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"Gli errori dei poveri sono sempre crimini, mentre i crimini dei ricchi sono al massimo 'contraddizioni'."

Comidad (2010)
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 08/12/2005 @ 18:15:40, in Commentario 2005, linkato 1293 volte)
Le notizie di questi giorni sui sequestri di persona organizzati in tutto il mondo dalla CIA, hanno posto l'attenzione su aspetti che rischiano di essere fuorvianti. Ad esempio: che il governo Berlusconi fosse informato o meno del sequestro dell'imam Abu Omar sul territorio italiano da parte della CIA, è una questione che non può trovare soluzione. Nessun governo può essere ufficialmente informato di un atto illegale che dovrà compiersi sul suo territorio, tantopiù se questo atto richiedesse la sua complicità. L'informativa tramite servizi segreti, per sua caratteristica, non lascia tracce, è quindi anch'essa di incerta valutazione.
In altre parole: il fatto che Berlusconi sia un mentitore patologico, non implica automaticamente che menta anche in questo caso e, soprattutto, che le sue eventuali menzogne abbiano un qualche rilievo.
Il vero punto della questione è che operazioni come quella che ha riguardato Abu Omar, non rientrano in un ambito di lotta, per quanto spregiudicata, al terrorismo, ma nel quadro di una strategia di depistaggio e intossicazione propagandistica. L'unico elemento certo della vicenda è infatti che Abu Omar non ha rivelato nulla sotto tortura alle autorità egiziane a cui era stato consegnato dalla CIA, probabilmente perché non aveva nulla da rivelare.
Anche l'altro episodio venuto alla luce in questi giorni (il sequestro "per errore" da parte della CIA del cittadino canadese di origine siriana), mette in evidenza che queste operazioni hanno lo scopo di fornire l'immagine pubblica di una CIA, magari arruffona e priva di scrupoli, ma comunque impegnata a dar la caccia ai terroristi. Non a caso, si riaffaccia da Internet il fantasma di Bin Laden, ad ammonire sulla attualità dell'emergenza/terrorismo islamico. È come se da tutto l'accavallarsi di notizie di questi giorni, la CIA ricavasse un alibi, invece che capi d'accusa a suo carico.
Il messaggio propagandistico che questa ondata di "notizie" sta lanciando all'opinione pubblica mondiale, è quindi che la lotta al terrorismo non può esser fatta con i guanti bianchi e che richiede un sacrificio i termini di diritti civili e anche di vite innocenti. È esattamente ciò di cui il Dominio vuole convincerci da sempre, cioè che ognuno deve rendersi sacrificabile al "bene comune", o presunto tale.
È persino probabile che oggi la CIA non sia più il vero servizio segreto operativo degli Stati Uniti, ma che costituisca un'organizzazione che svolge soprattutto funzioni di propaganda e intossicazione dell'informazione. Per questo motivo la CIA può permettersi, come in questi giorni, un alto grado di esposizione mediatica che serve a coprire le vere operazioni segrete - cioè attentati e stragi da attribuire ai "kamikaze islamici" -, compiute da altre agenzie con compiti operativi.
Comidad, 8 dicembre 2005
 
Di comidad (del 01/12/2005 @ 18:17:24, in Commentario 2005, linkato 1166 volte)
Le condizioni di salute di Adriano Sofri hanno riproposto in questi giorni all'attenzione uno dei casi giudiziari più assurdi e misteriosi della Storia. Condannato sulla base della testimonianza contraddittoria di un sedicente pentito, oggi l'ex capo di Lotta Continua, dal carcere dov'è rinchiuso, svolge un ruolo di "padre nobile" nel sistema della comunicazione. Con eleganza dialettica, Sofri ripropone i più triti luoghi comuni della propaganda ufficiale, rendendoli appetibili al palato dei raffinati. Ma si tratta degli stessi luoghi comuni in base ai quali egli ha potuto essere condannato senza prove.
Su "Panorama" del 27/9/2001, Sofri liquidava così i dubbi di fronte alle incongruenze della versione ufficiale sul crollo delle Twin Towers: "Il difficile non è di sventrarli con un aereo civile, i grattacieli: il difficile è pensare di farlo. La gente sopravvaluta la difficoltà tecnica perché è brava gente e non si è posta il problema. I terroristi pensano cose che gli altri non accettano di pensare, e questa è la loro vera forza".
Insomma la cattiveria del terrorista è sufficiente a spiegare come egli superi qualsiasi ostacolo e qualsiasi difficoltà. Questo è lo stesso motivo per il quale i giudici non si sono fatti carico di spiegare come quattro improvvisati - Sofri, Bompressi, Pietrostefani e Marino - abbiano potuto organizzare e realizzare un attentato contro una persona abile e ben protetta come il commissario Calabresi. A sua volta, Sofri non si è mai veramente difeso nei tanti processi in cui è stato giudicato, non si è mai posto il problema di domandare ai suoi accusatori se Calabresi fosse o meno ritenuto in pericolo dai suoi colleghi. Possibile che un commissario di polizia nell'occhio del ciclone non fosse sotto scorta?
Queste domande Sofri non le ha rivolte, perché sarebbero state implicitamente un dito puntato contro i soli che avevano la possibilità tecnica ed il movente per uccidere Calabresi: i suoi colleghi poliziotti. Sofri doveva subire un processo per calunnia per la sua campagna giornalistica contro Calabresi. Questi avrebbe mantenuto la calma o avrebbe finito per coinvolgere gli altri responsabili dell'assassinio di Pinelli?
Sofri è rimasto nell'ambiguità, non fuggendo - come gli era stato consentito di fare -, un'ambiguità rivendicata con dignitosa coerenza, come la costante di una vita in cui i mutamenti sono stati più apparenti che sostanziali. Chi sia stato realmente Sofri e cosa sia stata realmente Lotta Continua, non è facile rispondere. Certo è che persino negli ingenui anni '70, non si poteva fare a meno di notare come al pressappochismo ideologico e organizzativo di Lotta Continua corrispondesse una vitalità assicurata da trasfusioni di valuta di dubbia provenienza.
Le ambiguità di Sofri non risolvono il mistero. Perché egli è stato colpito a tanti anni di distanza. Per quale movente? Depistaggio?
Forse, ma comunque non sarebbe una risposta sufficiente. Nell'accanimento contro Sofri che ancora oggi dimostrano gli esponenti del partito della polizia (cioè Alleanza Nazionale), si intravede un rancore che non si placa. La vendetta può essere stato il movente della macchinazione contro Sofri, non la vendetta contro l'assassino di Calabresi, ma la vendetta contro colui che avrebbe reso "necessario" questo omicidio.
I poliziotti non sono macchine, ma esseri umani che vivono fra loro autentiche relazioni affettive oltre il limite della morbosità. Lo spirito di corpo per loro non è un modo di dire, ma una condizione esistenziale. I poliziotti possono essere persone intelligentissime e furbissime, ma la loro maturazione emotiva supera raramente lo stadio dell'adolescenza. La totale mancanza di scrupoli dei poliziotti non è dovuta ad un freddo calcolo, ma alla assoluta convinzione di essere delle vittime. Quando sono costretti ad eliminare dei loro colleghi - cosa che capita assai spesso: gli assassini di poliziotti sono quasi sempre altri poliziotti - rimane comunque in loro un sincero desiderio di vendetta, che si indirizza verso chi, secondo loro, li abbia messi in condizione di fare ciò che hanno fatto.
Comidad, 1 dicembre 2005
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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