deve condizionare le sue scelte economiche ad un labirinto di forche caudine; ciò, ovviamente, in nome di una presunta "libertà di commercio".
In caso di contenziosi, l'arbitrato offerto dal WTO è invariabilmente sbilanciato a favore dei Paesi più forti, in base alle logiche dei patti leonini. L'intreccio tra il WTO ed il Fondo Monetario Internazionale è regolato da quegli stessi protocolli, ed ha avuto l'effetto di rafforzare il controllo monetario del FMI sull'Unione Europea. [1]
Con il tour de force dei negoziati svoltosi dal 1986 al 1995, per volere degli Stati Uniti, il vecchio GATT si è trasformato nell'attuale WTO, che può oggi vantarsi di stringere nel suo cappio tutto lo scambio mondiale, compresi gli "spazzolini da denti" (sic!). [2]
Oggi un magistrato antimafia come Antonio Ingroia ha assunto la guida delle "sinistre radicali", e ciò, ovviamente, in nome della bandiera della "legalità". E qui il paradosso proposto da Ingroia riesce a superare persino quello del Buffone. In quale categoria rientrano infatti i trattati internazionali? Nella legalità? Oppure in quella sorta di "meta-legalità" in cui consiste il rapporto di dominio coloniale?
La meta-legalità dei Trattati crea un ambiente favorevole all'espandersi dell'illegalità. Il cleptosauro trova il suo habitat ideale nella colonizzazione, poiché, dato che le decisioni si prendono altrove, alla politica locale rimane come scelta solo quella di rubare.
Le condanne giudiziarie inflitte alla Thyssenkrupp per la strage di operai, ed alle multinazionali del credito Deutsche Bank e UBS per la truffa dei derivati al Comune di Milano, indicano che qualche magistrato benitenzionato può ancora giocare sulle contraddizioni esistenti tra legislazione nazionale ed i trattati internazionali, perciò si può ancora riuscire a mettere qualche piccolo bastone tra le ruote al dilagare dello strapotere coloniale delle multinazionali.
Ingroia ha invece lasciato la funzione di magistrato, cioè di tutore della legge, dotato di specifici strumenti normativi a riguardo, per andare ad occupare una funzione di parlamentare, il quale, invece, non ha a disposizione proprio nulla. Un magistrato avrebbe la possibilità di agire come singolo magistrato, salvo essere poi smentito da gradi di giudizio successivi; mentre un parlamentare non può agire singolarmente, può rivendicare solo una generica funzione ispettiva, può anche rivolgere interrogazioni ed interpellanze al governo, che può anche non rispondergli; ma il potere è della maggioranza. Dato che Ingroia non corre il pericolo di avere la maggioranza, e neppure il rischio di diventare Presidente del Consiglio, non si comprende cosa possa fare per la "legalità" all'interno del parlamento.
Ma, si potrebbe obiettare, anche la parola ha un potere. Certo, ma se si dice qualcosa che vada a toccare assetti di potere che si avvantaggiano dell'essere al fuori ed al di sopra della discussione, cosa che Ingroia non ha fatto. Criticare la mafia non è vietato, ma criticare la NATO, invece sì; come ha dimostrato tragicamente la vicenda di Pio La Torre. E proprio le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia hanno contribuito a mettere in evidenza che esiste un nesso preciso tra il potere delle mafie sul territorio e l'extra-territorialità di cui beneficiano le basi NATO. [3]
Alla grossolanità dei continui attacchi alla Carta Costituzionale, si è reagito costruendo un vero e proprio feticismo della Costituzione, che rischia anch'esso di scadere in un'infantilizzazione dell'opinione pubblica, che viene indotta a venerare una Carta che non solo non fornisce alcuno strumento di difesa nei confronti dello strapotere dei Trattati internazionali, ma addirittura, all'articolo 75, vieta di sottoporre a referendum abrogativo le leggi che li ratificano.
La bandiera della "legalità", e la relativa candidatura di Ingroia, per le sinistre cosiddette radicali comportano solo effetti di paralisi e di confusione, poiché il potere può "illegalizzare" a piacimento le lotte sociali, come si è visto sin troppo bene nel caso del movimento No Tav. Si può essere spinti nell'illegalità anche senza volerlo, con il rischio di essere giudicati dai corrotti. Sarà duro poi conciliare il culto della magistratura con le condanne penali nei confronti di chi protesta. Questo culto della magistratura è stato arbitrariamente edificato sulla base dell'esempio di una piccola minoranza di giudici e pubblici ministeri disposti a credere all'uguaglianza davanti alla legge. Se Ingroia faceva parte di quella minoranza, ora si è ulteriormente assottigliata.
Altro che discesa in campo. La politica oggi sembra svolgere più una funzione di pensionamento, di togliersi dalla mischia. Ora persino Monti è "salito" in politica. Che anche lui abbia fatto il suo tempo, e debba lasciare il passo a qualcosa e qualcuno di ancora peggio?

1] http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&ei=L53iUNLUJcmctQb4gYGgBg&hl=it&prev=/search%3Fq%3Dwto%2Btreaty%26hl%3Dit%26tbo%3Dd&rurl=translate.google.it&sl=en&u=http://www.wto.org/english/docs_e/legal_e/legal_e.htm&usg=ALkJrhgV62AltlJzg-OLsTdzWecCeC_IIA
2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.wto.org/english/thewto_e/whatis_e/tif_e/fact5_e.htm&prev=/search%3Fq%3Duruguay%2Bround%26hl%3Dit%26tbo%3Dd%26biw%3D960%26bih%3D493&sa=X&ei=9iLjUK2hHobatAavkYHwCQ&sqi=2&ved=0CFYQ7gEwBA
3] http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/01/giugliano-militari-nato-abitano-pagano-laffitto-nelle-case-della-camorra/214718/
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


27/04/2024 @ 00:30:22
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