Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Non sono mancati in questi giorni i commentatori che, a volte con ironia, hanno espresso perplessità nei confronti del processo contro Saddam Hussein. Si è fatto notare l'assurdo giuridico di un processo che non prevede l'eventualità della assoluzione dell'imputato. Si è detto anche che il processo rischia di attizzare gli odi etnici in Iraq, e persino di mettere in evidenza le responsabilità della CIA, e di Bush padre, nel sostenere il governo di Saddam Hussein.
Questi commenti hanno un loro fondamento, ma non tengono conto del fatto che la finta ingenuità costituisce, da sempre, un elemento essenziale della propaganda statunitense. Bush ha già dichiarato che le truppe americane potranno andarsene dall'Iraq quando questo sarà pacificato. Questa dichiarazione ha un significato preciso: l'Iraq non deve essere pacificato ed anzi la guerra civile - aperta o strisciante - tra le varie etnie deve essere mantenuta viva, ciò per giustificare un'occupazione militare statunitense a tempo indeterminato.
Ciò che nella propaganda statunitense sembra ingenuità, o rozzo idealismo, costituisce in realtà un tipo di comunicazione che ha lo scopo di creare sconcerto, confusione e insicurezza in coloro a cui la comunicazione è diretta. Il corrispettivo politico della confusione comunicativa è la destabilizzazione permanente, necessaria per legittimare ogni sorta di interventismo militare.
Confusione-destabilizzazione-aggressione: questi sono i tre fondamenti di una politica colonialistica. Per questo motivo Bush figlio non ha nessuna difficoltà a far sì che vengano messe in piazza le responsabilità di Bush padre nel sostegno a Saddam. Anche gli "errori passati" sono, infatti, un ottimo alibi per le aggressioni presenti e future: se è stato un errore aver appoggiato Saddam prima, allora è giusto averlo abbattuto dopo.
È il modello di un dominio arbitrario, che non si lascia prendere le misure, né dal punto di vista legale, né dal punto di vista politico, né dal punto di vista comunicativo.
Comidad, Napoli 25 ottobre 2005
Dopo l'assassinio avvenuto a Locri domenica scorsa, 16 ottobre, ancora una volta la propaganda ufficiale ci ha imposto di credere che uno Stato dotato di strapoteri di polizia e di mezzi tecnici illimitati, sia costretto a disputarsi il controllo del territorio calabrese con bande composte al più di qualche centinaio di persone. Tutto questo ci viene spiegato con la consueta parola magica pronunciata per soffocare ogni dubbio ed ogni domanda di fronte alla mitologia mafiosa. La parola magica è: omertà. I mafiosi controllerebbero il territorio grazie all'omertà.
È lo stesso espediente che la propaganda ufficiale adopera con il terrorismo. In quel caso la parola magica che spiega tutto e risolve ogni contraddizione nelle versioni ufficiali, è: fanatismo.
Il significato autentico di parole magiche come "omertà" o "fanatismo" è di carattere razzistico e si riduce alla consueta frase fatta: "quelli non sono come noi".
Le popolazioni meridionali sono state da tempo convertite all'autorazzismo, perciò adottano lo stesso credo, limitandosi ad invertire soggetto e complemento: "noi non siamo come gli altri".
Domenica scorsa milioni di cittadini si sono sottoposti al rito americanistico delle "elezioni primarie", nella struggente speranza di porre le premesse per potersi finalmente liberare di quel simbolo di inferiorità nazionale che è Silvio Berlusconi.
Nello stesso momento però l'inferiorità nazionale dell'Italia e l'inferiorità razziale di alcune sue popolazioni, venivano ribadite attraverso l'assassinio di un amministratore calabrese. È stato inutile imitare gli americani copiando le loro elezioni primarie, poiché ci si è fatto sapere che comunque non saremo mai alla loro altezza. Con l'assassinio di Locri, il colonialismo ci ha dunque inviato un messaggio: potrete liberarvi di Berlusconi, ma non della vostra condizione di inferiorità.
Comidad, Napoli 19 ottobre 2005
|