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"Ridurre l'anarchismo alla nozione di "autogoverno", significa depotenziarlo come critica sociale e come alternativa sociale, che consistono nella demistificazione della funzione di governo, individuata come fattore di disordine."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 17/01/2008 @ 11:47:18, in Commentario 2008, linkato 1391 volte)

Già prima della nomina ufficiale di De Gennaro a Commissario Straordinario per la presunta emergenza rifiuti in Campania, il "De Gennaro style" è risultato riconoscibile per il modo in cui è stata gestita la "rivolta" di Pianura: inermi e pacifici cittadini che camminavano per strada, o cercavano semplicemente di uscire di casa, sono stati picchiati da poliziotti in tenuta antisommossa, gli stessi poliziotti che lasciavano però indisturbati i "teppisti" - in realtà altri poliziotti o confidenti della polizia - che bruciavano autobus e automezzi dei Vigili del Fuoco; sono comparsi inoltre blocchi stradali fantasma, con zone della città transennate e con il traffico deviato dalla polizia, senza  che all'interno dell'area chiusa succedesse alcunché che potesse giustificare il tutto.

Solo in questi giorni però il quadro ed i reali obiettivi della finta emergenza si sono andati delineando completamente, ed anche l'assurdità dell'impiego dell'esercito per rimuovere i mucchi di spazzatura ha trovato una spiegazione. Era irrealistico che dei generali dell'esercito si rassegnassero senza protestare al ruolo di netturbini, e chi conosce i meccanismi della gerarchia militare sa che è possibile opporre mille difficoltà tecniche all'attuazione di qualsiasi decisione sgradita del Ministro della Difesa. In questo caso i generali hanno obbedito con una solerzia sospetta, correndo a disseminare di rifiuti le discariche di tutta Italia.

Ovunque i rifiuti venissero trasportati, i media hanno riferito di cittadini in rivolta, un ottimo pretesto per circondare i trasporti di scorte armate e per intimidire con la violenza le popolazioni. È evidente che l'enfatizzazione di eventuali dissensi locali, serviva a mascherare ulteriormente i veri scopi di tutta l'operazione, che per la sua vastità non può che essere legata alla NATO. Solo nel contesto del colonialismo NATO, si spiegherebbe poi la sortita fatta all'inizio dell'anno da parte delle autorità europee, che hanno intimato al governo italiano di trovare una "soluzione" al "problema" dei rifiuti in Campania.

Di che tipo e natura siano davvero i materiali che i militari stanno nascondendo, non è possibile saperlo, e forse ci vorranno anni perché la verità trapeli.

La situazione è talmente grave, che gli esponenti di quella che i media chiamano la "sinistra radicale di governo", come Russo Spena e Pecoraro Scanio, hanno fatto finta di non accorgersi di nulla e si sono docilmente piegati ad interpretare il ruolo degli imbecilli davanti all'opinione pubblica; anzi probabilmente sono stati ben contenti di cavarsela così. La stessa opinione pubblica ha partecipato a questo gioco delle parti, accettando la spiegazione ufficiale, legata alla parola magica alla moda: "incompetenza". Oggi la "incompetenza delle autorità" non è solo uno slogan propagandistico, ma è diventato un alibi ideologico di primaria importanza. Un sito web tutto dedicato alla difesa della versione ufficiale sull'11 settembre, ha addirittura adottato la dottrina dell'incompetenza come spiegazione/rassicurazione universale per ogni crimine affaristico dei governi e delle multinazionali.

Nella grande torta della colpa che è stata confezionata dai media in questi giorni, c'è stata però una fettina per tutti, non solo per le autorità incompetenti, ma anche per gli ecologisti, per gli egoismi locali, per gli interessi camorristici, ed anche per i singoli cittadini che consumano senza chiedersi che fine faranno i loro rifiuti. Tutti colpevoli, nessun colpevole. Anche il "capitalismo", in quanto entità generica, suggerisce colpe collettive e non ben identificabili, e infatti le analisi apparentemente più radicali, in realtà si sono andate a rifugiare nell'astrattezza e nel razzismo. Che l'attuale modello di produzione e consumo cosiddetto "capitalistico" produca troppi rifiuti, è un dato di fatto, ma perché l'emergenza è scoppiata proprio in una delle aree che consuma meno?

Di fronte a questa domanda, anche le analisi alternative, vanno in definitiva a coincidere con il razzismo della versione ufficiale, che attribuisce la causa principale della emergenza rifiuti all'imprevidenza ed al malgoverno locale. Si avalla in questo modo la solita ideologia ufficiale, per la quale il colonialismo non esiste, ma ci sono solo popoli inferiori che devono essere ciclicamente salvati e soccorsi attraverso invasioni e occupazioni militari.

17 gennaio 2008

 
Di comidad (del 24/01/2008 @ 11:49:10, in Commentario 2008, linkato 1450 volte)

La vicenda giudiziaria della famiglia Mastella ha spinto alcuni commentatori ad evocare il ricordo di quanto accadeva quindici anni fa, quando si verificò il grande scontro tra magistratura e ceto politico provocato dalle inchieste della Procura di Milano. A questo riguardo potrebbe essere istruttivo ricordare quanto accadde effettivamente in quel periodo, mentre l'opinione pubblica si baloccava con le immagini dei politici messi alla berlina. La Jugoslavia si dissolveva, privando così l'industria italiana di uno dei suoi principali sbocchi commerciali. Chiunque abbia viaggiato per la Jugoslavia nel corso degli anni '70 e '80, si è potuto rendere conto della quantità di merci italiane che vi circolava. La Jugoslavia era praticamente una colonia commerciale dell'Italia, che agli inizi degli anni '90 non solo perdeva la sua colonia, ma lo diventava a sua volta.

La classe politica che sopravviveva alla catarsi dell'inchiesta "Mani pulite" prese una decisione storica, a cui i giornali accennarono appena nelle pagine interne: l'abolizione delle bolle di accompagnamento, quei piccoli documenti che seguivano il trasporto delle merci, e che avevano permesso di scoprire nel 1980 il grande contrabbando di petrolio che avveniva nel Nord Italia. In pratica si liberalizzava il contrabbando.

Leggendo un manuale di scienza delle finanze degli inizi del ‘900, ci si rende conto che, ancora un secolo fa, il principale gettito fiscale per lo Stato era costituito dai dazi sulle merci in entrata nel territorio nazionale. Il contrabbando libero - così libero che ormai chiamarlo contrabbando è un nonsenso -, riduce la sovranità nazionale ad una espressione vuota e astratta, poiché non si concretizza più in nessuna entrata finanziaria per lo Stato.

Cafone, bovino, con gli improbabili occhi a slot-machine, Clemente Mastella è l'icona oscena di un ceto politico che ormai sa che le decisioni che riguardano l'Italia non si prendono più in Italia, e quindi si concentra nella caccia al privilegio nella gestione del potere locale. Esattamente un anno fa si discuteva della questione dell'allargamento della base NATO di Vicenza, e Mastella fu l'unico uomo politico che nella circostanza disse una cosa sensata, e cioè che ogni discussione era inutile, poiché gli Stati Uniti non avrebbero mai accettato un rifiuto.

Mentre un politico come Veltroni vive in una sorta di delirio di identificazione con i suoi padroni americani, illudendosi di diventare uno di loro, Mastella invece risulta privo di falsa coscienza, e ciò lo rende irritante, un capro espiatorio ideale su cui la rappresentazione mediatica può dirottare la rabbia di un Veneto che deve dimenticare alla svelta la ferita subita appena un anno fa, che non deve vedere gli oleodotti diretti alla base NATO che passano per i suoi terreni agricoli, che deve ignorare insomma di essere l'area principale del traffico illegale del petrolio rapinato dagli Stati Uniti all'Iraq.

Le rappresentazioni mediatiche sono il luogo di scontro di simboli astratti, che suggeriscono false identificazioni e false alternative. Diceva Oscar Wilde che "troppo tardi nella vita si capisce che il denaro è tutto", e ogni qual volta si perde di vista il percorso del denaro, si smarrisce anche il senso reale delle questioni.

Sulla questione della visita all'Università "La Sapienza" di Roma, Ratzinger ha giocato astutamente ad atteggiarsi a vittima, ma è anche vero che i docenti che si opponevano alla sua visita hanno giocato a loro volta su una identificazione con Galileo che non aveva alcun fondamento storico. Nel processo di Galileo la questione dell'eliocentrismo e del geocentrismo fu marginale, poiché è ormai dimostrato che anche la teoria eliocentrica era ritenuta accettabile nell'ambito delle gerarchie ecclesiastiche, ed era stata persino utilizzata per risolvere alcuni problemi tecnici nella riforma del calendario operata dal papa Gregorio XIII nel 1582 (è lo stesso calendario che vige ancora adesso).

Lo scontro con Galileo fu determinato dal fatto che questi reclamava la sua autonomia come scienziato, cioè non accettava più una subordinazione gerarchica in cui ogni ricerca doveva essere condizionata dalla paternalistica accondiscendenza delle autorità ecclesiastiche. D'altra parte questa autonomia reclamata da Galileo si basava su un tipo di ricerca scientifica che poteva esercitarsi con risorse estremamente limitate. Negli ultimi anni di vita, Galileo poté attuare importantissime ricerche di fisica con pochissimi soldi, cosa inconcepibile attualmente, dato che la ricerca dipende dai fondi che le vengono concessi e non certo dai permessi ecclesiastici.

Oggi la ricerca è finanziata da denaro pubblico, ma risponde ad interessi privati. Questo intreccio tra denaro pubblico ed affarismo privato costituisce attualmente la vera forca caudina dello scienziato, perciò far finta di vivere ancora nel XVII secolo è un modo per non vedere ciò che accade oggi, ed anche per chiudere gli occhi di fronte al vero ruolo di un Ratzinger.

Quando a Stalin obiettarono che una sua decisione sarebbe dispiaciuta al papa, egli rispose con una domanda sarcastica : "Quante divisioni ha il papa?"

La frase di Stalin era concreta, ma incompleta, in quanto avrebbe dovuto anche chiedere: "Quante banche ha il papa?"

Ai tempi di Stalin la Chiesa Romana era ancora una potenza finanziaria in proprio, come lo era stata da sempre. Ancora prima che la Chiesa Cattolica diventasse la religione di Stato dell'Impero Romano, questa identificazione tra Chiesa e Banca era essenziale, organica. Callisto I - da cui hanno preso il nome le famose catacombe e che fu papa dal 217 al 222 - era lo schiavo di un potente liberto imperiale, Carpoforo, anch'egli cristiano. Sebbene fosse giuridicamente uno schiavo, Callisto era a capo di una banca e fu protagonista di uno scandalo finanziario, per il quale venne anche arrestato, ma poi liberato proprio su pressione dei suoi creditori che speravano di riavere i loro soldi.

Papa Callisto I, banchiere e bancarottiere dei tempi eroici e pionieristici del cattolicesimo, oggi si rivolterebbe nella tomba se potesse vedere la sua creatura ridotta a potenza finanziaria subordinata, ad appendice e colonia della finanza tedesca. Fatti fuori Sindona, papa Luciani e Calvi, la "finanza cattolica" non esiste praticamente più, ed il segno di questo tramonto è appunto la scomparsa dei papi italiani.

Ratzinger recita ad uso dei media la parte dell'intellettuale e del teologo, ma i suoi scritti sono dei collage di citazioni, tenute insieme da luoghi comuni e frasi fatte. Ratzinger non è lì in quanto "tradizionalista", ma in quanto rappresentante dei poteri finanziari che oggi controllano la Chiesa Cattolica.

Per un ricorso storico, la Germania espresse già agli inizi del XVI secolo una grave sfida finanziaria nei confronti del potere papale, quando Lutero, per conto dei Principi tedeschi, guidò la rivolta contro i tributi da versare a Roma sotto forma di indulgenze. Grazie a quei soldi sottratti al papa, i Principi tedeschi lanciarono una terribile offensiva di classe contro le loro popolazioni contadine, stroncandone ogni tentativo di resistenza, fatto che lo stesso Lutero si incaricò di santificare, scrivendo che massacrare i contadini corrispondeva alla volontà divina. Anche la storia della Riforma Protestante, è storia di denaro più che di idee religiose.

24 gennaio 2008

 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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