"
"La distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato. Ogni organizzazione di un potere politico cosiddetto provvisorio e rivoluzionario per portare questa distruzione non può essere che un inganno ulteriore e sarebbe per il proletariato altrettanto pericoloso quanto tutti i governi esistenti oggi."

Congresso Antiautoritario Internazionale di Saint Imier, 1872
"
 
\\ Home Page : Archivio : Commentario 2015 (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 12/02/2015 @ 01:36:12, in Commentario 2015, linkato 2353 volte)
Il famoso aforisma di Von Clausewitz ("la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi") è stato molte volte oggetto di parafrasi. Una delle parafrasi più efficaci - e sconcertanti - fu quella di Georges Clemenceau, in un discorso parlamentare che tenne da primo ministro francese alla fine della prima guerra mondiale. Clemenceau affermò che la guerra è l'unica realtà dei rapporti tra i popoli, e che la stessa pace non è altro che la continuazione della guerra con altri mezzi. Clemenceau si riferiva al Trattato di Versailles, ma la sua osservazione potrebbe essere applicata anche all'ONU. I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU - quelli dotati non solo del diritto di voto, ma anche di veto -, sono infatti le cinque potenze vincitrici della seconda guerra mondiale: USA, Russia, Cina, Regno Unito e Francia. Si potrebbe concludere perciò che l'ONU non sia altro che la prosecuzione della seconda guerra mondiale con altri mezzi.
Con il suo consueto opportunismo, Stalin aderì all'ideologia "mondialista" (cioè imperialista) alla base dell'ONU; ma, se fosse stato per Stalin, l'Unione Sovietica avrebbe aderito anche al Piano Marshall, solo che in quel caso furono gli USA a rifiutare. Il risultato di questi trascorsi opportunistici, è che per decenni la "sinistra" è stata incapace di distinguere tra internazionalismo e mondialismo, considerando "progressivo" tutto ciò che irreggimentava gli Stati nazionali.
Gli schieramenti dello scontro imperialistico nel tempo sono cambiati, e le "alleanze" continuano a mutare a seconda delle esigenze, ma l'idea di una istituzione sovranazionale incaricata di "mantenere la pace", non ha mancato al suo compito di far persistere lo stato di guerra per settanta anni. L'umanitarismo dell'ONU, basato sul considerare l'umanità eternamente minorenne e bisognosa di tutela, costituisce sempre un ottimo alibi per giustificare ingerenze e destabilizzazioni. L'ecumenismo massonico, cioè l'ideologia puerile secondo cui basterebbe riunire i potenti del mondo a discutere, per risolvere così tutti i problemi, ha contributo ad un'ulteriore infantilizzazione delle masse, tutte contente che il papà e la mamma non litighino più. Che poi le guerre continuino lo stesso, diventa in tal modo un accidente trascurabile, che si può tranquillamente attribuire ogni volta ad un "cattivo" fuori del coro.
Se gli schieramenti sono mutati, una costante riguarda invece gli scenari dove la guerra si svolge, tra cui l'area di confine della Russia e, ovviamente, il Nord-Africa. Nel 2011 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha autorizzato la NATO a stabilire in Libia una "no fly zone" in base ad una presunta repressione scatenata dal "dittatore" Gheddafi. Le notizie a riguardo non furono assolutamente verificate e l'unica fonte era rappresentata dall'emittente Al Jazeera, di proprietà dell'emiro del Qatar, alleato della NATO. Il segretario generale dell'ONU, il sud coreano Ban Ki-moon, assunse sin dall'inizio della crisi libica un atteggiamento apertamente favorevole ai cosiddetti "ribelli", e tutta la macchina propagandistica della stessa ONU fu dispiegata per accreditare l'immagine di un'emergenza umanitaria e di un popolo in lotta per la democrazia contro il tiranno Gheddafi.
Un'organizzazione internazionale che ha dimostrato tanta malafede nella scelta di destabilizzare un Paese, ora sarebbe chiamata a stabilizzarlo, e gli emissari dell'ONU si sono incaricati di mediare tra le innumerevoli fazioni armate che si disputerebbero attualmente il potere in Libia. Si prospetta adesso una nuova missione militare sotto "egida ONU", di cui l'Italia dovrebbe assumersi la maggior parte del carico. Pare che il presidente Obama e gli altri "alleati" stiano premendo da qualche anno sui vari governi che si sono succeduti in Italia, per indurli ad assumere l'iniziativa.
Nella riunione dell'ottobre scorso il Consiglio Supremo di Difesa ha dato la missione in Libia per ineludibile, e la dichiarazione finale ha assunto i toni gravi del monito al governo a prevenire "l'ulteriore destabilizzazione della Libia". I "ribelli" di Bengasi avevano proclamato l'emirato islamico già nel 2011, addirittura prima dell'intervento della NATO, ma solo ora ci si sarebbe accorti che si trattava di "jihadisti". Non si sa mai, perciò tra poco si potrebbero fare nuove scoperte dell'acqua calda, come il fatto che milizie "islamiche" sono finanziate da Qatar e Arabia Saudita, tutti e due alleati degli USA.
Matteo Renzi sembrerebbe proprio l'uomo adatto per trascinare l'Italia in questa nuova avventura militare. I media intanto si stanno dando da fare per creargli l'alone del "duce" e dell'uomo forte. Renzi presenta inoltre le carte in regola per sostenere la parte del guerrafondaio, visto che nel 2011, ancora semplice sindaco di Firenze, si diede da fare per sostenere l'intervento in Libia, ovviamente per motivi "umanitari".
In questa circostanza Renzi appare invece ancora un po' recalcitrante, e cerca una sponda nella cosiddetta "Europa", che invece lo ignora. Ma oggi la vera questione è se davvero si voglia intervenire per stabilizzare la Libia, oppure al contrario l'obiettivo sia proprio di evitarne la stabilizzazione. Magari non siamo in grado di sapere come stiano effettivamente le cose oggi in Libia; però possiamo stabilire con certezza come le cose non stanno. La falsità della narrazione ufficiale è infatti l'unica garanzia di cui si dispone. Il falso più clamoroso riguarda l'immagine di un "Occidente" preoccupato per il caos libico, se non altro per il disturbo che ciò arrecherebbe agli affari. Ma gli affari possono prosperare anche nel caos; anzi, questo alle volte li agevola.
L'attuale Libia allo sbando è diventata una base del contrabbando di petrolio. L'entità del business ed i flussi di denaro che esso comporta rischiano di destabilizzare tutti i Paesi confinanti. Ma siamo certi che il contrabbando sia un business gestito dai poveri, e non sia al contrario uno dei tanti business "poveri" gestito dai ricchi, cioè dalle multinazionali?
Altra questione tuttora in campo è la truffa miliardaria operata da Goldman Sachs ai danni del governo libico con investimenti in titoli derivati. Un giudice britannico della Corte Suprema ha intimato a Goldman Sachs di esibire la documentazione relativa ai profitti. Converrebbe oggi a Goldman Sachs, ed in genere alla finanza internazionale, avere come controparte un governo libico stabile, che possa condurre serenamente il contenzioso giudiziario? C'è da dubitarne.
 
Di comidad (del 05/02/2015 @ 00:20:48, in Commentario 2015, linkato 2560 volte)
Il fumo mediatico ha spacciato l'elezione di Mattarella come l'ennesimo trionfo personale di Matteo Renzi. In realtà in Italia non si diventa presidenti della Repubblica senza l'investitura della NATO. La prova la si può trovare nella nostra "bellissima Costituzione", la nostra "Costituzione Fiaba", come dice Benigni. Dietro le fatine ed i principi azzurri, vi si annidano però non solo mefitici "Draghi", ma anche terribili orchi. Come nell'articolo 87, dove ci viene detto che, tra le altre cose, il presidente della Repubblica presiede il Consiglio Supremo di Difesa, "costituito secondo la Legge". Le leggi in oggetto sono quelle del 1950, del 1999 e del 2010, e configurano una commissione mista, costituita dai principali ministri e dai vertici militari. Lo stesso segretario del Consiglio è un militare. Davvero una bella trovata quella di inserire di straforo nella Carta Costituzionale un organismo dai poteri imprecisati, che configura una specie di governo di emergenza che non ha alcun obbligo di rispondere al parlamento. Alla faccia degli "equilibri istituzionali".
E come sarebbe venuta ai nostri "Padri Costituenti" questa bella ponzata? Non dovevano sforzare molto la fantasia, perchè nello stesso anno in cui veniva scritta la nostra "bellissima Costituzione", il 1947, il presidente Truman aveva inventato negli USA un organismo analogo. Il National Security Act del luglio del 1947 istituiva infatti il National Security Council, un supergoverno composto dai vertici civili e militari. La NATO sarebbe stata costituita solo due anni dopo, nel 1949, eppure pare che aleggiasse nell'aria, visto che i "Padri Costituenti" già adeguavano la forma istituzionale della Repubblica italiana alle esigenze dell'alleanza militare con gli USA.
Quindi sarà del tutto casuale che l'attuale presidente della Repubblica sia anche il ministro della Difesa che aveva gestito l'aggressione della NATO contro la Serbia nel 1999. Deve considerarsi assolutamente casuale anche il fatto che Mattarella appartenga ad una delle dinastie più importanti del potere in Sicilia, cioè la regione più militarizzata d'Italia e d'Europa. Come pure è una mera coincidenza che le sue prime parole da neo-eletto siano state sulla questione del "terrorismo" e delle "dittature" che minaccerebbero il Sacro Occidente. Anche in questa circostanza Sergio Mattarella non doveva sforzare granché la fantasia, visto che la priorità della "minaccia terroristica" era già stata individuata dal Consiglio Supremo di Difesa, nella sua riunione del 15 ottobre scorso. Non ci vuol molto sforzo neppure a prevedere che, in una delle prossime riunioni del Consiglio di difesa, ad essere evocato sarà il fantasma del "dittatore" Putin.
Nei prossimi anni il Consiglio Supremo di Difesa avrà parecchio da lavorare. Un'agenzia di stampa statunitense, vicina al Pentagono, "Global Security", ci avvisa infatti che l'Italia ha in programma un aumento delle spese militari di qui al 2017, perciò il costo della nostra "alleanza" NATO dovrebbe superare l'1% del PIL. Meno male che queste notizie ce le danno gli Americani. Del resto, se non le sanno loro.
Tra le facili profezie si potrebbe annoverare anche un aggravarsi della nostra sudditanza atlantica nei prossimi anni. Una nuova "bolla finanziaria", simile a quella dei mutui del 2007, starebbe per scoppiare negli USA. Stavolta si tratta della bolla dei prestiti agli studenti, secondo quel saggio sistema che si sta importando anche in Italia, di costringere i ragazzi ad indebitarsi a vita per sostenere i sempre più onerosi studi superiori. Le insolvenze però crescono, così come i rischi di una generale ricaduta negativa sui consumi.
Questa crisi incombente potrebbe costituire la spinta definitiva per la già attesa liquidazione dell'euro. Si può essere certi che anche questa prossima crisi finanziaria verrà gestita come le precedenti, cioè presentandola come una felice occasione per estorcere ulteriori "cessioni di sovranità". Ma, stavolta, a presentarsi a riscuotere, probabilmente non sarà un'ormai estenuata Unione Europea, ma la NATO in prima persona.

Un ringraziamento al compagno Tiziano Cardosi per l'utile segnalazione.
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (39)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


06/10/2024 @ 22:41:44
script eseguito in 27 ms