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"Il capitalismo non è altro che il rubare ai poveri per dare ai ricchi, e lo scopo della guerra psicologica è quello di far passare il vampiro per un donatore di sangue; perciò il circondarsi di folle di bisognosi da accarezzare, può risultare utile ad alimentare la mistificazione."

Comidad (2009)
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 19/09/2013 @ 02:58:27, in Commentario 2013, linkato 2027 volte)
Il caso siriano ha segnato quello che è forse il tramonto definitivo del pacifismo tradizionale, la cui caratteristica era di opporsi alla guerra, ma spesso senza demistificare la versione ufficiale dei fatti. L'aggressione di Bush all'Iraq nel 2003 vide una notevole mobilitazione pacifista, ma quel movimento non contestò sostanzialmente l'attendibilità della fiaba sulle presunte armi chimiche di Saddam. Si puntò invece sul "dare tempo" agli ispettori ONU, come se ci fosse davvero qualcosa da cercare, e magari una via diplomatica per risolvere la questione. La stessa ONU non cessava quindi di essere un punto di riferimento, anzi si sperava ancora che potesse costituire un elemento di garanzia del diritto internazionale contro il cosiddetto "unilateralismo" di Bush.
La differenza con la situazione attuale appare abbastanza evidente, dato che nessun oppositore all'aggressione contro la Siria ha ritenuto di affidarsi al responso degli "ispettori" ONU circa l'accusa ad Assad di aver usato armi chimiche. Una evoluzione di almeno una parte dell'opinione pubblica dal semplice pacifismo ad un più consapevole antimperialismo, appare oggi più realistica, poiché si è fatta strada una versione diversa dei fatti, che individua negli slogan umanitari un alibi per mascherare precisi progetti di destabilizzazione, saccheggio e genocidio.
Per molto tempo l'opposizione è stata più un atteggiamento ed uno stato d'animo, più uno slancio autoeducazionistico, piuttosto che una reinterpretazione degli eventi. Abbiamo avuto così un comunismo che si opponeva al "mercato" come se questo esistesse davvero, e non fosse soltanto uno slogan di copertura dell'assistenzialismo per ricchi. Ma abbiamo avuto anche un "antimperialismo" che, mentre contestava la pretesa statunitense di dominare il mondo, non faceva altro che rappresentare popoli "minorenni" e barbari, bisognosi appunto di tutela imperiale. Un film culto del 1962, "Salvatore Giuliano" - con la regia di Francesco Rosi e con la collaborazione di un genio della sceneggiatura come Franco Solinas -, può costituire un esempio preciso di quel modo di condurre un malinteso "impegno civile", cioè quella pretesa di opporsi al potere senza operare una demistificazione del potere. Al di là dei suoi notevoli meriti estetici, il film lascia infatti lo spettatore senza aver compreso nessuno degli interessi imperialistici che destabilizzavano la Sicilia degli anni '40, e il tutto viene ridotto ad una tragica, ma meschina, vicenda italiana, il cui messaggio si riduce in definitiva al razzismo nei confronti della Sicilia.
Il fatto che oggi si sia diffusa una maggiore consapevolezza antimperialistica, non significa comunque che i meccanismi dell'intossicazione informativa abbiano cessato di funzionare, come dimostra il perenne tentativo di riciclare l'immagine del Buffone di Arcore come campione dell'indipendenza energetica dell'Italia, e magari pure come fiero avversario dell'euro, tanto che avrebbe avuto già pronti in tasca i piani per l'uscita dalla moneta unica prima di essere abbattuto da un vile colpo di Stato.
Queste sciocchezze fanno da alibi non solo ad una destra "antagonista" priva di senso del ridicolo, ma soprattutto a quella finta sinistra che si fa un punto d'onore di non contestare nessuno dei capisaldi istituzionali del sistema coloniale sovranazionale, etichettando come "populismo" tutto ciò che si oppone a quel sistema. Se il Buffone era amico di Gheddafi e contro l'euro, allora vuol dire che Gheddafi era il mostro, e che l'euro deve avere qualcosa di buono. Che l'attuale tutela/sorveglianza del Fondo Monetario Internazionale sull'Italia sia stata sancita ed accettata nel novembre del 2011 dall'ultimo atto di governo del Buffone, rimane un dettaglio confinato nel dimenticatoio della Storia.
La politica energetica dei rapporti privilegiati con Putin e con Gheddafi fu invece lanciata in grande stile all'epoca del secondo governo Prodi, anche se allora, come per il successivo terzo governo del Buffone, l'attore vero della politica estera italiana fu esclusivamente l'ENI. Dagli anni '50 l'ENI è stato il soggetto attivo di un efficace "imperialismo debole", concorrenziale rispetto a quello delle grandi multinazionali energetiche. In questo suo ruolo internazionale, l'ENI era diventato spesso il punto di riferimento ed il collaboratore naturale di nazionalismi economici locali, bisognosi di assistenza tecnologica e di relazioni affaristiche.
L'aggressione della NATO alla Libia del 2011 è riuscita a liquidare non solo Gheddafi, ma anche quel ruolo politico internazionale dell'ENI. Oggi l'AD dell'ENI, Paolo Scaroni, cerca di minimizzare davanti ai media i danni inferti all'ente energetico italiano dalla guerra contro la Libia. Si ammette che la produzione è sì ripresa, ma mica tanto. E il calo drastico della produzione è solo l'aspetto più esteriore del problema, dato che qui si tratta della perdita del ruolo dominante dell'ENI in Libia.
L'attacco della NATO all'ENI, è stato seguito da analoghi attacchi da parte di istituzioni italiane. L'Antitrust nel 2011 inoltre ha imposto all'ENI di disfarsi della SNAM, le cui azioni sono state cedute ad un'altra società partecipata dal Tesoro, la Cassa Depositi e Prestiti. Tutto sembrerebbe rimanere in famiglia, e la Corte dei Conti plaude al rinvigorimento finanziario dell'ENI.
Di fatto la SNAM era per l'ENI una cassaforte non solo finanziaria, ma anche tecnologica, e soprattutto un suo passepartout internazionale per l'affare del secolo: i metanodotti. Oggi il ministro dell'Economia Saccomanni parla di cedere le quote ENI possedute dal Tesoro, e si paventa la svendita. Ma si sta già parlando di un ENI dimezzato e azzoppato.
Un'altra società del gruppo ENI, la SAIPEM è infatti da tempo oggetto di uno stillicidio, sia per le sue difficoltà commerciali che per la sua vulnerabilità ai ciclici attacchi in borsa. L'ultimo crollo azionario è del giugno scorso.
Nelle difficoltà della SAIPEM c'entrano anche le disavventure giudiziarie di una sua controllata dal 2006, la SNAM Progetti, finita sotto inchiesta per tangenti in Nigeria ed in Algeria. Tutti gli storici ammettono che il celebrato Enrico Mattei edificò la potenza mondiale dell'ENI sul potere delle mazzette, ma oggi per quegli stessi metodi si fa finta di scandalizzarsi, poiché, evidentemente, così viene ordinato.
Come già la guerra in Libia, anche l'aggressione della NATO contro la Siria va ad attaccare direttamente la posizione dell'ENI in quell'area; anzi, oggi è direttamente la SAIPEM a trovarsi al centro di un altro scandalo giudiziario per presunte tangenti al regime siriano. Le accuse, riportate in dettaglio dal settimanale "l'Espresso" si spingono ad ipotizzare una sorta di legame finanziario/affaristico stabile ed organico tra la SAIPEM ed alcune società siriane.
Si trattava di operazioni del tutto coerenti con il ruolo storico di "imperialismo debole" dell'ENI, ma oggi è proprio quel ruolo a trovarsi in fase di liquidazione da parte dell'imperialismo forte. Risulta significativo che a farsi giustizieri dell'ENI per conto della NATO, siano la magistratura ed un settimanale accreditato come di "sinistra"; lo stesso settimanale che nel 2012 aveva agitato un analogo scandalo riguardante un altro soggetto dell'imperialismo debole all'italiana, cioè Finmeccanica, accusata di fornire sofisticata tecnologia delle comunicazioni (il TETRA) al vituperato regime siriano. Si tratta delle normali tecniche di confusione del lobbying delle multinazionali, che usa spesso la "moralizzazione" o le "motivazioni umanitarie" per attaccare i propri concorrenti in affari.
 
Di comidad (del 26/09/2013 @ 03:10:25, in Commentario 2013, linkato 2629 volte)
Solo cinquanta anni fa molte legislazioni europee punivano l'omosessualità come reato, mentre oggi è l'omofobia ad essere oggetto delle sanzioni della legge. Sembrerebbe un salto in avanti della Storia, e invece la ruota ha fatto un giro per ritornare allo stesso punto. Nel corso degli anni '60 e '70, alcuni progressi del garantismo giuridico avevano messo in mora i reati di incerta definizione e di inconsistente possibilità probatoria, come appunto l'omosessualità. Non a caso da tempo non erano più i tribunali a colpire l'omosessualità, ma le misure di polizia, come firme obbligatorie, fogli di via, domicilio coatto. Le stesse misure che si applicavano a persone in odore di mafia. Tutto ciò non in base a prove giudiziarie, bensì al criterio vago ed aleatorio della reputazione. Le innumerevoli angherie poliziesche legate alla reputazione di omosessuale colpivano, ovviamente, soltanto i poveri o, al più, persone del ceto medio.
A distanza di cinquanta anni, ritorna in auge un altro reato di incerta definizione: l'omofobia. Per la precisione, questa nuova figura giuridica è stata inquadrata nell'ambito di un provvedimento legislativo già esistente, la cosiddetta Legge Mancino, del 1993. La legge Mancino sui "delitti di odio" è un tipico effetto del Trattato di Maastricht; la legge rientrava cioè in quella spinta alla costruzione di uno Stato totalitario europeo sotto la tutela della NATO, dopo che la caduta del Muro di Berlino aveva reso superflue molte funzioni - e finzioni - del cosiddetto "Stato di Diritto", dato che non c'era più un comunismo con cui dover fare il confronto.
Alcuni commentatori vedono in questa offensiva anti-omofoba un movente anticlericale, cioè un modo per mettere in difficoltà la Chiesa Cattolica. Anzitutto, la nozione di anticlericalismo è troppo vaga, dato che può riunire sotto un'unica etichetta motivazioni del tutto diverse. Ma c'è anche da considerare che il corpo dottrinale della Chiesa Cattolica non ha mai rappresentato il massimo della coerenza dal punto di vista storico. Il dogmatismo cattolico è più un'apparenza che una realtà.
La stessa condanna dell'omosessualità non può essere considerata storicamente come una caratteristica specificamente cattolica. Il testo dantesco dell'Inferno costituisce un valido documento della mentalità medievale, e nei canti XV e XVI rappresenta la "sodomia" come qualcosa di peccaminoso, ma non di infamante, e neppure di socialmente pericoloso. I personaggi dei "sodomiti" delineati da Dante - Brunetto Latini, Guido Guerra, ecc. - erano infatti tutti uomini di grande prestigio alla loro epoca, e lo stesso Dante continua a trattarli con molto riguardo nonostante la loro condizione di dannati. La concezione dell'omosessualità come minaccia per l'integrità sociale è un'idea tutta moderna, e la si può inquadrare in quella produzione di saperi sulla "sessualità" che Michel Foucault ha rintracciato nella scienza a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo. L'orrore per l'omosessualità come minaccia per la sopravvivenza sociale, lo si può riscontrare in un insospettabile predicatore della tolleranza come Voltaire, ed anche nella scienza positiva dell'800. Che la Chiesa Cattolica sia un organismo pletorico, e quindi tardigrado ad adeguarsi ai dettami della scienza ufficiale, è un fatto, ma che sia immune o riottosa a quei condizionamenti, costituisce un falso storico. Anzi, la disinvoltura dell'opportunismo cattolico nell'adeguarsi allo "spirito dei tempi", a volte è persino imbarazzante.
In molti si sono dimenticati che, nel 2008, papa Ratzinger volò a New York per tenere un discorso al Palazzo di Vetro dell'ONU, un discorso nel quale il papa si inchinava ufficialmente alla dottrina Bush circa la supremazia dei Diritti Umani sul Diritto Internazionale. In pratica Ratzinger avallava la pretesa statunitense di aggredire chiunque ed in qualsiasi momento in base a qualche presunta emergenza umanitaria. Ciò a dimostrazione di quanto possa essere preso sul serio il pacifismo della gerarchia cattolica, compreso quello dell'attuale pontefice.
Secondo alcuni cattolici tradizionalisti, sarebbe in atto da secoli un attacco alla morale ed alla religione cattolica da parte della massoneria, portatrice di una sua visione moral-religiosa totalmente opposta. Tale obiettivo sarebbe perseguito attraverso tattiche di manipolazione ed infiltrazione, che avrebbero raggiunto il loro scopo durante il Concilio Vaticano II.
In realtà la massoneria costituisce da sempre un intreccio di lobby affaristiche, e non è portatrice di alcuna visione morale che non sia quella del business. Ciò non può essere inteso nel senso che la massoneria sia "anche" un'organizzazione affaristica; la massoneria è un'organizzazione affaristica tout-court, che usa "anche" pretesti esoterici ed iniziatici, ma questo secondo aspetto è del tutto strumentale rispetto al primo. Dato che a questo mondo c'è di tutto, forse ci sarà da qualche parte anche qualche loggia veramente dedita allo studio degli scritti di Ermete Trismegisto; ma sarebbe arduo pensare di usare questa eventualità per confutare la regola di una massoneria come storico punto di aggregazione di lobby di affari loschi.
Che le lobby massoniche usino anche tattiche di infiltrazione e manipolazione, costituisce un dato di fatto facilmente riscontrabile sul piano storico. Movimenti politici che sembrano nascere dal nulla e che improvvisamente occupano il centro della scena politica, se ne sono visti tanti. Dopo il 1925 la massoneria italiana fu oggetto di una blanda persecuzione da parte del regime fascista, cosa che permise di creare il mito di una antifascismo massonico. Contro questo falso mito, l'anarchico Camillo Berneri scrisse alcuni saggi proprio per dimostrare che la nascita e lo sviluppo travolgente del fascismo sarebbero stati impossibili senza l'appoggio massonico delle due massonerie italiane e delle logge internazionali. Camillo Berneri fu assassinato a Barcellona nel 1937, probabilmente da agenti stalinisti. Ma sorge la questione storica di un partito comunista spagnolo sorto praticamente dal nulla nel 1936, e dotato di mezzi incomparabilmente superiori a quella dei suoi concorrenti politici, nonostante l'avarizia di Mosca, che concluse l'avventura in Spagna addirittura in attivo, dato che riuscì ad accaparrarsi anche l'oro della banca centrale spagnola. Il paradosso teorico/pratico dello stalinismo è consistito nel fatto che si può certamente costruire il socialismo anche in un Paese solo, ma, altrettanto certamente, non si può fare antimperialismo in un Paese solo. Mentre Stalin all'interno dava la caccia agli agenti imperialisti, all'estero poi li lasciava concorrere alla nascita dei partiti comunisti, come in Spagna e in Italia; sorprendersi oggi di un PD massonico risulta un po' tardivo.
Risulta perciò assolutamente realistico ritenere che la massoneria, maestra di mistificazione, sia da secoli impegnata anche nell'infiltrazione e nella manipolazione della Chiesa Cattolica. Ma se la massoneria ha nel suo mirino la Chiesa Cattolica, non è certo per colpire il suo presunto patrimonio morale, per il quale non ha nessun interesse, bensì per impossessarsi del suo consistente patrimonio immobiliare.
Prima del folle pontificato di Wojtyla, la Chiesa Cattolica, costituiva una delle più grandi finanziarie del mondo. Al di là degli storici conflitti, la commistione tra finanza cattolica e finanza massonica ha spesso segnato la cronaca degli ultimi decenni. In questa commistione/competizione, è stata però la finanza cattolica a soccombere. Oggi la Chiesa Cattolica non è più la potenza finanziaria di una volta, ma rimane comunque la più grande immobiliare del mondo, la più grande immobiliare di tutti i tempi.
Secondo i dati pubblicati di recente dal quotidiano "Il Sole-24 ore", la Chiesa Cattolica possiede nel mondo un patrimonio immobiliare per un valore stimato che supera i duemila miliardi. Per quanto riguarda l'Italia, la Chiesa Cattolica possiede oltre il 20% del patrimonio immobiliare nazionale. Scusate se è poco.
Si tratta di ricchezza reale ("real estate", dicono gli anglofoni), non di carta o di segni elettronici. Riuscire a dissolvere, oppure controllare, la Chiesa Cattolica significherebbe poter saccheggiare questo patrimonio, messo insieme a sua volta in millenni di ruberie. E non è finita qui, dato che c'è ancora in ballo la questione della restituzione dei patrimoni immobiliari cattolici in Europa dell'Est, nazionalizzati dai regimi del socialismo reale. In Polonia ed Ungheria la Chiesa padrona costituiva la massima potenza economica prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Il governo statunitense, sempre sensibile alle questioni dei diritti umani, ha dettato le regole di questa restituzione da attuare nei prossimi anni. Sarebbe molto difficile credere che, quando questi patrimoni dell'Europa dell' Est saranno stati restituiti alla Chiesa Cattolica, le lobby legate al governo USA non saranno lì a reclamare la propria parte, se non addirittura tutto, con ogni mezzo a disposizione.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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