Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
NARCOCOLONIALISMO
La cosiddetta lotta al narcotraffico è una vera benedizione per le strategie di dominio degli USA. Com´è noto, il 30 ottobre 2009 è stato firmato un accordo tra Washington e Bogotà che prevede la concessione in Colombia di sette basi militari agli Stati Uniti. In cambio gli USA sborseranno 46 milioni di dollari al governo Uribe a sostegno dell´accordo militare per contrastare il narcotraffico, ma anche in funzione antiguerriglia. In realtà questi soldi serviranno all´allestimento delle basi e all´acquisto di armamenti di produzione statunitense, ma comunque saranno sicuramente ripagati dall´aumento del traffico di droga su cui da sempre mettono le mani le cosche governative USA. Il risultato più importante sembra essere quello del controllo di sette basi militari - tre delle quali sotto la gestione esclusiva degli USA - proprio sul territorio colombiano.
La base più importante, una "infrastruttura operativa avanzata", dovrà essere allestita a Palanquero, dove già esiste una cittadella in grado di alloggiare più di 2000 uomini, una pista di volo di 3500 metri e due hangar in grado di ospitare una sessantina di cacciabombardieri con un sistema di radar molto sofisticato. La posizione strategica della base, consentirebbe ai cacciabombardieri USA di raggiungere qualsiasi punto dell´America Latina ad esclusione della Terra del Fuoco. Gli USA possiedono installazioni militari anche a Puerto Rico, in Salvador, in Honduras, Cuba, Aruba, Curaçao, Perù, Paraguay.
Anche in Messico la "lotta al narcotraffico" (ovvero il controllo e l´incremento dei flussi di traffico degli stupefacenti) comincia a dare i suoi frutti: il governo di Felipe Calderon dovrebbe firmare un piano per sconfiggere il principale cartello di narcotrafficanti. Il piano, manco a dirlo, è stato presentato da una compagnia militare privata statunitense la Jax Desmond Worldwide, una compagnia di killer sul modello della famigerata Blackwater (cfr. mpc n°10). Gli uomini dell´azienda dispongono ovviamente di elicotteri Apache e di altre armi micidiali, e vengono assunti tra gli ex-soldati dell´esercito israeliano e gli ex-membri delle forze speciali statunitensi. Il capo della compagnia ha però precisato di volere dal governo messicano carta bianca sulle sue operazioni: "...quando lavoriamo non collaboriamo con le forze locali né con nessun altro."
In Afghanistan la produzione di oppio - che nel periodo talebano languiva intorno alle 185 tonnellate annue - con la gestione statunitense ha superato ampiamente le 8000 tonnellate ed è stata integrata con la produzione di cannabis. Lo stesso governo Karzai - diretta emanazione degli occupanti USA - è formato quasi esclusivamente da narcotrafficanti, e l´Afghanistan rimane il maggior produttore di oppio a livello mondiale (cfr. mpc n°14)
OPPIO AFGANO: GLI USA CONTRO LA MONOCULTURA
Non c’è dubbio. Fu proprio il 2006 l’anno d’oro della produzione di oppio in Afghanistan. Con una cura intensa di “lotta al narcotraffico”, l’esercito e i servizi USA sono riusciti in pochi anni a portare la produzione di oppio afgano dalle misere 185 tonnellate del periodo “talebano”(dati del 2000) alle 6100 tonnellate del 2006 - il 93% della produzione mondiale, il 59% in più dell’anno precedente- , con 28 province afgane su trentaquattro impegnate nella coltivazione del papavero da oppio. La produzione è arrivata a coprire circa 170.000 ettari, per una estensione che superava quella dei terreni utilizzati per produrre coca in Colombia, Bolivia e Perù.
Ma se da un lato la fame di droga del potere statunitense è insaziabile, dall’altro l’eccessiva produzione (nel 2007 si erano superate le 8000 tonnellate) di oppio rischiava di far crollare i prezzi; ecco che la propaganda ufficiale nel 2008 ci informava trionfalisticamente che ben 18 province erano state liberate dalla coltivazione di oppiacei.
È stato sufficiente affidare i programmi di eradicazione dei campi di papavero a delle corporation statunitensi specializzate, come la Dynacorp, che naturalmente hanno fatto affari d’oro con i finanziamenti governativi. Solo che in brevissimo tempo, nei territori “liberati”, al posto dei papaveri sono comparse le foglioline della cannabis con una produzione le cui dimensioni sono andate via via crescendo, fino a portare l’Afghanistan tra i principali produttori mondiali, preceduto solo dal Marocco. E tutto questo con una produzione di oppio che rimane ai livelli record di 7700 tonnellate nel 2008.
L’Afghanistan è stato quindi suddiviso e organizzato per diventare un narco-Stato, con produzione diversificata sotto la diretta supervisione USA. Laddove la presenza eccessiva di civili ostacola la produzione, si provvede a sfollare tramite i bombardamenti e le sparatorie sui passanti.
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