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"La condanna morale della violenza è sempre imposta in modo ambiguo, tale da suggerire che l'immoralità della violenza costituisca una garanzia della sua assoluta necessità pratica."

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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 08/08/2013 @ 01:45:27, in Commentario 2013, linkato 1970 volte)
La caduta del Muro di Berlino e la fine dell'Unione Sovietica furono presentate dalla propaganda ufficiale come l'alba di una nuova era di pace, democrazia e sviluppo economico. Di fatto la fine del comunismo internazionale fu segnata in Italia da una delle più gravi ondate di terrorismo, catalogata dall'informazione ufficiale come "terrorismo mafioso". Su scala europea invece fu una nuova destabilizzazione dei Balcani a concludere un secolo che si era aperto proprio con una guerra balcanica, che era stata uno dei fattori che avevano contribuito allo scoppio della prima guerra mondiale. Grazie alla fine della Guerra Fredda, nel 1999 la NATO poté persino permettersi una diretta aggressione militare contro la Serbia, che sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di aggressioni su scala globale.
Ciò potrebbe apparire persino ovvio, dato che categorie come "democrazia", "legittimità", "consenso", se applicate al potere diventano del tutto mitologiche. Ogni potere ha in sé un carattere abusivo e mistificatorio, in quanto tende a spacciare il fatto compiuto come uno stato di necessità. Da un punto di vista generale non ci sarebbe quindi da sorprendersi se un potere mantiene una vocazione golpista latente, e se cerca di riprodursi e giustificarsi attraverso un'emergenzialismo cronico, poiché ciò appartiene alla sua logica interna.
Ma la questione storica più contingente è che la cosiddetta "Guerra Fredda" costituiva solo un aspetto di una generale guerra coloniale, che ovviamente è proseguita anche dopo la fine dell'Unione Sovietica. L'esperienza del "socialismo reale" non aveva mai costituito la base di una vera controffensiva anticoloniale ed antimperialista. Anzi, l'Unione Sovietica - sebbene vittima essa stessa di dirette aggressioni colonialistiche dal 1917 in poi -, aveva dato vita ad una sorta di contro-imperialismo straccione, impegnato soprattutto in una frenetica trattativa di "coesistenza pacifica" con l'imperialismo USA, la cui aggressività venne spesso sottovalutata. In questo ambito vi furono persino scelte sovietiche in senso favorevole al colonialismo, come il sostenere con le forniture di armi e con il riconoscimento diplomatico la nascita dello Stato d'Israele nel 1948.
Ciò non toglie che l'equilibrio di potenza determinato dal contro-imperialismo sovietico, abbia comunque consentito progressi nella decolonizzazione sia in Africa che in Asia, ed inoltre abbia determinato le condizioni per le quali l'Europa occidentale è stata in grado di ritagliarsi per decenni un'autonomia economica nei confronti degli USA. Un'autonomia economica dell'Europa che nel 2015 dovrebbe definitivamente cessare con l'avvento del TTIP, il mercato transatlantico, detto anche "NATO economica".
La guerra coloniale non è mai cessata. In base a quanto era stato già illustrato in un aforisma di Georges Clemenceau ("la pace non è altro che la guerra condotta con altri mezzi"), alle fasi di conflitto più aperto e virulento sono seguite fasi di "conflitto a bassa intensità", indicato dall'acronimo inglese LIC:"Low Intensity Conflict".
Il conflitto a bassa intensità prevede l'impiego di metodi di terrorismo, di destabilizzazione politica, di sabotaggio economico, di guerra psicologica, il tutto opportunamente graduato; perciò, anche nell'ambito della "bassa intensità", possono attuarsi livelli diversi di conflitto, a seconda dei periodi di tempo e delle aree geografiche, persino all'interno di uno stesso Paese che sia bersaglio di un'aggressione. Da oltre cinquanta anni Cuba viene fatta bersaglio di questo tipo di guerra da parte degli USA. Il punto è che - ad eccezione di Yoani Sanchez -, i Cubani sanno di essere oggetto di un LIC, mentre in Europa, e soprattutto in Italia, una tale consapevolezza è del tutto assente nell'opinione pubblica.
Tra le principali armi del conflitto a bassa intensità, Clemenceau poneva i trattati internazionali. Clemenceau si riferiva soprattutto ai trattati di pace, anche se l'esperienza del colonialismo britannico in Cina nel XIX secolo dimostrava che i trattati in genere, sia commerciali che militari, costituiscono non soltanto strumenti di asservimento ad hoc, ma anche modi di distruggere per il futuro la possibilità di iniziativa di un Paese. Il trattato Nord-Atlantico, con i suoi numerosi protocolli riservati, costituisce non soltanto uno strumento di occupazione militare, ma anche un modo per continuare il conflitto in altre forme. Anche il personale politico può essere selezionato dalla potenza occupante in funzione dell'umiliazione e dell'infantilizzazione del Paese colonizzato.
Infatti la stampa internazionale non ha mai smesso di ridicolizzare il Buffone di Arcore, ma se ne è servito anche per accreditare l'immagine di un'Italia eternamente minorenne. Governi che per anni hanno sfornato decreti-legge ricalcati sui protocolli del Fondo Monetario Internazionale, sono stati pretestuosamente etichettati come "populisti" dai commentatori ufficiali; e, mentre il Buffone cadeva travolto da un referendum contro la privatizzazione dell'acqua, i media insistevano a presentarlo come inviso ai "poteri forti" sovranazionali. In questi anni la persona del Buffone è stata essa stessa adoperata dai media come un'arma di guerra psicologica nel conflitto a bassa intensità contro l'Italia. La condanna penale definitiva per evasione fiscale inflitta al Buffone, ha recentemente innescato un contenzioso tra il PdL da una parte ed il PD e la presidenza della Repubblica dall'altra, allo scopo di estorcere un provvedimento di grazia. Non sono mancate le minacce di "guerra civile" da parte di alcuni esponenti del PdL, cosa che ha portato alcuni a reagire con accuse di irresponsabilità, ed invece altri con pesanti sarcasmi circa l'effettiva capacità da parte del sedicente "Esercito di Silvio" di sfidare l'ordine costituito. Ma ciò che rende insidioso il ricatto del PdL, non è certo il potenziale militare di questo partito, bensì il fatto che la destabilizzazione permanente costituisce il terreno per gli apparati del conflitto a bassa intensità, di cui la NATO è largamente provvista. L'imperialismo infatti rappresenta un processo interattivo, in cui la potenza coloniale egemone si pone come punto di riferimento dei gruppi più reazionari presenti in un dato Paese. Il colonialismo ed i suoi apparati di guerra agiscono per schemi e non per lucide e lungimiranti strategie, perciò ogni fase di destabilizzazione apre un'ulteriore serie di variabili circa il funzionamento e le scelte di questi apparati, che spesso agiscono in concorrenza tra loro.
Tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, in Italia il golpismo atlantico ha costituito una minaccia più che concreta, sebbene il pericolo rappresentato dal Partito Comunista andasse a scemare, dato che il PCI si configurava sempre più come un comitato d'affari della Lega delle Cooperative. I quadri dirigenti, sia nazionali che regionali, del PCI venivano gradualmente soppiantati da un personale massonico, affascinato non dal "mito sovietico", ma dalla possibilità di fare affari con l'URSS. Mentre i "finanziamenti sovietici" al PCI costituivano una delle tante intossicazioni informative, le relazioni d'affari tra Regioni "rosse" e Unione Sovietica erano un dato di fatto, che conduceva però ad esiti del tutto opposti a quelli rivoluzionari.
La minaccia del PCI non esisteva più, ma il suo fantasma costituiva un ottimo pretesto per un'offensiva reazionaria che aveva come principale bersaglio le rivendicazioni salariali operaie della fine degli anni '60. La compressione salariale non corrispondeva soltanto ad un interesse degli industriali italiani, ma ad una generale politica coloniale. Non esistono un capitalismo ed un colonialismo che possano fare a meno della povertà e dell'avvilimento del lavoro. La formula "meno salario, più orario" infatti riassume da sempre la linea del Fondo Monetario Internazionale sul mercato del lavoro.
In quegli anni il golpismo, aperto o strisciante, fu alimentato persino da una competizione furiosa tra le forze anticomuniste per cercare di conquistarsi il ruolo di referente privilegiato degli USA. Alla fine degli anni '60 il più accanito nel fomentare odio e tensione fu il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat - un socialdemocratico che era stato un esponente prestigioso dell'antifascismo -, il quale brandì tutta la tipica retorica della destra neofascista. Fu significativo anche il modo in cui Saragat enfatizzò e strumentalizzò la circostanza della morte dell'agente di polizia Antonio Annarumma, avvenuta nel novembre del 1969 durante dei tafferugli provocati dalla stessa polizia.
Nel 1975 l'attuale capogruppo parlamentare del Pdl, Fabrizio Cicchitto, era ancora un esponente della "sinistra lombardiana", una corrente minoritaria del Partito Socialista. In quella veste Cicchitto scrisse la prefazione di un libro di Marco Sassano incentrato sulle trame golpistiche che percorrevano l'Italia in quel periodo. Cicchitto usava a riguardo l'espressione "avventurismo dei moderati", un apparente ossimoro utile a definire questo atteggiamento eversivo delle destre e dei ceti privilegiati, mirante ad utilizzare il potenziale aggressivo della NATO a fini di destabilizzazione/restaurazione interna.
Cicchitto in realtà non faceva altro che riprendere delle tesi già lucidamente esposte da Riccardo Lombardi in varie interviste ed interventi al Comitato Centrale del PSI. Lombardi non era affatto il "Pietro Ingrao" del Partito Socialista; anzi, era un intellettuale autentico ed un critico disincantato dei meccanismi del capitalismo e dell'imperialismo. Lo stesso Lombardi fu uno dei pochissimi esponenti del ceto politico a denunciare il ruolo diretto della NATO e della CIA nelle manovre golpiste, e la loro infiltrazione nelle più alte istituzioni repubblicane.
Ma nei rapporti personali Lombardi era spesso accecato dalla sua generosità, tanto da tenersi accanto come principale collaboratore un camaleonte carrierista come Fabrizio Cicchitto, rivelatosi poi un iscritto alla Loggia P2. I meccanismi interni ai partiti, con le quote di rappresentanza delle varie correnti, facevano sì che l'aderire ad una corrente minoritaria offrisse maggiori opportunità di carriera rispetto alle affollate correnti di maggioranza; accadde così che la corrente lombardiana venisse usata come trampolino dagli arrivisti più spregiudicati.
Oggi lo stesso Cicchitto si serve di quel know-how lombardiano a scopi esplicitamente reazionari, forse sperando che una liquidazione definitiva del Buffone possa dispiacere a quegli ambienti NATO che non se la sentono di rinunciare ad un'arma di psicoguerra coloniale tanto efficace. Ma, soprattutto, Cicchitto sa che sfidare Napolitano ed il PD ad una gara di anticomunismo e di servilismo atlantico aprirebbe un ulteriore scenario di destabilizzazione irto di incognite per i suoi avversari. Oggi Napolitano sembra essere l'indiscusso uomo di fiducia della NATO in Italia; ma la stessa NATO in passato ha "bruciato" molti dei suoi servitori, come dimostra l'umiliazione inflitta ad un ex advisor del Consiglio Atlantico come Mario Monti.
 
Di comidad (del 01/08/2013 @ 00:07:00, in Commentario 2013, linkato 2085 volte)
Ha suscitato una certa discussione la proposta - poi rimangiata, poi riproposta - del ministro dell'Economia Saccomanni di vendere le quote di partecipazione del Tesoro ai tre "gioielli" dell'ex-industria di Stato: ENI, ENEL e Finmeccanica. Molta meno attenzione ha invece ricevuto il fatto che Finmeccanica stia, da oltre un anno, considerando di dismettere il suo settore civile, in particolare di quello che è un gigante dell'elettrotecnica, Ansaldo Energia. Pochi giorni fa, a Genova, i sindacati confederali hanno compiuto varie iniziative di piazza per opporsi a questa prospettiva .
La situazione appare ancora in bilico, anzi è in piena fase di incertezza; ma risulta ugualmente interessante considerare quali siano state le motivazioni offerte dal "management" di Finmeccanica per giustificare la eventuale vendita di Ansaldo Energia. Secondo una dichiarazione del giugno scorso da parte dell'amministratore delegato e direttore generale di Finmeccanica, Alessandro Pansa, la dismissione del settore civile renderebbe il gruppo più "attraente" per gli investitori.
Si tratta di uno dei tipici paradossi innescati dal meccanismo delle società per azioni: il settore energetico civile è soggetto all'alea della crisi e delle oscillazioni delle commesse, mentre invece il settore militare non conosce mai pause o cali di interesse; perciò, se Finmeccanica si liberasse del settore civile, e si concentrasse esclusivamente su quello militare, vedrebbe immediatamente il suo titolo volare stabilmente in Borsa. Può darsi che la motivazione data da Pansa dica solo una parte della verità, poiché forse non riassume tutta la rete di conflitti che si svolge attorno e dentro a Finmeccanica. Comunque questa motivazione corrisponde a dinamiche reali dei cosiddetti "mercati" finanziari, non solo indifferenti, ma addirittura diffidenti verso le ipotesi di uno sviluppo economico equilibrato, dato che i più grossi business prosperano in un clima di destabilizzazione permanente.
Ma questo non è l'unico paradosso che l'istituto della società per azioni sta creando in Finmeccanica. Da oltre un anno procedono estenuanti trattative per l'eventuale vendita di Ansaldo Energia alla sua principale concorrente, la multinazionale tedesca Siemens. In questi giorni pare che l'offerta Siemens sia stata "definitivamente" ritirata per far posto ad un gruppo coreano (ma cosa c'è di realmente definitivo in questo tipo di operazioni?). Nella trattativa con Siemens uno degli "advisor"- cioè consulenti finanziari - di Finmeccanica è stato Deutsche Bank.
Molti commentatori hanno notato con sarcasmo lo stringersi di questa tenaglia tedesca su Finmeccanica. C'è da osservare che Deutsche Bank è anche azionista di minoranza di Finmeccanica. Questo dettaglio fu messo in evidenza dal quotidiano "Il Sole 24 ore" in occasione della nomina di Gianni De Gennaro alla presidenza di Finmeccanica.
Ma il dettaglio più scottante è che del Supervisory Board, cioè il consiglio di sorveglianza, di Deutsche Bank fa parte anche il presidente del consiglio di amministrazione del gruppo Siemens, che sino a qualche giorno fa era l'austriaco Peter Löscher, il quale, proprio dalla data di oggi, appare del tutto fuori gioco. La cacciata dell'austriaco è connessa allo stallo dell'operazione di acquisizione di Finmeccanica?
Difficile rispondere. Nella commedia ci sono stati comunque attori che hanno interpretato più parti. Infatti il potenziale compratore di Ansaldo Energia è stato contemporaneamente il controllore del consulente e azionista di Finmeccanica. Quale sia stato il vero scopo di questi mesi di trattativa, alla fine non risulta tanto chiaro, e dietro potrebbero esserci ben altre operazioni finanziarie all'ombra del contorto meccanismo della SpA.
Il "capitalismo" è solo un principio giuridico, per il quale il potere nell'impresa si misura in base alle quote di capitale. Sul piano economico, il "capitalismo" rimane invece un'astrazione che dice poco o nulla sul reale funzionamento del sistema. La società "anonima", o società per azioni, ("corporation", in inglese) è invece la chiave di tutto, poiché è un meccanismo legale costruito apposta per offrire espedienti per aggirare la legge, ed è inoltre un meccanismo di "mercato" che può farsi beffe della concorrenza. La legge si pone così come supporto e sponda dell'illegalità, moltiplicando le occasioni di reato, ma anche le difficoltà di individuare il reato.
Le prime "corporation" della Storia furono le compagnie commerciali, dette anche compagnie coloniali. Corporation e colonialismo rappresentano quindi un binomio inscindibile che è alla base anche della sedicente "globalizzazione" attuale; si tratta di un nuovo sistema coloniale che, rispetto a quello di quattro secoli fa, ha in più l'assistenza di aggressive organizzazioni sovranazionali come la NATO, il WTO, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.
Nella propaganda colonialistica la destabilizzazione viene spacciata per rivoluzione e l'asservimento dei poteri locali come internazionalismo. La rivendicazione di un ruolo "progressista" da parte del colonialismo, ha spesso creato confusione nella sinistra (basti pensare agli elogi da parte di Marx ed Engels nei confronti del colonialismo britannico in India e Cina). Questa confusione è stata usata dalla propaganda di destra per accreditare una sorta di identità tra l'internazionalismo finanziario e quello comunista, in un unico complotto ebraico-massonico contro la tradizione europea. Si tratta della tesi della "Guerra Occulta" del saggio di Malinsky e de Poncins - tradotto e pubblicato in Italia da Evola -, che è stata ripresa dal fascismo e dal nazismo, e persino riciclata di recente quando si è cercato di far passare il Buffone (massone) di Arcore per un avversario dei "poteri forti" a livello internazionale.
In realtà anche la tesi della "guerra occulta" contro la "tradizione", non è altro che un'ulteriore riconferma mitologica delle pretese "progressive" del potere transnazionale delle corporation. La mitologia rappresenta infatti un diversivo sempre efficace per distrarre dal punto fondamentale, e cioè che ci si trova di fronte a forme di crimine organizzato che hanno acquisito la potenza finanziaria sufficiente per comprarsi la legalizzazione, ed anche per comprarsi eserciti di propagandisti che gli curino le pubbliche relazioni diffondendo fiabe.
La East India Company, un'associazione criminale di pirateria e traffico di schiavi, fu legalizzata dalla regina Elisabetta il giorno di Natale del 1600. Il potere del denaro e le forme di crimine organizzato sono sempre esistiti, ma ad un certo punto la quantità ha fatto qualità. Infatti alla fine del '500 la pirateria ed il traffico di schiavi consentirono alle organizzazioni criminali di accumulare ricchezze che in precedenza non sarebbero state neppure concepibili. La scelta della giorno di Natale fu significativa, come a sottolineare che si dava inizio ad una nuova era. Quel Natale del 1600 nasceva infatti la corporation - o SpA -, cioè l'associazione a delinquere legalizzata; roba che al confronto il Figlio di Dio fatto Uomo è una bazzecola.
Anche il capitalismo di Stato non aveva saputo rinunciare alle mille opportunità di delinquere offerte dalla obliqua legislazione delle SpA, e infatti Finmeccanica era tale sin dalla sua nascita nel 1948. Visti i tanti scandali che hanno coinvolto di recente Finmeccanica, forse Siemens avrebbe avuto qualcosa da insegnare in fatto di capitalismo "virtuoso" alla tedesca. Infatti, da almeno dieci anni, Siemens risulta coinvolta in una ragnatela di scandali internazionali per versamento di tangenti. Quasi nessuno dei tanti Paesi in cui opera Siemens è risultato immune da questa pioggia di bustarelle. Anche l'ENEL fu a suo tempo oggetto di queste elargizioni da parte di Siemens. Il fatto che nonostante gli scandali a catena che l'hanno investita, Siemens sia ancora saldamente in sella, indica il carattere fisiologico di questo sistema di corruzione.
Come il Don Giovanni di Molière, adesso Siemens, da libertino che era, sta vestendo i panni del moralista e del censore; anzi, sta scalando addirittura il pulpito del predicatore. Il gruppo Siemens, sebbene dilaniato da una furiosa lotta di potere interna, ha trovato la giusta serenità d'animo per lanciare un grandissimo progetto umanitario su scala mondiale, denominato "Integrità", per la lotta alla corruzione e per "educare" le future generazioni. Il progetto "Integrità" è attuato in collaborazione con la Banca Mondiale.
Qui non si tratta soltanto della tipica ipocrisia occidentale, poiché questa commistione sistematica di legale ed illegale, questo contemporaneo sfruttare le risorse sia della legge che dello stare fuori della legge, è alla base del successo storico del Sacro Occidente. Dal punto di vista sociologico, l'associazione a delinquere ("criminal conspiracy", in inglese) presenta infatti un vantaggio incolmabile rispetto ad ogni altro tipo di organizzazione. La "criminal conspiracy" assicura infatti la certezza dello scopo e dei mezzi, ed inoltre comporta una notevole compromissione personale di chi aderisce all'organizzazione. Tutti i vincoli associativi vengono resi più stabili dalla potenziale ricattabilità. Soltanto la simultaneità del livello legale e di quello illegale consente un tale grado di potenza organizzativa.
Finmeccanica farebbe bene ad approfittare della lezione morale di Siemens, poiché non si è mai abbastanza corrotti e c'è sempre qualcosa da imparare. Oggi tutte le principali corporation si dedicano alla filantropia non soltanto per approfittare delle possibilità di elusione ed evasione fiscale offerte dal non profit, ma anche per accedere a contributi pubblici. Il non profit consente persino di allestire più facilmente fondi neri da utilizzare in operazioni di corruzione.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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