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"L'elettoralismo risulta così euforizzante perché è una forma di pornografia, attiene cioè al desiderio puro, magari con quella dose di squallore che serve a conferire un alone di realismo alla rappresentazione. Ma i desideri, i programmi e le promesse elettorali non sono la realtà, che è invece scandita dalle emergenze. L'emergenza determina un fatto compiuto che azzera ogni impegno precedente, ed a cui ogni altra istanza va sacrificata, come ad un Moloc. Carl Schmitt diceva che è sovrano chi può decidere sullo stato di eccezione. Ma nella democrazia occidentale vige uno stato di emergenza cronica, cioè uno stato di eccezione permanente, l'eccezione diventa la regola."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 04/02/2021 @ 00:08:39, in Commentario 2021, linkato 5985 volte)
In base al racconto dei media viviamo nel migliore dei mondi possibili: un mondo in cui i miliardari sono filantropi, i governi si accorano per la nostra salute, le multinazionali farmaceutiche ci amano, i Presidenti della Repubblica rinunciano a vaccinarsi per primi in modo da lasciare la precedenza a noi; e, infine, un mondo dove le istituzioni europee ci inondano di miliardi per curare le ferite della nostra economia.
Questa era la notizia buona. La notizia cattiva è che, a fronte di tanta illuminata benevolenza, vi sono masse ingrate e oscurantiste, composte da complottisti, negazionisti, terrapiattisti, no-vax, populisti, nazionalisti, sovranisti, ed anche da incapaci/corrotti già pronti a sprecare i preziosissimi fondi europei.
Ci si potrebbe domandare chi mai possa credere ad una rappresentazione così demenziale. In realtà il credere o meno non c’entra, poiché qui siamo nell'ambito del pre-ideologico, cioè dello schema relazionale, che prescinde dal pensiero cosciente e dal discorso. Lo schema relazionale di dipendenza può risultare euforizzante anche per chi lo subisce, in quanto conferisce l'illusione di entrare a far parte di un insieme più potente e votato a luminosi destini. L’euforia però si scontra ben presto con l'esperienza della frustrazione crescente.
Si tratta della stessa relazione di dipendenza rintracciabile nell’ambito religioso: la buona novella è che il Figlio di Dio è morto in sacrificio per i nostri peccati e quindi saremmo tutti salvi; la cattiva novella è che tanta grazia divina noi esseri indegni la sprechiamo e quindi all’inferno rischiamo di andarci ugualmente. Euforia e frustrazione.
L'informazione scientifica del prestigioso Istituto Mario Negri riproduce uno schema analogo: i vaccini sono sperimentati e supersicuri, perciò solo un superstizioso come te può rinunciare a tanta fortuna; certo, potrebbero non funzionare, puoi beccarti uno shock anafilattico, puoi ammalarti lo stesso, ma, se vuoi i vantaggi, devi accettare i rischi. La relazione sacrificale insita in questo tipo di comunicazione è stata ben messa in evidenza da papa Bergoglio, che ci esorta a vaccinarci se non vogliamo passare da egoisti e irresponsabili. L'obbligo di vaccinarsi che, per il momento, la legge non può ancora imporci, passa per la via surrettizia del timore dell'isolamento sociale e dell’esposizione alla gogna. La Medicina sarebbe il potere “benevolo” per definizione, eppure nella relazione di dipendenza nei suoi confronti, il ruolo di paziente ed il ruolo di cavia si confondono.
Abbiamo qui un altro tipico caso di potere che ti “rassicura” terrorizzandoti, un potere schizofrenico che però è pronto ad accusarti di essere paranoico se non gli dai retta. La comunicazione ufficiale rincara la dose: state tranquilli, l’immunità assicurata dai vaccini dura almeno otto mesi (sic!), quindi tra un anno tutti di nuovo a vaccinarvi.

A scanso di equivoci, il nostro governo, provvido e benevolo, stanzia settantuno milioni all’anno per risarcire i danni da vaccini, dando quindi per scontato che quei danni ci saranno. Alla fine è il contribuente a dover pagare per i prevedibili, e previsti, errori delle multinazionali.
Lo stesso schema relazionale, basato su promesse paradisiache e prospettive infernali, può essere riconosciuto nei rapporti che vengono qualificati come “economici”: il “Mercato” con la sua competizione produce ricchezza e assicura benessere, ma nella competizione c’è chi vince e chi perde. Ovviamente è già previsto chi siano quelli “bravi” che vincono sempre, perciò ai perdenti spetta di accettare con rassegnazione, e senza protezioni, quella “durezza del vivere” invocata e auspicata nel 2003 da Tommaso Padoa Schioppa, che sarebbe poi diventato ministro dell'Economia nel secondo governo Prodi, oltre che dirigente del Fondo Monetario Internazionale. Padoa Schioppa fu anche consulente del governo greco all'inizio della grande crisi finanziaria che investì la Grecia, e non c’è dubbio che i suoi consigli siano stati preziosi. Padoa Schioppa considerava “sinistra” tutto ciò che castiga gli egoismi individuali e nazionali, cioè rafforza la relazione gerarchica di dipendenza e di sacrificio. Mettersi in guai come l'euro e come il lockdown, per farsi poi salvare dall'Europa, è una cosa bella perché esalta la nostra dipendenza. Che poi non vengano realmente a salvarti, che i sacrifici portino solo altri sacrifici, sono dettagli irrilevanti. Sottolineare l'assurdità di questa concezione, non ha molto senso, poiché qui siamo nel pre-logico, nel comportamentismo puro.
Secondo la concezione marxiana, esiste un capitale reale, investito nella produzione e nelle infrastrutture, e c’è anche un capitale fittizio, composto di meri crediti. Il tema è ritornato all'attenzione nell'attuale epoca di strapotere della finanza. Può però sorgere il dubbio che “fittizia” non sia soltanto la finanza, ma anche l'intera costruzione della sedicente economia di mercato.
Sulla linea della critica del potere dei “saperi”, avviata dal filosofo francese Michel Foucault, l’economista Thomas Piketty, anche lui francese, comincia a porre il dubbio che l'intera costruzione del “Mercato”, sia in realtà fittizia, cioè un discorso ideologico che non ha altro scopo che giustificare e coltivare la disuguaglianza. La comunicazione mainstream non ha ignorato Piketty, che è un economista accademico, ma non mette abbastanza in evidenza un aspetto particolarmente interessante della sua ricerca. Secondo Piketty infatti la rendita, sia fondiaria che finanziaria, tende storicamente a prevalere sul profitto industriale e sui redditi da lavoro. Si tratta di un dettaglio che mette in crisi l'immagine “produttivistica” del capitalismo e spiega come, al di là di qualche parentesi storica, la pauperizzazione delle masse sia la tendenza fondamentale del capitalismo.
Una demistificazione ideologica dovrebbe però arrivare al nocciolo pre-ideologico dei rapporti di potere. Non a caso il lavoro di Piketty ha ricevuto l'apprezzamento da parte del miliardario “filantropo” Bill Gates, che da sempre combatte contro la povertà e le disuguaglianze. Il problema è che quando ti affidi alla benevolenza dei potenti, sei già nella condizione della cavia sacrificabile.

Ringraziamo Mario C. “Passatempo” e Claudio Mazzolani per la collaborazione.
 
Di comidad (del 11/02/2021 @ 00:04:49, in Commentario 2021, linkato 6002 volte)
Oggi, qualunque discorso si faccia, occorre premettere una sorta di professione di fede nei “valori” ufficiali, allontanando da sé il sospetto di far parte di qualche setta di eccentrici, quindi bisogna dichiarare preventivamente: io non sono no-vax, io non sono negazionista, io non sono complottista, io non sono terrapiattista. Si tratta di un approccio ingenuo e un po’ patetico alla comunicazione, come se vivessimo in un mondo di interlocutori alla pari, nel quale il problema fosse solo quello di capirsi a vicenda. Il mondo reale ovviamente non funziona così.
La gerarchia è un rapporto sociale squilibrato, il che comporta anche uno squilibrio comunicativo, perciò gli argomenti e i ruoli della comunicazione sono già predeterminati e non è previsto che si possa dire qualcosa di diverso. La comunicazione ufficiale, il mainstream, rivendica inoltre il privilegio di contraddirsi. Spostando l'attenzione sulla falsa minaccia no-vax, si distrae dai paradossi della campagna vaccinale, presentata come soluzione dell’emergenza Covid. Secondo i dati del sito del governo, si considera un successo aver vaccinato circa un milione di persone in un mese. A questo ritmo, impegnando allo spasimo il personale sanitario, occorrerebbero quaranta mesi, più di tre anni, per vaccinare i due terzi della popolazione italiana. E nel frattempo che si fa?
Tra le premesse del discorso diventate d'obbligo, ora c’è anche quella di non aver mai criticato Mario Draghi, il presunto salvatore dell'Europa, giunto adesso a salvare l'Italia. Il problema è che è proprio Draghi a porsi in posizioni un po’ critiche. Il “Salvatore” di professione fa parte del famoso Gruppo dei Trenta, considerato da alcuni una delle sedi dei complotti mondiali. n un loro documento i Trenta ci fanno sapere che esistono moltissime imprese che ormai vivono di soli aiuti, per cui queste andrebbero lasciate morire per aiutare invece quelle più competitive. Se si tratta però di aiutare delle imprese piuttosto che delle altre, vuol dire che tutte le imprese sono assistite, per cui non si capisce il criterio per cui si fanno figli e figliastri. Ci voleva il “complotto”, o il trust dei cervelli, per dire che si aiutano solo gli amici e gli amici degli amici? Ma non è quello che si è sempre fatto?
Sul Draghi “creativo” e salvatore dell'Europa, c’è anche da rilevare che il Quantitative Easing era stato lanciato dalla Federal Reserve, la banca centrale statunitense, sin dal 2009, perciò il grande Mario non ha fatto altro che adeguarsi al vento che soffiava da oltre Atlantico. L’europeismo è un intrico di affarismo, di lobbying, di velleità colonialiste ed autocolonialiste; ma l'elemento decisivo a cui l’Unione Europea e l'euro devono la loro esistenza e la loro sopravvivenza, è quello degli interessi della NATO.

La narrativa sul Draghi che avrebbe sgominato le resistenze tedesche, non tiene poi in alcun conto i meccanismi comunicativi della gerarchia, per cui il superiore spaccia la difesa dei propri interessi come concessione agli interessi degli inferiori. Il Quantitative Easing ha fatto comodo soprattutto alla Germania, ma il vittimismo del potente lo ha fatto passare come qualcosa che gli era stato estorto dai parassiti del Sud.
Che Draghi possieda notevoli abilità comunicative e relazionali, non c’è dubbio; ma, quanto alle scelte, Draghi è stato solo una rotella dell'ingranaggio. Le incongruenze del mito di Draghi non finiscono qui. Proprio lui ha detto nel 2013 che l'avvicendarsi dei governi è irrilevante, perché tanto è stato inserito il “pilota automatico”. Ma se c’è il “pilota automatico”, non bastava come Presidente del Consiglio un Conte qualsiasi?
Tra l'altro, in Italia i poteri effettivi di un Presidente del Consiglio sono quelli di un passacarte. La nostra Costituzione, la “più bella del mondo”, considerava il sistema dei partiti un dato scontato, come l'aria che si respira. Il sistema dei partiti invece si è dissolto nel 1992; perciò con Napolitano, ed ora con Mattarella, abbiamo scoperto che l'Italia, senza più i partiti padroni dell’economia e delle banche, è, a norma di Costituzione, una repubblica presidenziale, dove il Capo dello Stato fa il bello e il cattivo tempo. Draghi avrebbe dovuto essere il prossimo Presidente della Repubblica; ma uno o due anni di brutte figure al governo non rischiano di bruciarne la candidatura? Non è che sia proprio questo l'intento di Mattarella, o di chi lo ha imbeccato?

Ci si dice poi che Draghi sarebbe calato dal suo Olimpo per scrivere quel Recovery Plan che il governo precedente non era stato capace di fare. Ma proprio uno dei profeti del Draghi “premier”, Carlo Calenda, ci aveva fatto sapere che i sussidi effettivi del Recovery Fund ammonterebbero a venticinque miliardi, per di più dilazionati negli anni. Persino i prestiti agevolati del Recovery Fund sarebbero condizionati da innumerevoli condizionalità vessatorie.
In pratica parlare di Recovery Fund è come parlare di nulla, o quasi. Fatta questa osservazione poi, con tipica schizofrenia comunicativa, Calenda se la prende con l'inefficienza e l'incompetenza dei nostri governanti. Ma l'inefficienza e l'incompetenza sono solo dati secondari rispetto al dato principale, e cioè che il Recovery Fund (o Recovery Fun?), è solo una delle tante fiabe della propaganda europeista.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


03/12/2024 @ 18:06:27
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