Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
La settimana scorsa l’esercito si è insediato nel sito di Chiaiano che dovrebbe ospitare la discarica imposta da De Gennaro prima e Berlusconi poi.
Mesi di emergenza pilotata, di propaganda razzistica e di provocazioni poliziesche sono serviti a legittimare questo ricorso alle forze armate, la cui presenza ha ovviamente imposto il segreto militare all’intera zona, con conseguente censura delle immagini. Una volta completata, la discarica sarà sottoposta al segreto di Stato, sancito da uno degli ultimi atti del governo Prodi, il Decreto numero 90 entrato in vigore dal 1° maggio (Gazzetta Ufficiale del 16 aprile 2008).
Cosa hanno trasportato i militari e cosa stanno nascondendo nella discarica?
La verità verrà sepolta sotto tonnellate di immondizia che allo scopo è stata accumulata in questi mesi.
Il fatto che, negli Stati Uniti, Cosa Nostra abbia avuto da sempre sotto controllo il business dei rifiuti, non ha mai suscitato particolari ondate di indignazione. Negli USA l’affare è assai lucrativo, vista la quantità enorme di rifiuti prodotti in quel Paese, e quindi, fino a pochi anni fa, la mafia controllava sia la raccolta che lo smaltimento. Ad esempio: Salvatore Avellino, boss della famiglia Lucchese, controllava Long Island grazie alla “Private Sanitation Industry Association”; James Failla, boss della famiglia Gambino, era il padrone dei rifiuti di New York con la sua “Association of Trade Waste Removers”. In realtà la mafia, la camorra et similia sono forme di illegalità e di controllo del territorio che le moderne forme di dominio hanno sempre allevato amorevolmente, proprio perché perfettamente controllabili e neppure lontanamente pericolose per il Potere. Quando si assiste ad una campagna istituzionale di denuncia e di attacco alla criminalità mafiosa, è piuttosto logico pensare che lo Stato, o le potenze colonizzatrici, provino a riorganizzare il controllo criminale del territorio, o che l’affare sia diventato troppo appetitoso per lasciarlo in mano a mafiosi e camorristi. Così qualche anno fa negli Stati Uniti, alle famiglie mafiose “sconfitte” subentravano le “aziende sane”, colossi legati alle varie cosche politiche, con un volume d’affari notevole: Allied Waste Industries e Republic Service – da poco fuse in una sola società – con 9,3 miliardi di dollari l’anno e l’attuale numero uno, Waste Management con 13,3 miliardi di dollari. L’aspetto colonialistico dell’affare rifiuti è comunque sempre rilevante, visto che i rifiuti tossici USA vengono spediti all’estero (illegalmente in Messico e altri Paesi). Le spedizioni legali in Canada assorbono circa 700mila tonnellate all’anno di rifiuti tossici e nocivi, di cui solo una minima parte riciclati e tutto il resto va a finire nelle discariche del Quebec e dell’Ontario. L’accordo di “libero scambio” NAFTA trova quindi la sua applicazione per Messico e Canada. La stessa logica funziona anche per regioni interne allo stesso paese. Mentre la propaganda ci racconta che l’efficienza tedesca riesce a rendere redditizio l’invio dei rifiuti dalla Campania, proprio in Germania i land occidentali scaricano i rifiuti tossici in quelli orientali, per esempio nelle cave d’argilla di Vehlitz e Möckern, a est di Magdeburgo.
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