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"Il capitalismo non è altro che il rubare ai poveri per dare ai ricchi, e lo scopo della guerra psicologica è quello di far passare il vampiro per un donatore di sangue; perciò il circondarsi di folle di bisognosi da accarezzare, può risultare utile ad alimentare la mistificazione."

Comidad (2009)
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 27/04/2023 @ 00:11:36, in Commentario 2023, linkato 7720 volte)
Il cosiddetto “sovranismo” si era presentato (o spacciato) come tentativo di unire il tema sociale a quello “identitario”. In questi anni abbiamo invece constatato che non solo la sintesi non è riuscita, ma che soprattutto il tema identitario è sempre stato un fattore di disturbo nella comunicazione e di falsificazione dei dati. Nel caso della migrazione la funzione mistificatoria svolta dal tema identitario è stata particolarmente efficace, visto che in questo argomento non si riesce a sfuggire allo schema da talk show, per cui occorre per forza dividersi tra “difensori dei confini” da una parte e “accoglienti” dall’altra. Nei talk show la gara sta nel vedere chi riesce per primo ad occupare il piedistallo morale da cui poter giudicare gli altri, in modo che la notizia concreta sia tenuta accuratamente fuori; e quando si parla di notizia concreta, ci si sta riferendo agli stessi dati ufficiali, che sistematicamente non pervengono al livello della comunicazione mainstream.
Quando un ministro richiama la questione migratoria evocando il fantasma della “sostituzione etnica”, il moralismo da talk show prescrive di circoscrivere la discussione allo stabilire se si tratti di razzismo o meno. Non sia mai che ci si chieda se i dati ufficiali confermino o smentiscano tale ipotesi di “sostituzione”. In base a ciò che ci fa sapere il sito della Banca d’Italia, non solo questa sostituzione etnica non c’è, ma la realtà è esattamente l’opposto; cioè il business finanziario che si è costruito sullo sfruttamento del fenomeno migratorio, si basa sulle provvigioni a carico delle rimesse dei migranti ai loro luoghi di origine. Ogni anno i migranti spediscono verso le loro famiglie rimaste in patria un flusso di denaro di centinaia di miliardi di dollari. I poveri sono poveri, ma sono tantissimi, perciò, se si succhiano un po’ di soldini a miliardi di poveri, se ne ricava un bel gruzzoletto.
Il meccanismo delle rimesse è il fondamento di tutto il fenomeno migratorio, dato che i migranti percepiscono salari bassissimi, che possono diventare minimamente remunerativi solo attraverso il cambio tra una moneta forte ed una moneta debole, aumentando così il potere d’acquisto. Nei loro sogni più spinti certamente le multinazionali del credito desidererebbero un mondo in cui tutti fossero migranti ed i debiti facessero da unico regolatore sociale. Ciò però non è tecnicamente possibile, poiché l’edificio migratorio può reggersi solo se c'è il fattore del cambio tra moneta forte e moneta debole.
Il capitalismo lucra molto sul proprio mito, che suggestiona persino i critici del capitalismo stesso. Ad esempio, si è trattata spesso la questione dei privilegi dei concessionari balneari in base allo schema del conflitto tra un capitale parassitario ed arretrato ed un capitale più progressivo ed avanzato. In realtà acquisire una rendita di posizione e sfruttarla parassitariamente è alla base di qualsiasi espressione rampante del capitalismo. La migrazione di massa rappresenta un meccanismo di forzata “inclusione finanziaria” delle masse povere del mondo e non c’entra nulla con la sostituzione etnica; anzi, se cessasse il legame del migrante con la madrepatria, non ci sarebbero più le rimesse e quindi finirebbe il business per le banche. Una locuzione politicamente corretta come “inclusione finanziaria” offre una rappresentazione idilliaca e rassicurante dei meccanismi costrittivi con i quali i poveri sono indotti ad usare i “servizi” bancari ed a subirne il vampirismo. Se si volesse davvero diminuire la pressione migratoria, bisognerebbe definanziarizzare l’economia ed assicurare la gratuità delle rimesse dei migranti, ma questa volontà non c’è.

Grazie alle ricerche del socialdemocratico Rudolf Hilferding, si sa dagli inizi del ‘900 che il ruolo del capitale finanziario è preminente rispetto a quello industriale; come pure si sa che l’intreccio tra finanza e militarismo comporta politiche imperialistiche sempre più aggressive ed incontrollabili. L’originalità di Hilferding è consistita nello sfuggire alle strettoie del marxismo scolastico, per cui egli non si è limitato a “fare l’economista” ma ha affrontato il capitalismo come sistema di potere trasversale tra pubblico e privato. Esule a Parigi, il povero Hilferding fu arrestato e ucciso dagli occupanti nazisti nel 1941. I nazisti però non si sono limitati ad assassinare Hilferding fisicamente, ma hanno cercato di assassinarne anche il pensiero, servendosi di un’operazione di intossicazione comunicativa o, come si dice oggi, di “trolling” ante litteram. Il nazismo sembrava infatti far propria la denuncia del sistema internazionale dell’usura e della “debitocrazia”, salvo poi opporre al potere plutocratico della finanza la forza del sangue e della razza. L’operazione di trolling funziona ancora adesso. Magari la si chiama “identità” invece che razza, ma il trolling continua tuttora, come si è visto con le sortite del ministro Lollobrigida. L’orticello elettorale legato al ludo della caccia ai migranti si fa sempre più ristretto, dato che la gente ormai ha altro a cui pensare; perciò certe sortite dei ministri sono vere e proprie operazioni di lobbying; anzi, visto che secondo il governo occorre usare termini italiani, si può dire che siano marchette per conto di banche e fondi di investimento.
Basterebbe infatti che il ministro consultasse un po’ il sito web del governo per scoprire che i migranti rappresentano il maggiore “target” per l’offerta di servizi finanziari, tra cui il microcredito, cioè i piccoli prestiti. Gli stessi prestiti che ti hanno indebitato sino al collo, per cui poi sei stato costretto a prendere a prestito altri soldi per finanziarti la migrazione in modo da potere guadagnare abbastanza da restituire i prestiti; ancora altri prestiti per finanziare il ritorno a casa ed il mettere su una piccola attività.
Ovviamente si tratta di attività imprenditoriali e commerciali sottofinanziate che sono costrette a farsi concorrenza al ribasso, finché non soccombono. L’importante è far indebitare. Sul sito del governo si plaude a questi processi di “inclusione finanziaria” che finanziano la destabilizzazione di interi Paesi e che rendono inarrestabile la migrazione. Al ministro Lollobrigida spetta di occultare questi dati ufficiali (e disponibili per chiunque), facendoci distrarre con cose che non c’entrano. Negli anni ’30 si parlava di contaminazione razziale, oggi si parla di sostituzione etnica, in modo da suscitare false indignazioni, e poi anche spettacolarizzare nei talk show di fittizie faide tra animabellisti ed animabruttisti.

La guerra tra la Russia e la NATO per tramite dell’Ucraina, non poteva sfuggire all’interpretazione “identitaria”. Lo scontro tra il sedicente Occidente e la Russia viene così fatto passare come un conflitto tra globalizzazione e tradizione, tra cosmopolitismo finanziario da un lato e identità nazionale e religiosa dall’altro. Un anno fa qualcuno aveva notato che mentre venivano censurati ed emarginati Dostoevskij e Čajkovskij, invece la pornografia russa continuava ad imperversare nei siti specializzati; ciò ad indicare che le differenze culturali tra “Occidente” e Russia sono del tutto immaginarie. C’è da notare semmai che alla destabilizzazione delle società, delle economie e degli equilibri internazionali, corrisponde un aumento della dipendenza finanziaria, dell’indebitamento; e l’Ucraina ne sa qualcosa. Meno male che i creditori sono molto umani. Grazie alla mediazione di Jp Morgan, i maggiori creditori dell’Ucraina (i fondi di investimento BlackRock, Fidelity International, Amia Capital, Gemsstock Ltd), hanno raggiunto un accordo per congelare circa venti miliardi di debiti. Si tratta ovviamente di una dilazione del pagamento, non di un annullamento dei debiti. Ma come? L’Ucraina sta salvando la sacra democrazia occidentale dall’autocrazia russa, e quelli vogliono essere ugualmente pagati? Appunto, l’ideologia e l’identità non c’entrano, ma è la destabilizzazione in sé a creare occasioni di business finanziario. Semmai in Ucraina proprio il tema identitario è servito come pretesto per creare la destabilizzazione interna.
Mentre il tema dell’identità etnica è solo fumo negli occhi, invece lo schema della superiorità razziale attraversa tutto l’attuale assetto di potere, ed in un modo piuttosto subdolo. Le oligarchie hanno infatti consacrato i loro conflitti d’interessi declinandoli come status, come rango sociale, come segnale di superiorità antropologica. Ciò che per i popoli inferiori è annoverato come corruzione, nei popoli superiori viene canonizzato come “competenza”; ed è infatti in nome di tale “competenza” che gli uomini di BlackRock possono occupare l’amministrazione Biden, che diventa così l’articolazione pubblica di un gruppo privato.
Occorre diffidare di chi pretenderebbe di coniugare il tema sociale con quello identitario, ma altrettanta diffidenza va riservata a chi cerca di coniugarlo con la magistratolatria e con la venerazione delle Procure. Le marchette di Lollobrigida infatti hanno almeno il merito di essere abbastanza evidenti; al contrario, occorre un po ' di più di attenzione per il trolling, magari inconsapevole, dei bravi ragazzi col ciuffo ribelle. Il buon Dibba sta lì a denunciare i conflitti di interesse, non chiedendosi però come un tale sistema di corruzione possa reggersi senza la complicità del potere giudiziario. Possibile che sia tutta colpa dei cattivissimi politici che non fanno leggi contro i conflitti d’interessi? Dove manca il reato di conflitto d’interessi, emerge però il reato di frode. Un prodotto farmaceutico che non è un vaccino è stato spacciato come tale dai media e dai governi; ed inoltre quel prodotto è stato imposto in nome di una sua presunta proprietà di immunizzazione che in realtà non era mai stata testata. Visto che gli interessi premiati da questa frode sono quelli delle multinazionali farmaceutiche, ed anche quelli delle multinazionali finanziarie loro azioniste, allora il reato non viene riscontrato, perché non si va certo a disturbare la super-razza. Appare ben strano anche che quelle Procure pronte a mettere alla gogna Mimmo Lucano, poi non abbiano mai avvertito l’esigenza di indagare su quali e quanti debiti avessero spinto i poveri migranti a rischiare l’annegamento sulle nostre spiagge.
 
Di comidad (del 20/04/2023 @ 00:07:41, in Commentario 2023, linkato 8382 volte)
Un’insperata sentenza della Corte Costituzionale ha riconosciuto l’incompatibilità della pena dell’ergastolo con il quadro accusatorio nei confronti dell’anarchico Alfredo Cospito. Ciò potrebbe forse (forse!) indicare che nel fronte forcaiolo qualcuno ha cominciato ad accorgersi che aver tenuto sotto i riflettori il 41bis si sta rivelando una catastrofe per tutta la mitologia legata a questo regime carcerario, per cui sarebbe meglio avviare, come dicevano al Foreign Office, una “exit strategy”.
In questi mesi è montato l’odio dei forcaioli, che avrebbero voluto festeggiare alla svelta la morte di Cospito, invece quello non si decide. A Cospito si è intimato di fare il martire e di togliersi presto dalle scatole, in modo da far contenti i forcaioli, e magari offrire un contentino anche ai “garantisti”, ai quali elargire una vittima da immolare alla chimerica attesa di un mitologico Stato di Diritto. D’altra parte l’arma dei deboli non è il martirio, e neppure il vittimismo, che è prerogativa esclusiva dei potenti come Giletti. L’arma dei deboli è demistificare il potere, sputtanarlo confutandone le pretese. Trascinando il suo sciopero della fame, Cospito ha tenuto per molto tempo sulla corda gli “organi preposti”, tanto che a molti, specialmente nel governo, sono saltati i nervi, così da scoprire parecchi altarini. Si pensava che con il governo Draghi si fosse ormai raschiato il fondo del barile, invece al suo posto si è presentata una surreale banda di buffoni fascio-nostalgici. Pur avendo ereditato il caso di Cospito dal precedente governo, Meloni e soci lo hanno adottato entusiasticamente, pensando, da buoni fascio-nostalgici, di mascherare le proprie nefandezze con la retorica vendicativa e “pugnodurista”. La stessa cosa è avvenuta anche su altre questioni, per cui un governo che, in un periodo di crescente disoccupazione, ha appena eliminato la rete di protezione del Reddito di Cittadinanza per coloro che hanno figli o vorrebbero averne, poi si permette di denunciare la denatalità ed il pericolo della “sostituzione etnica”. Come a dire: togliamo reddito e protezioni sociali alle famiglie, ma in cambio le facciamo divertire con un po’ di caccia ai migranti.
Grazie alla cialtroneria di ministri e sottosegretari del governo Meloni, si è scoperto che il 41bis è un oggetto misterioso: la magistratura ed il governo si palleggiano la responsabilità di infliggerlo, non si sa se il 41bis è una misura cautelativa o una pena aggiuntiva, non c’è un elenco ufficiale dei detenuti, non c’è isolamento dei detenuti ma una manipolazione dei contatti tra di loro. Insomma, il 41bis è un puro e oscuro strumento di potere, non si sa in mano a quali lobby e per quali scopi. Il 41bis era sino a qualche mese fa un mito indiscusso; ma, dopo quello che si è venuto a sapere, è diventato come il Green Pass: si è capito benissimo che non ha nulla a che fare con gli scopi dichiarati, ma si è stabilito un conformismo per far finta di crederci. E poi dicono che potrebbe tornare il fascismo. Ma quando mai se n’è andato?

Bisognerebbe avere il tatto e il buongusto di non stressare troppo i potenti, perché altrimenti quelli si scompongono, si confondono e poi fanno brutte figure. Macron potrebbe starsene rilassato e tranquillo mentre persegue i suoi progetti ai danni dei lavoratori francesi, dato che ha dalla sua parte le banche, i militari, la polizia, la gendarmeria, la magistratura. Persino i media di tutta Europa fanno sfacciatamente il tifo per Macron e ne esaltano il coraggio di “tirare dritto” davanti alle orde che osano contestarlo. Macron però va lo stesso in ansia da prestazione, perciò si preoccupa del fatto che la sua immagine di despota prepotente in patria sia contraddetta dai suoi atteggiamenti da zerbino nei confronti di Biden e Zelensky. Purtroppo Macron ha una formazione da lobbista, perciò reagisce senza discernimento, bensì con una ripetitività da dispositivo automatico. Non è colpa sua; è un po’ come capita ai fascisti, che sono macchinette gerarchiche, perciò odiano Soros finché ne sono a distanza, ma, se lo avessero a disposizione, correrebbero a leccargli il culo.
Infatti, come è riuscito Macron a dimostrare di non essere lo zerbino di Biden? Andando a fare lo zerbino di Xi Jinping. Certe dichiarazioni di indipendenza nei confronti di un potente alleato hanno senso se collocate nel contesto appropriato; se invece le si vanno a pronunciare proprio davanti al potente concorrente di quell’alleato, allora suonano come piaggeria e doppiogiochismo. Macron ha fatto anche ricorso ad una certa magniloquenza per farsi apprezzare dal leader cinese, ed ha dichiarato di essere un alleato e non un vassallo degli Stati Uniti.
Usando a sproposito la parola “vassallo”, Macron ha dimostrato di essere un po’ impreparato in Storia, nonostante si dica che egli sia un prodotto della mitica École Nationale d’Administration (ENA), la scuola per quadri dell’alta burocrazia francese fondata da De Gaulle, e che poi lo stesso Macron ha chiuso nel 2021 per sostituirla con INSP, un ente governativo che fa da centrale d’affari per distribuire appalti a ditte private. Se Macron non avesse saltato le lezioni, saprebbe che il vassallaggio non era affatto un rapporto meramente subordinato; anzi, poteva essere molto conflittuale, per cui i vassalli rappresentavano la principale controparte, la spina nel fianco, dei loro sovrani. La famosa Magna Charta Libertatum del 1215 fu estorta al re d’Inghilterra dai baroni e dai vescovi. Quel documento è certamente uno dei più sopravvalutati dalla storiografia ufficiale, poiché l’oligarchia inglese si è sempre autocelebrata magnificando ogni insignificante dettaglio del proprio passato; tutto il contrario di ciò che fa l’oligarchia italica, che usa l’autodenigrazione come strumento di dominio. Al di là dei falsi miti e delle esagerazioni sulla Magna Charta come pietra angolare di presunte libertà inglesi, quel documento rappresenta comunque una prova storica del fatto che i vassalli erano dei grandissimi rompiscatole per i loro signori. Macron quindi avrebbe dovuto semmai discolparsi dall’accusa di essere uno zerbino, non un vassallo.

Macron ha ricevuto una pioggia di critiche da parte degli altri leader europei per i suoi atteggiamenti da servo di due padroni; anche se il presidente polacco si è reso ridicolo a sua volta esagerando i toni sulla questione delle presunte minacce cinesi a Taiwan. Le plateali velleità del regime polacco di regolare a tutti i costi i conti storici con l’imperialismo russo, prospettano guai molto più considerevoli delle figuracce rimediate in giro da Macron. L’unica eccezione al coro di critiche sembrerebbe quella del presidente ungherese Orban, che però ha rilanciato le dichiarazioni di Macron in modo del tutto strumentale, come sponda per dire tutt’altro.
Un assist diretto e inaspettato a Macron è invece arrivato dal quotidiano nostrano “il Foglio”, uno di quei giornali che non legge nessuno e che esistono solo in funzione delle rassegne stampa e degli inviti ai talk show. Il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara ha svolto però una funzione ideologica abbastanza importante, fino ad aver trasformato il leccaculismo verso i potenti in una vera e propria mistica, in una specie di religione di salvezza. Secondo quelli del “Foglio”, Macron non si è saputo spiegare, dato che uno come lui, che ha dedicato una vita alla missione di derubare i poveri e beneficare i ricchi, non può essere così cattivo, deve avere qualcosa di buono nel fondo del suo animo. Quelli del “Foglio” hanno il merito di riportarci al nocciolo autentico dell’imperialismo, senza fermarsi solo a quell’aspetto esteriore, quello della gerarchia tra le nazioni. Le gerarchie internazionali stabilite dagli imperialismi consentono infatti alle varie oligarchie locali di farsi da sponda e supporto a vicenda per tenere sottomesse le proprie popolazioni. Il confronto imperialistico tra le nazioni è soprattutto in funzione dello scontro di classe interno. Macron non ha saputo comunicare, è stato goffo e frettoloso e, a causa dello stress, si è sputtanato più del necessario; ma fa quel che deve fare, cioè si mette all’ombra dei potenti per rapinare i deboli.
A causa dell’invadenza della lobby Neocon, attualmente gli USA stanno facendo un sacco di scemenze, perciò il loro dominio mondiale è a rischio. Oggi la locuzione “esperto di geopolitica” è diventata sinonimo di “deficiente che straparla”, infatti non ha senso considerare come un successo statunitense il fatto di aver impedito l’integrazione economica della Germania con la Russia; come se l’attuale integrazione economica e militare tra Russia e Cina non fosse molto più pericolosa.
Alcuni commentatori americani di maggiore buonsenso temono addirittura per la sopravvivenza della NATO e dell’UE se in Ucraina dovesse finire male. A quel punto bisognerà badare al sodo, e ricostituire le gerarchie internazionali in modo da preservare il dominio di classe interno, cioè di garantire una distribuzione del reddito esclusivamente a vantaggio delle oligarchie finanziarie. La finanza e le Borse gonfiano valori fittizi che non possono essere riempiti col semplice plusvalore, ma necessitano di un prelievo forzoso su tutti i redditi da lavoro, ricorrendo sia ai tagli, sia alle tasse e accise sui consumi popolari. Se per continuare a tagliare salari e pensioni, i lobbisti come Macron dovranno fare da zerbino al governo cinese invece che a quello statunitense, non ci sarà nessuna difficoltà ad adeguarsi.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


29/04/2024 @ 00:34:44
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