"
"Le decisioni del Congresso Generale saranno obbligatorie solo per le federazioni che le accettano."

Congresso Antiautoritario Internazionale di Ginevra, 1873
"
 
\\ Home Page : Archivio : Commentario 2013 (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 21/03/2013 @ 01:38:24, in Commentario 2013, linkato 2232 volte)
Il tradimento non ha nulla di strano; anzi, in politica come in ogni altra relazione umana, rientra tra gli eventi a più alto tasso di probabilità. Ciò che invece risulta strano, è che il "tradito" si adoperi per fornire alibi e giustificazioni ai traditori. Già in campagna elettorale, Beppe Grillo aveva affermato di mettere in conto un 10-15% di defezioni fra gli eletti del Movimento 5 Stelle. Si trattava di una dichiarazione realistica, che gli avrebbe fatto onore, se oggi non si dovessero riscontrare a riguardo le ambiguità dello stesso Grillo.
Le critiche nei confronti di Grillo si sono sinora centrate soprattutto sulle carenze di democrazia interna del M5S, sulla sua gestione dispotica, "leninista", e sul soffocamento dei dissensi. Ma un movimento che nasca su base carismatica, e che abbia un uomo-immagine che si ponga come garante nei confronti della pubblica opinione, non può certo basarsi su quel sistema di guerra per bande che va sotto il nome di "democrazia interna", e che caratterizza partiti come il PD. Ciò che invece a suo tempo rese incongruente e ridicola la sortita del Buffone di Arcore contro Gianfranco Fini, consistette nel fatto che non si appuntava contro un seguace qualsiasi, bensì contro colui che era assurto a cofondatore del nuovo partito PdL, smentendo così tutta l'operazione politica e propagandistica che era stata costruita in precedenza.
A rendere inattendibile l'irrigidimento di Grillo nei confronti di Bersani, è stata invece la pretesa di far passare una sorta di identità antropologica tra il PD ed il PdL, come se si trattasse di fenomeni del tutto assimilabili. Ma non si può mettere un padre di famiglia e procuratore d'affari della Lega delle Cooperative sullo stesso piano di un Sardanapalo che ha costruito le sue fortune sul riciclaggio del denaro mafioso. Non era proponibile e non era credibile; e sembrava fatto apposta per dare fiato a quell'atteggiamento "menopeggista" che alla fine è uscito fuori nel M5S durante l'elezione del presidente del Senato. Tanto più che il rifiuto di incontrare Bersani si accompagna oggi alla decisione dei 5 Stelle di accettare l'invito ad incontrare l'attuale ambasciatore USA, David Thorne; la cui minacciosa blandizie avrebbe meritato, quanto meno, una presa di distanze.
Grillo avrebbe avuto invece facile gioco a demolire l'immagine di un Bersani come "meno peggio", se lo avesse sfidato ad una trattativa sui temi concreti, a cominciare dal buco nella montagna (e nella spesa pubblica) che si sta allestendo in Val di Susa; proseguendo magari sul mega-radar super-inquinante e super-aggressivo che gli USA stanno costruendo a Sigonella. Invece Grillo lo ha sfidato sulla questione dei costi della politica, rispetto ai quali Bersani non ha avuto eccessiva difficoltà a venirgli incontro. Il dimissionario governo Monti ha aumentato le tasse, tagliato la spesa pubblica, ma, nel contempo, ha portato il debito pubblico ad un livello record. In tal modo Monti ha smentito se stesso e tutta la politica basata sull'emergenza-debito. Perché allora non chiedere a Bersani un'inchiesta parlamentare sull'operato del governo Monti?
Ancora sino a qualche mese fa Grillo si lanciava in elogi nei confronti della presidente argentina Kirchner per la sua politica anti-FMI. Ma ancora nel gennaio scorso gli ispettori del Fondo Monetario Internazionale sono arrivati in Italia non soltanto a stilare pagelle e voti nei confronti del nostro Paese, ma anche a dettare l'agenda a cui il prossimo governo, quale che esso sia, si dovrà attenere.
Negli anni '80 è diventato di moda lo slogan della "complessità"- tuttora in voga -, che costituisce un espediente retorico di provata efficacia confusionale, poiché non vi corrisponde alcun allargamento dei dati da considerare, bensì soltanto un rifiuto aprioristico di confrontarsi con i fatti più evidenti. Nella vicenda imperialistica degli ultimi sessanta anni, il FMI rappresenta una di quelle costanti di più scandalosa evidenza, come si è potuto riscontrare ad ogni passo anche nell'attuale crisi europea, compreso il recentissimo caso della crisi finanziaria di Cipro.
L'anno scorso era stata diffusa la fiaba di un FMI pentito a proposito delle politiche di austerità, e il tutto si era basato su qualche generica dichiarazione di Christine Lagarde. A leggere i punti che oggi il FMI ripropone, in Italia come a Cipro, ci si rende conto che la strada maestra indicata per la crescita del famoso PIL rimane sempre quella di tagliare-privatizzare-impoverire. Un'altra formula magica che poi viene nuovamente spacciata dal FMI come "misura per la crescita", è la "liberalizzazione delle professioni". Confindustria ha fatto immediatamente propri i punti programmatici del FMI; ma da tempo Confindustria agisce più come una lobby della finanza che come un'associazione industriale.
Perché allora Grillo non ha chiesto a Bersani di imitare la Kirchner e di cacciare il FMI dall'Italia? Al contrario, Grillo si è lanciato in dichiarazioni che riecheggiano quelle del FMI, scagliandosi di recente contro il parassitismo della pletora degli avvocati; ma ciò appare come scegliersi bersagli un po' troppo facili, dato che a tutti è capitato di prendere bidoni dagli avvocati. D'altra parte urta contro il buon senso voler far credere che il parassitismo delle categorie professionali costituisca oggi uno dei principali ostacoli all'economia. Sembra più il pretesto per sostituire alcuni parassiti con altri più voraci.
A proposito, da quanto tempo Grillo non nomina più il FMI? Forse da quando è iniziato il suo feeling con la stampa estera.
Si ha l'impressione che il Grillo attuale abbia ormai poco a che vedere con quello di dieci anni fa; e che non persegua propri obiettivi, ma si barcameni in un circuito occulto di lusinghe, pressioni e ricatti.
 
Di comidad (del 14/03/2013 @ 01:01:59, in Commentario 2013, linkato 1935 volte)
Mentre tutti erano intenti ad attendere la fumata dei cardinali, il governo Monti, pur dal suo stato di coma, ha ritenuto di infliggere un'altra ferita alla credibilità internazionale dell'Italia, mancando alla parola data e trattenendo in Italia i due marò imputati di omicidio in India. L'attuale ministro degli Esteri Terzi è riuscito nella missione impossibile di far rimpiangere persino Frattini, poiché rappresenta una brutta copia del già pessimo originale. Terzi, infatti, si è anche lanciato in una serie di accuse contro la stessa India; cosa del tutto legittima, se però fosse stata fatta prima che ai due militari venisse accordato dalle autorità indiane il permesso di rimpatrio temporaneo per espletare il loro "diritto al voto". Che l'attuale governo abbia approfittato senza scrupoli delle garanzie e dei benefici offerti dalle autorità indiane, per poi invece atteggiarsi a vittima, costituisce uno dei tanti elementi di continuità di Monti con il governo precedente. La disponibilità di Terzi ad un arbitrato internazionale, date le premesse, si presenta come una patetica ricerca di alibi. Da un ministro abituato ad agire "per conto terzi", non ci si poteva aspettare altro, come se tenersi buoni i vertici della Marina fosse oggi il massimo delle priorità.
E quest'ultima sarebbe comunque l'ipotesi più benevola, dato che i tanti punti rimasti oscuri nella vicenda dei marò, farebbero sospettare che ciò che veramente si temeva era proprio il processo, dal quale sarebbero potuti uscire dettagli interessanti sulla vera natura e sui veri metodi della missione della NATO nell'Oceano Indiano. Già dal 2008 risultavano evidenti troppe contraddizioni tra gli obiettivi dichiarati di contrasto alla pirateria, rispetto al tipo di presenza massiccia delle Marine della NATO in quell'area. Anche l'India è legata a degli accordi di cooperazione con la NATO, e ciò rende abbastanza plausibile persino l'ipotesi, già avanzata da qualcuno, che la soluzione della vicenda dei marò sia stata in qualche modo concordata con le autorità indiane. Sta di fatto che, anche in questa ipotesi, il disastro di immagine è tutto per l'Italia.
L'ennesima replica del film "Italia, Paese furbastro e sleale", è arrivata lunedì scorso, proprio mentre Bersani, all'assemblea degli eletti del PD, proclamava la necessità di cavalcare un movimento di opinione internazionale che abbia come obiettivo di rinegoziare le relazioni in Europa. Non si comprende con quale credibilità ed affidabilità Bersani penserebbe di lanciarsi in una simile avventura, visto che qualsiasi potenziale alleato - Portogallo, Grecia, Spagna, ecc. -, dovrebbe porsi il problema di quale sarebbe in futuro l'atteggiamento dell'Italia di fronte agli impegni presi.
Se Bersani avesse voluto conferire un minimo di serietà alle sue reboanti dichiarazioni, avrebbe dovuto contestualmente prendere le distanze dalla scelta del governo sui due marò. Non si trattava certo di evocare il fantasma di Attilio Regolo, ma quantomeno di dare l'impressione di porsi il problema della propria attendibilità. D'altra parte il colonialismo ha di questi effetti degenerativi sulla mente dei colonizzati, come anche la libidine di servilismo nei confronti di potenti, e la scelta di bersagli deboli per sfogare la propria arroganza. Gli effetti di avvilimento sono ancora più devastanti se la condizione di Paese colonizzato rimane inconfessata.
Purtroppo in casa Cinque Stelle si riscontra lo stesso tipo di ambiguità sulle questioni di indipendenza nazionale. Grillo infatti ha scelto come terreno di scontro propagandistico con Bersani la questione della rinuncia ai rimborsi elettorali, un tema che non poteva certo assumere un carattere prioritario. Ciò specialmente dopo le dichiarazioni del governatore della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, in merito ai rischi personali che si è assunto firmando la revoca ai permessi ambientali per il super-impianto radar del MUOS, nella base USA di Sigonella. A proposito delle rivelazioni dell' ex senatore Sergio De Gregorio circa le ingerenze della CIA nella caduta del governo Prodi nel 2008, Crocetta ha opportunamente paventato di poter essere a sua volta bersaglio di manovre di marca USA, tanto più che un semplice governatore regionale non avrebbe a disposizione alcuno strumento per difendersi.
Se Grillo avesse voluto veramente sfidare ed incalzare Bersani, avrebbe dovuto mettere al centro la questione dell'atteggiamento del PD nazionale nei confronti del MUOS; tanto più che Crocetta è proprio del PD, ed è piuttosto imbarazzante che il suo partito lo abbandoni a se stesso (anche se c'è l'analogo precedente di trenta anni fa del PCI con Pio La Torre, lasciato solo nella sua battaglia contro i missili NATO a Comiso). Per ora la stampa ufficiale è stata costretta a dare almeno un minimo di rilievo alle rivelazioni di De Gregorio; ma è certo che nelle prossime settimane i commentatori ufficiali, secondo un copione già sperimentatissimo, si incaricheranno di ridimensionare e ridicolizzare quelle rivelazioni, in modo da riportare tutta l'attenzione sulle beghe interne.
La ridicolizzazione è un'arma che la psicoguerra usa in continuazione, come si è potuto riscontrare anche in occasione dei funerali di Chavez; quando sui media occidentali è comparsa l'ipotesi, basata su "fonti militari anonime", che la bara fosse vuota e che la salma fosse rimasta a Cuba. Tutto questo come se non fosse stato possibile ad un jet trasportare la salma da L'Avana a Caracas in meno di un'ora. L'assurdità della pseudo-notizia è servita però ai media occidentali per cercare di mettere in ridicolo la grande partecipazione di popolo ai funerali di Chavez.
Dal canto suo, Crocetta ha continuato a muoversi come poteva. Lunedì scorso è riuscito ad estorcere al governo l'iniziativa di chiedere un fermo dei lavori a Sigonella in attesa dei risultati di una commissione tecnica. Si può presentare facilmente la cosa come un cedimento di Crocetta, tanto più che la dichiarazione del governo è appena un formalismo, dato che alle commissioni "tecniche" si può far dire ciò che si vuole. Ma non si può dimenticare che Sigonella è ormai in stato di extraterritorialità, e gli USA ci fanno ciò che gli pare; perciò per Crocetta è stato comunque un modo per prendere tempo e per riuscire a mantenere un po' di riflettore sulla vicenda MUOS.
Ma i media hanno comunque dato al vertice Crocetta-Monti il minimo del rilievo possibile; e infatti l'11 marzo era proprio il giorno dei marò, che si sono presi tutte le prime pagine. L'inflessibile malevolenza dimostrata nei confronti di Chavez anche da morto, deve quindi costituire un monito a non distrarre l'attenzione dal caso di Crocetta. Dargli troppo prematuramente del traditore, potrebbe diventare anche un modo per consegnarlo al boia.
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (18)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


15/05/2024 @ 22:49:26
script eseguito in 77 ms