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"Gli errori dei poveri sono sempre crimini, mentre i crimini dei ricchi sono al massimo 'contraddizioni'."

Comidad (2010)
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 08/12/2010 @ 22:51:39, in Documenti, linkato 2690 volte)
Due filmati tratti da youtube

http://www.youtube.com/watch?v=LGXWcJ3Hzcw

http://www.youtube.com/watch?v=R_r8oMpCQWA&feature=related

Trascrizione del Primo video

Edoardo Galeano è uno degli intellettuali più rispettati della sinistra latino-americana; un valoroso esercizio giornalistico, di chiara opposizione alle barbarie militari nel cono Sud, lo ha costretto all’esilio.
Il suo incorruttibile compromesso etico, che si manifesta in tutta la sua opera attraverso una squisita ironia poetica, gli è valso il riconoscimento internazionale della sua figura letteraria.

“Il diritto all’indipendenza, il diritto alla sovranità è oggi un lusso dei paesi potenti, paesi ricchi; quando i paesi poveri esercitano il patriottismo, quel patriottismo si trasforma in “populismo”, o peggio ancora in “terrorismo”, e costituisce una minaccia per il mondo. Noi non abbiamo il diritto di difenderci. Abbiamo solo il diritto di accettare quello che altri decidono per noi, e quegli altri sono coloro che esercitano il Governo Mondiale.
Ma chi è questo killer seriale che uccide tutto ciò che tocca?
Bisognerebbe metterlo in prigione, mi viene da pensare, ma succede che non si può mettere in prigione questo killer seriale, perché lui ha le chiavi di tutte le prigioni, e perché è un sistema, un sistema universale di potere che ha trasformato il mondo in un manicomio e in un macello.
Il Fondo Monetario Internazionale lo controllano cinque paesi, soprattutto uno, che è quello che ha diritto di veto, ma diciamo cinque.
La Banca Mondiale è un po’ più democratica, è controllata da otto paesi.
L’Organizzazione Mondiale del Commercio (che è quella che ci condanna a guadagnare sempre meno e pagare sempre di più) , il suo statuto stabilisce il diritto di voto, ma mai si è votato. MAI!

UN CAPITALISMO ASSASSINO
Fino a trenta-quaranta anni fa a nessuno veniva in mente di diffidare della giustizia come un valore universale e quindi tutti, bene o male, persino la destra più recalcitrante, condividevano fondamentalmente, non dico l’indignazione o la denuncia, ma almeno l’accettazione che l’ingiustizia esisteva nel mondo. E adesso che siamo governati da questa dittatura invisibile dei grandi signori della finanza e della guerra, i guerrafondai e banchieri, che comandano nel mondo e che usurpano una parola bellissima, come la “Comunità Internazionale”, una bellissima espressione. La comunità internazionale che adesso nomina i banchieri e i guerrafondai. “Comunità Internazionale” è il potere che esercitano i banchieri guerrafondai.
Bene, in altri tempi si ammetteva che un mondo che crea povertà è un mondo ingiusto, cioè che la povertà è figlia dell’ingiustizia. Oggi è sempre più raro ascoltarlo, perché risulta che l’ingiustizia ha smesso di esistere.
La povertà è il giusto castigo che l’inefficienza merita.
Non so se in altre civiltà, in altri periodi della storia umana, la gente è stata così presa dalla paura come viviamo noi adesso. Abbiamo paura di tutto, tutto il tempo; non si può far niente, è un gas paralizzante: la paura.
Le paure credo predominanti, che si sentono di più nella vita quotidiana sono: la paura di perdere il lavoro, che è un tipo panico del nostro tempo: l’insicurezza lavorativa. La paura di non avere domani il tuo posto di lavoro in fabbrica, in ufficio, che fa sì che una serie di diritti sindacali, che si erano ottenuti in due secoli di lotta, stanno correndo adesso un grave pericolo di morte, perché nessuno osa niente per paura, per panico di perdere il lavoro che si ha. Chi non ha paura di perdere il lavoro, ha paura di non trovarlo, che è una paura molto simile.
E ci sono molte altre paure …
La paura di vivere, la paura di essere, la paura di cambiare, la paura dei demoni che inventano per spaventarci.
Il lavoro, oggi come oggi, vale meno della spazzatura. Impunemente, impunemente, gli impresari decidono chi lavora, chi non lavora e quanto si lavora, si lavora sempre di più in cambio di meno, sempre più ore in cambio di uno stipendio minore.
Alcuni diritti conquistati in molte battaglie difficili negli anni, come il diritto alla sindacalizzazione, si violano oggi con scandalosa impunità.
Quello è un diritto annichilito dalla macchina della morte del mondo di oggi. E’ una macchina di sterminio dei diritti, che ha trasformato il lavoratore in un mendicante, un mendicante di lavoro, un mendicante di stipendio.
Libera circolazione delle persone: che scherzo di cattivo gusto! In un mondo dove ci sono milioni e milioni di immigrati, di espulsi per la siccit
à, da quelle catastrofi chiamate “naturali”, che di naturale non hanno niente, o dalle dittature, o dalle guerre, che vagano cercando casa e si ritrovano con le porte chiuse in faccia; quest’invasione degli “invasi”, gente che dal sud marcia verso il nord. Il nord che tante volte ha invaso il sud, nelle guerre coloniali e nelle guerre che erano coloniali, ma che non lo dicevano che lo erano. Questa invasione degli invasi forse è il dramma più importante del mondo d’oggi, del mondo dei nostri giorni.
Queste folle che vagano cercando quella peregrinazione inutile. Questo esodo tragico di gente che aspira ad essere trattata come si tratta il denaro. Per il denaro non esistono frontiere, non c’è nessun problema, e per gli immigrati, i migranti, per l’esodo degli abbandonati, per le braccia che cercano lavoro e destino, ci sono muri, tremendi muri.
Affinché i privilegiati possano continuare ad essere la minoranza che comanda e il resto si rassegni ad essere la maggioranza che ubbidisce.
Mi trovo, quasi senza volerlo in discussioni, assurde dove difendo ardentemente i giovani, questi screditati giovani dei giorni nostri che supponiamo siano ragazzi vuoti, dal punto di vista delle generazioni precedenti.
Si dice: “a questi della politica non interessa nulla, se ne fregano di tutto, sono degli egoisti, questi rocchettari di oggi”.
Ed io li difendo perché credo che hanno tutte le ragioni per non credere. C’è un sistema universale di potere che li invita a non credere.

Secondo video

Offre loro la fede e poi li tradisce. E loro assistono alla politica come se fosse un circo, dove quelli che hanno più successo sono quelli capaci di fare la piroetta più prodigiosa, per fare al governo il contrario di quanto hanno promesso in partenza.
Adesso la tortura sia chiama “sollecitazione illegale”, il tradimento si chiama “realismo”, e l’opportunismo si chiama “pragmatismo”, e l’imperialismo si chiama “globalizzazione”, e le vittime dell’imperialismo si chiamano “paesi in via di sviluppo”, confondendo i bambini con i nani, e il sistema, che nella mia infanzia e gioventù chiamavamo capitalismo, viene chiamato oggi “Economia di Mercato”.
Anche il dizionario è stato assassinato dall’Organizzazione Criminale del Mondo. Oramai le parole non dicono più quello che dicono o non sanno quello che dicono.
E Bin Laden è il demonio professionista più di successo, è quello che meglio compie le sue funzioni, ma non è l’unico, c’è sempre qualche Satana a portata di mano per dirci che l’umanità è in pericolo, questo è l’ultimo giorno del mondo.
E molta gente si fa eco di quelle voci della paura che impone una Dittatura Invisibile e paralizzante, che è nemica della dignità umana, perché quelli che siamo, perché tutti siamo ingabbiati dalla paura. Non siamo più liberi, e noi che non siamo più liberi, non possiamo avere dignità.
(video 11 settembre delle Twin Towers)
Come è possibile che si sia arrivati a tanto.
OK perché quello è imprescindibile affinché tutti, tutte le persone che formiamo questa cosa che chiamiamo umanità, impariamo una buona volta che può succedere anche a noi. E che a chiunque può succedere di finire rasato con un’uniforme a righe umiliato quotidianamente, perseguitato dalla sfiga in un posto come Guantanamo. A chiunque può succedere di essere torturato. Se la tortura torturasse soltanto i colpevoli non sarebbe efficace. Se a Guantanamo fossero detenuti soltanto i colpevoli di atti terroristici, Guantanamo non servirebbe a niente.
Servono questi esempi, questi simboli del potere; funzionano perché mettono paura e mettono paura nella misura in cui può succedere a chiunque. E’ una questione di fato.
E’ da molto tempo che la tortura si praticava, ma non si predicava. Ma adesso si proclama ai quattro venti che la tortura è una meraviglia, inoltre viene detto partendo dal falso presupposto che il torturato dice la verità. Non è vero che il torturato dice la verità. Il torturato canta meglio di Gardel, dice qualsiasi cosa.
Ogni torturato si trasforma in uno scrittore al momento, ed è un grande scrittore.
Non si tortura per ottenere informazioni, questo è falso, si tortura per seminare la paura. In questo sì, bisogna riconoscere che la tortura è efficace!
E’ per questo che adesso la tortura è oggetto di una pubblicità incessante, perché la macchina della paura, la macchina per seminare paura, usa la tortura per prevenire il delitto della dignità.
Non è un fenomeno nuovo, ma adesso si dà con una particolare intensità. Questa perversa eredità coloniale che ci convince che la realtà è intoccabile.
La paura del cambiamento. Non si può, l’intenzione è buona, ma non si può, bisogna essere realisti.
Oggi come oggi, quando i ministri dell’economia sono quelli che veramente governano i nostri paesi, ma quei ministri dell’economia sono a loro volta governati dal governo che li governa, che è quello dei grandi organismi finanziari internazionali, o presumibilmente internazionali, o imperiali, per dirlo con parole più chiare.
Oggi come oggi regna questa sorta di ideologia dell’impotenza nata dalla paura. Non si può!
Ed io penso che quella paura del cambiamento è una paura molto, molto dannosa e che è una delle paure più potenti, più importanti in questa sorta di Macchina Mondiale del Crimine., perché è una paura che uccide la speranza, cioè agisce contro la volontà democratica del cambiamento.
 
Di comidad (del 07/08/2010 @ 09:48:39, in Documenti, linkato 1915 volte)
Nel 1992 la conferenza internazionale di Dublino sull'acqua e sull'ambiente stabilì l'ideologia e gli slogan su cui si doveva basare la privatizzazione dell'acqua: l'acqua è un bene sempre più raro e in via di esaurimento, l'acqua ha un costo economico e quindi deve essere soggetta a regole di mercato. Quando si tratti di slogan ufficiali, non ci si deve sforzare molto per capire quale sia la verità dietro il fumo della propaganda: di solito è l'esatto contrario di ciò che ci viene detto.
Sono venti anni infatti che nel mondo non si fanno più investimenti significativi nella conservazione o nello sviluppo delle infrastrutture idriche. Nessuna delle multinazionali interessate al settore idrico, per lo più statunitensi o francesi, ha messo in campo nuove tecnologie contro lo spreco delle risorse. Gli slogan di Dublino (l'acqua è un bene raro, in via di esaurimento, che ha un costo economico), servirono a legittimare l'ingresso delle multinazionali in un settore che andava salvato dalla "irresponsabilità dell'assistenzialismo pubblico". Le multinazionali hanno invece sempre agito come se lo spreco dell'acqua non fosse un loro problema: tutto si è concentrato sul controllo delle risorse. In cosa investono le multinazionali del settore idrico? In ricerca tecnologica? In nuove infrastrutture? In manutenzione e preservazione delle infrastrutture esistenti?
No, niente di tutto questo. Le multinazionali spendono soprattutto in "agenzie di pubbliche relazioni", cioè in propaganda e intossicazione dell'informazione; e infatti nei Paesi anglosassoni sono nate già delle agenzie di PR specializzate nel settore idrico, come l'Aqua PR. Ma ciò vale non solo per le rozze multinazionali statunitensi e britanniche, ma anche per le raffinate multinazionali francesi, come le mitiche Vivendi e Ondeo, le quali hanno dimostrato anch'esse di avere una predilezione per i business "poveri"; infatti, oltre che di acqua, si occupano di smaltimento di rifiuti: tutti business che una volta erano lasciati ai mafiosi.
In Italia le prime "liberalizzazioni dei servizi idrici" (l'ipocrita eufemismo che indica la privatizzazione dell'acqua) avvennero addirittura a metà degli anni '90, ed all'avanguardia fu la "Toscana Rossa", dove i cittadini utenti hanno appreso ben presto che privatizzazione significa solo aumento delle tariffe e dell'incertezza del servizio.
Gli ultimi investimenti nelle infrastrutture idriche italiane risalgono infatti alla fine degli anni '80. Se a quell'epoca le perdite idriche sulla rete assommavano a circa il 50%, oggi questa quota di perdite è stata abbondantemente superata. Le ultime leggi di Tremonti e Ronchi sulla privatizzazione dell'acqua non hanno indicato alcun programma di rinnovamento o adeguamento della rete, né hanno condizionato l'ingresso dei privati nel business-acqua all'impegno di operare questo tipo di investimenti.
Quindi, se l'acqua è un bene in via di esaurimento, comunque ai privati non gliene frega nulla, dato che le multinazionali si comportano come se invece l'acqua fosse inesauribile, e l'unico problema consistesse nell'ottenerne il monopolio (altro che mercato!). Un monopolio da imporre non solo con la forza, ma anche con la propaganda.
In Africa l'acqua è potere, perché in molte aree effettivamente scarseggia, anche se, con le opportune tecnologie, sarebbe reperibile. Ma queste tecnologie le multinazionali si guardano bene dall'applicarle; infatti, dove le risorse idriche naturali sono abbondanti, come nell'America Andina, l'acqua è stata fatta scarseggiare apposta, in modo da tenerne alto il prezzo.
L'idrocrazia ha quindi necessità di creare penuria d'acqua. La scarsità legittima il controllo del territorio, e consente di ricattare e condizionare qualsiasi attività produttiva, a cominciare dall'agricoltura, la quale da sola utilizza più della metà delle risorse idriche. Quindi, chi negli anni '60 parlava di un capitalismo della "post-scarsità", aveva sognato un mondo esistente solo nei fumi della propaganda ufficiale, poiché la penuria e la miseria costituiscono le principali materie prime su cui si fonda il sistema sedicente capitalistico (in realtà affarismo privato assistito dallo Stato).
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, il Fondo Monetario Internazionale e la consorella Banca Mondiale (i due grandi enti assistenziali addetti a coccolare e vezzeggiare le multinazionali) avevano conquistato il completo controllo dell'economia internazionale. Questo successo fu festeggiato a metà degli anni '90 generando la terza persona della trinità, cioè l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), una vera e propria polizia internazionale del commercio, che veglia contro le "barriere doganali e i protezionismi", etichette di comodo che indicano ogni cosa che possa ostacolare o infastidire la penetrazione coloniale delle multinazionali.
Con la fine del pericolo comunista, la trinità FMI-BM-WTO ritenne che i propri "cocchi di mamma", cioè le multinazionali, potessero dedicarsi finalmente a dei business "di tutto riposo", a bassa concentrazione di investimenti e privi di rischi.
La trovata è stata la "petrolizzazione" dell'acqua, cioè l'applicare all'acqua la propaganda già sperimentata e consolidata nel caso del petrolio; una propaganda per la quale siamo stati tutti già da tempo convinti che il petrolio sia molto costoso e sempre più raro. Infatti lo si chiama "oro nero" per giustificare un prezzo di mercato di ottanta dollari al barile, a fronte di un costo di produzione medio che renderebbe più che remunerativo un prezzo di tre dollari. Certo, era difficile far finta che l'acqua fosse costosa come il petrolio, ma ribattezzandola "oro blu", avvolgendola di angosce emergenziali, si sta riuscendo ad imporre i prezzi e le condizioni che si vogliono. Quando si controllano i governi e i media, nulla è impossibile.
L'acqua è un business di tutto riposo, perché costa poco alle ditte private adottarlo, dato che trovano infrastrutture già pronte per l'uso, pagate con denaro pubblico; ed è un business che risulta remunerativo ancor prima di iniziare, perché consente di dividersi immediatamente le spoglie delle vecchie aziende idriche municipalizzate, ognuna delle quali aveva da parte un suo scrigno del tesoro, cioè un patrimonio immobiliare. L'anno scorso Giulio Tremonti è riuscito, come al solito, a farsi passare da intelligentone, perché, affermando di citare Marx, ha finto di ammonire severamente le banche, sparando la sentenza secondo cui non si può creare denaro dal denaro. Quello di Tremonti era il solito diversivo propagandistico, dato che le banche e tutti gli altri affaristi privati hanno sempre cercato di mettere, per prima cosa, le mani sulla ricchezza reale, cioè sui patrimoni immobiliari. E di questi patrimoni immobiliari le aziende idriche municipalizzate ne avevano davvero tanti.

Pubblicato sul n.27/2010 di Umanità Nova col titolo "Idrocrazia"
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 08:23:25
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